Semplice come un gioco
Linguetta #21 / Sta impazzando online e si chiama Wordle, un gioco di parole che fa della semplicità e dell'essenzialità un modello di buon design da tenere a mente.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Prendete un foglio bianco, piegatelo a metà.
È una cosa semplice, riusciamo a farlo tutte.
Ce lo dice la stessa etimologia di ‘semplice’: dal latino simplex, composto dalla radice sem- ‘uno solo’ e da quella di plectere ‘piegare’. Piegato una sola volta1.
Cose semplici come un foglio, oppure come la tastiera, il mouse, i Post-it. Sono semplici perché capiamo subito come funzionano, come si usano.
Un po’ come accade a Wordle, un gioco di parole, da giocare online, creato pochi mesi fa dall’ingegnere informatico Josh Wardle.
Se non lo conoscete, si tratta di un gioco semplice semplice (neanche a farlo apposta 😁), una specie di Mastermind con le parole: sei tentativi per indovinare una parola di cinque lettere. E si può giocare una sola volta al giorno.
Credo sia l’emblema della semplicità, soprattutto di quel tipo di scrittura che abbiamo imparato a conoscere fin dalla prima puntata di Linguetta.
Una scrittura che sta dalla parte di chi legge e che rende l’esperienza utile e piacevole (qualsiasi esperienza, in qualsiasi contesto).
Semplici istruzioni d’uso
L’esperienza di Wordle va via liscia fin dalla cornice, cioè da quelle istruzioni che spiegano come funziona: un esempio supremo di UX writing, cioè la capacità di progettare parole che le persone vedono o leggono quando interagiscono con un prodotto/servizio digitale (ma vale anche nel mondo fisico).
Le istruzioni sono una di quelle scritture che richiedono un altissimo grado di abilità con le parole. Le istruzioni di Wordle riescono a dire tutto in modo chiaro in sole 85 parole. Eccole qua:
Per chi non mastica l’inglese, ecco la trascrizione dei comandi:
Indovina il WORDLE in 6 tentativi.
Ogni tentativo deve essere una parola di 5 lettere. Premi il tasto enter per inviare.
Dopo ogni tentativo, il colore delle tessere cambierà per mostrarti quanto sei andato vicino alla parola.
Esempi
WEARY
La lettera W (verde) fa parte della parola ed è nel posto giusto.PILLS
La lettera I (gialla) fa parte della parola ma è nel posto sbagliato.VAGUE
La lettera U (grigia) non fa parte della parola.Ogni giorno sarà disponibile un nuovo WORDLE!
Liberàti dalle barriere
In un’epoca umana durante la quale siamo bombardati di app che ci chiedono aggiornamenti, login da fare, cookie da rigettare, abbonamenti da gestire, email da controllare, Wordle è talmente semplice che non sembra vero.
L’esperienza di Wordle è come una corsa fatta all’ora del tramonto su un profumato prato primaverile. Un’esperienza rinfrescante e liberatoria, una specie di Hakuna Matata digitale.
L’unica cosa di cui Wordle tiene traccia è la memoria delle nostre partite sullo stesso dispositivo e sullo stesso browser, così alla fine di ogni partita potrà mostrarci la schermata delle statistiche, giusto per darci un piccolo incentivo a tornare e un senso di realizzazione cumulativa. Nulla di più.
Essenziale è piacevole
Il design di Wordle è progettato per essere emotivo (sussultiamo quando le lettere s’illuminano di giallo o verde, così come quando diventano grigie perché segnalano che quella lettera non c’è).
Eppure Wordle non fa sviluppare dipendenza, come capita invece con molte delle nostre appendici digitali, che si nutrono di dopamina attraverso il meccanismo delle notifiche. Niente scroll infiniti, nessun incentivo a giocare per migliorare il punteggio.
Si può giocare una sola volta al giorno, e la nuova parola scatta alla mezzanotte successiva.
Credo che la giocabilità delle cose aiuti a vedere meglio, a progettare meglio un testo. Ecco perché oggi in Linguetta sto passando in rassegna Wordle.
Perché tutto quanto nella sua progettazione è stato fatto mettendosi nei panni di chi l’avrebbe giocato, facendogli trovare un angolo privo di attriti all’interno di un ecosistema digitale che ci bombarda di rumori dalla mattina alla sera. Un dono2 da parte del suo autore.
Valido in particolare nel 2022, quando è fondamentale riuscire a progettare servizi/prodotti che riducano questo disturbo e che diventino isole di salvezza per chi gode di quel servizio/prodotto.
