Consapevoli
Linguetta #168 / La consapevolezza è una spinta interna che modifica il nostro modo di guardare e abitare il mondo, generando nuove azioni e comportamenti.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Qualche tempo fa un mio nipote 9enne (G.) ha avuto con sua mamma (D.) uno scambio, che riporto qua sotto:
G. Ma tutto è fatto di molecole? E le molecole sono fatte di atomi?
D. Sì.
G. Allora la cosa più piccola è l’atomo? Di più piccolo degli atomi non c’è niente?
D. Penso di no.
G. Ma se tutto è fatto di molecole e le molecole sono fatte di atomi, di cosa sono fatti allora gli atomi? Da cosa è composto un atomo?
D. Questo non lo so. Dobbiamo cercare la risposta in un libro di scienze.
G. Allora l’atomo è come i numeri. Non c’è un numero positivo più grande e neanche un numero negativo. Sono infiniti sia con il più che con il meno.
D. Sì, esatto.
G. È anche come le linee rette. Non hanno un inizio né una fine, sono infinite. Come i numeri.
D. Interessante, non avevo mai pensato che tutte queste cose si somigliano.
Ecco, quando diventiamo consapevoli di qualcosa, cambia lo scenario.
E cambiamo noi, perché un dettaglio che prima non avevamo notato o al quale non avevamo pensato, be’ quel dettaglio diventa l’inizio di una nuova strada.
Il pensiero genera un mondo che ci fa esistere in un modo nuovo.
La consapevolezza che ci rinnova lo sguardo è una faccenda intima, non è soltanto un’informazione o un sapere che facciamo nostri; è una conoscenza che modifica il nostro rapporto col mondo e il nostro starci, dentro a quel mondo.
Disposizioni
Capita quando sono a mangiare con persone che ancora non mi conoscono, che esca che sono vegetariano. E da lì spesso si generano discorsi su come sia arrivato a questa scelta, ed è sempre piacevole per me parlarne, perché racconto di una mia successione di consapevolezze: sulla salute, sulla sostenibilità dei prodotti, sulla giustizia sociale, sul valore della vita degli animali non umani.
Il bello è che l’essere consapevoli può generarsi dall’ascolto di altre esperienze, dall’interesse personale, dallo studio, e poi diventare parte delle moltitudini che conteniamo.
Una consapevolezza sradica un’abitudine per diventare nuovo comportamento.
E succede la stessa cosa con la lingua, con le parole che prima non avevamo e che da un certo punto diventano nostre.
E allora non possiamo più rinunciare a quello strato di conoscenze, che è la stessa cosa che ho sperimentato da quando, qualche anno fa, ho iniziato a leggere, ascoltare, capire che cosa sono i femminismi e che essere femminista è parte di me, sta nelle cose che faccio, nell’accorgermi dei privilegi di cui godo, nelle parole che uso.
L’ho ritrovato anche in alcune recenti parole che Nadia Terranova ha detto in un’intervista per La Stampa, rispondendo a una domanda della giornalista Simonetta Sciandivasci:
- C’è qualcosa che unisce tutte le donne?
- Oggi, più di tutto, ci unisce la capacità di parlare di noi stesse liberandoci dalle gabbie dell’immaginario maschile, essendo libere di essere chi vogliamo: madre, non madre, single, vecchia, isterica, zitella. Qualsiasi aggettivo che il maschile ci ha affibbiato, viene depotenziato, risemantizzato e liberato da una donna consapevole. Questo per me è il femminismo e anche chi non si riconosce come femminista, quando mette in atto questo processo, io lo riconosco. La riconosco.
Piccoli grandi segni
Anche durante quest’inverno (come faccio da quando ho memoria) seguo le gare di sci alpino e sci di fondo. E come sa chi segue Linguetta da un po’, le telecronache sportive che riguardano le atlete1 mi interessano particolarmente, perché ahimè sono ancora percorse da un linguaggio centrato sul maschile, o quanto meno poco attento.
