Ehilà, eccomi con un intermezzo di Linguetta!
Sarà una cosa breve, una specie di intervallo, ma qualche suggestione settimanale ce la infilo pure qua dentro.
Come dice il sommario su in alto, questa puntata serve giusto per annunciare che per chi vuole è ora disponibile anche per Android (evviva!) la possibilità di usare la chat.
L’ottica social di Substack e il senso della comunità che genera discussione vanno così oltre il solo spazio privato dell’email e diventano uno spazio pubblico controllato all’interno dell’app di Substack (per cui può partecipare solo chi è iscrittə alla newsletter).
Apriamo le danze
Quindi una chat: ma per farci che cosa? Io ancora non lo so di preciso, ho aperto una prima conversazione (thread in termini digitali) per rompere il ghiaccio, quindi se passate dall’app potete vederla.
Comunque l’idea è che sia una chat da usare ogni tanto per chiedervi cose, aggiustamenti da fare sui temi, spunti che possono arrivare da chi legge e che io poi posso approfondire, domande/sondaggio, ma anche avvisi su eventuali espansioni di Linguetta con altre sezioni.
Prometto che non ne abuserò, perché l’attenzione è un bene prezioso.
Sarà poi il tempo a dirci se questo questo aspetto del modello social di Substack funzionerà oppure no. Come sempre, le cose si migliorano e si perfezionano strada facendo.
Sì, ma come funziona?
Bastano tre semplici passaggi per entrare in chat:
Scaricare l’app di Substack cliccando sul bottone qui sotto (c’è sia per Android sia per iOS).
Aprire l’app e cliccare sull’icona della chat (quella evidenziata nel cerchietto arancio).
Il gioco è fatto: la chat si apre e possiamo iniziare a chattare insieme, io e chiunque sia iscrittə a Linguetta!
📚 Atavico chiacchiericcio
Parlando di chat e del suo significato inglese di chiacchiera, m’è venuto in mente il libro Sapiens. Da animali a dèi di Yuval Noah Harari, e una cosa in particolare, che da quando la lessi m’è rimasta inchiodata in testa — capita pure a voi, vero? che alcune cose nei libri vi rimangano conficcate nel cervello come cunei?
La dice alle pagine 34 e 35 del libro, ed è questa:
Cosa c’è quindi di così speciale nel linguaggio?
La risposta più comune è che il nostro linguaggio è straordinariamente duttile. Noi possiamo connettere un numero limitato di suoni e segnali per produrre una quantità infinita di frasi, ciascuna avente un distinto significato. […]
Una seconda teoria conviene sul fatto che il nostro linguaggio impareggiabile si è sviluppato come mezzo per condividere informazioni nel mondo. Ma le informazioni più importanti che occorreva trasmettere riguardavano gli umani, non i leoni o i bisonti.
Il nostro linguaggio si è formato sui pettegolezzi. Secondo questa teoria l’Homo sapiens è innanzitutto un animale sociale.
Gossip, chiacchiericcio. Spesso è quello che usiamo in molte occasioni per accendere una conversazione: chiacchiere minute (cosa in cui io sono un disastro). In ogni caso chiacchierare ci viene naturale, e la speranza è che la chat possa essere abitata da chiacchiere informali, che certo non siano pettegolezzi ma possano accendere nuovi pensieri.
🥣 Passato di Linguette
Uso questo spazio di intermezzo per offrire anche a chi ha scoperto da poco Linguetta qualche assaggio di alcune puntate più vecchie:
Linguetta n. 8 → La lingua è una maniglia. Scrivere un messaggio è come progettare un oggetto: dall’altra parte dev’esserci qualcuno in grado di capire subito come funziona, e così usarlo.
Linguetta n. 10 → Cose che spaventano. Le parole semplici sono spesso sentite come povere, fuori contesto, “da bambini”; in realtà sono le parole che usiamo tutti i giorni per farci capire.
Linguetta n. 21 → Semplice come un gioco. Sta impazzando online e si chiama Wordle, un gioco di parole che fa della semplicità e dell’essenzialità un modello di buon design da tenere a mente.
Linguetta n. 28 → Una lingua per tuttə. Lo schwa è il segnale di una lingua in fermento, che non risponde a norme asfissianti ma tenta di superare il genere e rimettere al centro le persone.
Linguetta n. 32 → Le ruggini della PA. Il burocratese della pubblica amministrazione è come la ruggine: incrosta la lingua, la rende irriconoscibile e a tratti incomprensibile. Vediamo l’esempio di un bando di concorso.
Linguetta n. 38 → Stato di varietà. La società muta e con essa la lingua, e i nomi propri delle persone sono il segnale più bello di questa mescolanza, che è lo stato naturale delle cose.
Linguetta n. 42 → Difficile è manutenere. La manutenzione delle parole è come quella di un qualsiasi servizio cittadino: decisiva perché il nostro pubblico continui a confidare in noi.
Linguetta n. 47 → La politica al maschile. Il no del Senato italiano a un emendamento sulla parità di genere nei documenti istituzionali è il messaggio di una politica conservatrice che nega la realtà.
Linguetta n. 56 → Lasciare spazio. Riuscire a fare un passo indietro significa annullare il proprio privilegio, ascoltando la voce di chi non ha mai potuto esprimersi, definirsi e raccontare il mondo.
🕺 Let’s dance
Parlando di danze da aprire mi sono venuti in mente due film. Uno è del 1999, s’intitola The Big Kahuna, ha per protagonisti Danny DeVito e Kevin Spacey, è ambientato quasi interamente in una stanza d’albergo e non è che c’entri direttamente con la danza; però nel monologo finale sui titoli di coda c’è un pezzo che dice così: “Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere. Balla. Anche se il solo posto che potrai mai avere è il tuo soggiorno”.
L’altro film è famoso per quella canzone finale che ha vinto l’Oscar, quella che cantava Irene Cara, che è morta lo scorso 27 novembre. Il film è Flashdance. Il pezzone per cui mi viene voglia di rinascere per fare il ballerino è What a feeling.
Ed è tutto, ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Che tornerà a essere una puntata come le altre, comunque se volete metterci il 💖 pure qua, sapete dove sta: al solito posto qui sotto.