Al passo coi tempi
Potrà sembrare un paradosso, ma una cosa simile a quella di Wordle l’ha fatta il New York Times con un nuovo formato giornalistico pensato per chi legge le notizie da smartphone.
Si tratta di storie sviluppate in sette schede, mimando i caroselli social di Instagram: in ogni scheda non più di 50 parole di testo e un elemento multimediale (un’immagine, un video, un clip audio). A chi legge basta scorrere verso sinistra.
Si chiamano Bursts (che potremmo tradurre con ‘scoppi’) e dal 2020 il New York Times ne ha creati più di 600, a corredo di un reportage o come narrazione autonoma.
Un modello che riesce a dare a chi legge l’informazione che gli sarà più utile, tenendo conto dello strumento su cui quell’informazione arriverà, come ricordavo nella Linguetta #7.
Tutto molto semplice
Insomma, oggi non ho scansionato esempi negativi come al solito ma due modelli di buon design, da tenere a mente ogni volta che dobbiamo progettare un testo, anche una banale email di lavoro.
Il messaggio da portare a casa è che la semplicità è il cuore di una buona progettazione, specie oggi che il rumore attorno a noi aumenta. Lo dice bene Yvonne Bindi nel suo prezioso libro Language Design:
[…] dover separare nel nostro setaccio cognitivo ciò che ci serve da ciò che ci intralcia. Questa operazione può essere facilitata se all’esterno le informazioni sono divise, organizzate e presentate in modo da essere selezionate più velocemente.
Che sia un gioco, un articolo di giornale, un volantino, un avviso in un’app di messaggistica, un social post, un documento amministrativo, un libretto d’istruzioni, un contratto, un cartello all’ufficio postale, la cosa fondamentale è che sia qualcosa che tenga conto dei bisogni delle persone.
In due parole: service design.
Cioè la progettazione di servizi che funzionano, come dicevo nella Linguetta #8: la lingua è una maniglia e scrivere un messaggio è come progettare un oggetto: dall’altra parte dev’esserci qualcuno in grado di capire subito come funziona, e così usarlo.
Una cosa semplice, come un foglio piegato a metà, che serve a capire anche le cose complesse, fatte di tante pieghe. Come in un origami: tutto parte da una sola semplice piega.
📚 Giocare è una cosa seria
Sul gioco e la giocabilità del mondo mi vengono in mente mille cose e potrei scriverci un saggio (anzi, chissà che prima o poi non lo faccia davvero 😅). Comunque, se penso alle parole gioco e libro accostate, un nome spicca su tutti: Bruno Munari (fossi in voi, lo leggerei come un coro da stadio BRUNO-MUNARI-BRUNO-MUNARI). E visto che la produzione letteraria di Munari è sconfinata come il suo geniale pensiero, faccio una spremuta e tiro fuori un titolo che forse non dirà niente per la sua genericità, ma credo sia una delle genialate più geniali della storia delle genialate: Good Design. Agevolo immagine della copertina:
Già, c’è un’arancia sulla copertina. Il formato è minuscolo: 12x12 cm. E il contenuto è un’analisi giocosa e ironica di alcune forme naturali guardate con l’occhio del designer. S’imparano un sacco di cose da questa spremuta Munariana.
Secondo consiglio letterario di giornata è invece Il libro dei giochi di Michael Rosen, che come sottotitolo ha 101 modi per divertirti di più nella vita. Ed è così, si gioca con parole, oggetti e immaginazione. A cominciare dall’introduzione, in cui Rosen dice:
Scrivere è, a suo modo, un gioco. Se stai ancora leggendo, hai deciso di partecipare anche tu. Sedersi a leggere vuol dire accettare di stare al gioco.
🎵 Andare all’essenziale
Sostengono gli eroi se il gioco si fa duro è da giocare… è l’inizio di un pezzo che mi ha fatto scoprire il suo autore. La canzone è L’essenziale. Lui è Marco Mengoni. Era il 2013, era la prima sera del festival di Sanremo. E stasera è di nuovo la prima serata del festival di Sanremo. E siccome ogni anno mi dico che non lo guardo, ma poi alla fine una sbirciata la do sempre, vi saluto e vado a vedere come se la cavano sul palco dell’Ariston. Forse.
Ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Se volete farmi sentire la vostra vicinanza, basta schiacciare il 💖 virtuale che sta giù in fondo.
definizione etimologica tratta dal sito web Una parola al giorno.
proprio oggi mentre scrivevo questa Linguetta è arrivata la notizia che Josh Wardle ha venduto Wordle al … New York Times! Già, una coincidenza che un po' mi spaventa 😄.