Il sintomo più evidente da parte di telecronisti e telecroniste è l’uso dell’articolo determinativo davanti ai cognomi delle atlete: ad esempio la Goggia, e non come dovrebbe essere Goggia e basta. Forse però è peggio chi continua ad alternare uso e omissione dell’articolo, anche all’interno della stessa frase:
Curtoni viene scavalcata dalla Ledecka.
Cioè l’esempio di un messaggio che sembra essere arrivato a destinazione nella testa di chi lo pronuncia, ma che ancora non è diventato consapevole.
La lingua però ha un superpotere: è contagiosa.
Il modo in cui diciamo le cose condiziona le altre persone, intrecciandosi ai rispettivi orizzonti di senso e alle continue trasformazioni che ci contraddistinguono.
E che generano nuove consapevolezze.
P.S.
Sono diventate 4.295 le persone iscritte a Linguetta, e dalla scorsa settimana un’altra ha deciso di sostenere economicamente il progetto. Grazie!
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi da un albo di poesie illustrate, che è anche un bellissimo modo di fare divulgazione, cioè Poemario di campo di Alfonso Palacios e Leticia Ruifernández (traduzione di Francesca Lazzarato).
L’arancia nuda
è simmetria perfetta,
ogni spicchio una luna
e in ogni fetta un sole
per chi lo vuole.
La naranja desnuda
es simetría perfecta
con su gajos de luna.
📚 Sbilenche illuminazioni
Il consiglio è per un libro di microracconti in cui sono inciampato per caso in libreria, sentendo l’eco nella mia testa di Matteo B. Bianchi che ne aveva parlato in un episodio del podcast Copertina. Il libro l’ha scritto Douglas Coupland, s’intitola Sfòndati! (traduzione di Milena Sanfilippo) e sul fronte c’è una scritta che è una promessa delle tante piccole consapevolezze di protagonisti e protagoniste: “60 storie per rivoluzionarti il cervello”.
🎥 Vite crepate
Ho approfittato della due giorni di prova gratuita del 4 e 5 gennaio scorsi da parte di Apple Tv+ per fare un’immersione nella serie Disclaimer. Sette puntate che l’occhio attento di Alfonso Cuarón dirige con perizia da indagatore, scavando nelle vite sepolte di Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) e Stephen Brigstocke (Kevin Cline). E spiando nelle vite di chi sta loro intorno come pezzi di un puzzle che non riescono a combaciare. E per chi la guarda in inglese, è pure un piacere sentire la chiara e impeccabile pronuncia britannica.
🎧 Racconti girevoli
È iniziato lo scorso 16 dicembre e proseguirà tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, fino al prossimo 31 marzo: si tratta del podcast Orazio a cura di Matteo Caccia e Giulia Alice Pacchiarini. Al centro c’è sempre una notizia e attorno altre due storie che in qualche punto gli stanno a contatto – che è un po’ quello che fa Linguetta, riflettendo ogni volta su una parola e quello che la circonda.
Vi linko l’episodio Apri quella porta, che si chiude con una storia capitata alla scrittrice americana Laura Nowlin: ha a che fare con una porta, con il Natale e con delle vite che per venti minuti si sono sovrapposte. Mi è piaciuta molto.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Parliamo, discutiamo e creiamo consapevolezze, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (così come i pulsanti per commentare e fare restack).
Per rendere tutto più intenso e personale, potete scrivermi via mail.
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Chi invece vuole sostenere Linguetta, può farlo dentro Substack con 30 euro all’anno.
Per approfondire l’argomento degli articoli determinativi davanti ai cognomi femminili e tutto quello che gli sta intorno, ecco le altre puntate di Linguetta in cui ne ho parlato in passato:
Che meraviglia questa ondata di consapevolezza gentile! Per non parlare di "Poemario di campo": lo voglio subito. 😍
Da oggi ho una nuova consapevolezza: che la consapevolezza non è soltanto una informazione, ma una informazione che cambia la vita. Non l'avevo mai intesa così. Grazie e buona giornata
😊