Handicap
Scatoline #8 / Ognunə di noi è eccezionale in qualcosa, mentre per altre cose ha bisogno di aiuto. Con Iacopo Melio ed Elisa 2B esploriamo queste caratteristiche.

Ehilà, eccomi con una nuova puntata delle Scatoline x Linguetta!
Purtroppo capita ancora di sentire espressioni come “Eh, ma sei un disabile!” riferite a una persona che non sa fare qualcosa rispetto a una presunta norma. Un sostantivo usato come etichetta da fare coincidere con alcune persone, sottintendendo una disparità, come se non fossimo tutte persone e basta.
Le parole non sono soltanto agglomerati di lettere, ma oggetti di senso che portano con sé un’intenzione.
Le parole sono un modo di guardare il mondo.
La parola disabile andrebbe, nel caso, usata solo come aggettivo, perché è una caratteristica che ci contraddistingue tuttə nel corso della nostra vita. Tuttə siamo persone con disabilità.
Siamo incapaci di fare alcune cose, quindi chiediamo aiuto perché per noi sono cose difficili se non impossibili. Allora, la parola handicap racconta proprio quel non essere in grado di fare, talvolta, anche il compito più semplice.
Noi però siamo la somma delle cose che non sappiamo o non possiamo fare e di quelle in cui riusciamo bene, le qualità che ci consentono di essere chi siamo. Come dice bene Iacopo Melio con le parole a tutta pagina della Scatolina:
Disabilitatə
È da quando ho due anni e mezzo che porto gli occhiali, perché sono astigmatico; senza occhiali vedo ma in maniera meno nitida, soprattutto di sera e nelle condizioni di poca luminosità. Per chi porta gli occhiali, specie se è miope, gli occhiali sono lo strumento che consente di mettere a fuoco e non sentirsi esclusə.
Con gli occhiali io posso vedere meglio, così come la sedia a rotelle può aiutare chi non cammina a spostarsi, una protesi acustica può amplificare il suono di chi sente poco, un impianto cocleare può fare sentire chi ha una sordità grave.
Sono strumenti che consentono di andare oltre le caratteristiche del corpo, per vedere ogni persona per quello che è. Sono soprattutto cose che rendono autonome le persone, così come possono fare le parole.
Le parole giuste sono una forma di equità.
Non esistono disabili né handicappatə, piuttosto esistono persone disabilitate, come mi ha fatto notare lo scorso dicembre
in un commento alla puntata di Linguetta sulla “validità”:A proposito di terminologia, vedo grandi voci della comunità disabile italiana come Iacopo Melio o Sofia Righetti usare sempre più l’espressione “persone disabilitate” invece che “persone disabili” per spostare il focus sulle mancanze della società, invece che su quelle individuali.
Credo anche io che optare per questo spostamento di significato – che non si sofferma sulle caratteristiche personali, siano esse fatte di forza o di fragilità – sia la strada da percorrere.
Perché siamo tutte persone valide e a nostro modo friabili, e abbiamo un immenso bisogno di spazi più umani come quelli che descrivi, ma spesso la nostra fragilità emerge come tale perché il contesto è stato progettato per considerarla così.
Perché è l’ambiente che crea il concetto di disabilità.
Il compito di chi progetta è attivare le diverse abilità, creando contesti d’uso agevoli, che rendono facile l’azione per chi li frequenta.

Espandere l’handicap
L’origine della parola handicap sta nell’espressione “hand-in-cap” (mano nel cappello) e rappresentava un gioco d’azzardo in cui una persona doveva aggiungere soldi a un baratto, così da pareggiare i conti dello scambio.
Dal gioco la parola è passata allo sport e poi al modo di giudicare una persona non in grado di svolgere un compito, perché ritenuta in una posizione di svantaggio. Eppure questa disparità è sempre la società a crearla, ignorando volutamente che non esiste una norma ma tante normalità uniche. Allora proviamo a espandere queste unicità con i consigli di lettura, visione, ascolto di
e Elisa 2B.Iacopo Melio1
Wonder di R. J. Palacio.
Altruisti si diventa, film del 2016 di Rob Burnett. Sta su Netflix.
La sedia di lillà di Alberto Fortis.
Elisa 2B2
Lo scafandro e la farfalla di Jean-Dominique Bauby.
CODA – I segni del cuore, film del 2021 di Éric Lartigau. Si vede su Timvision.
She’s lost control dei Joy Division.
P.S.
I consigli musicali li trovate riuniti in una playlist su Spotify che si popola di due canzoni ogni due settimane: si chiama Scatoline x Linguetta, ma ci aggiungo pure i consigli di chi legge questa newsletter.
Perciò, se volete espandere ogni parola, basta scrivere nei commenti o mandarmi tutto via mail; e cercherò di inserire anche i vostri consigli di lettura/visione in una pagina a parte di Scatoline espanse. Così alla fine avremo un bel puzzle collaborativo da esplorare.
Mi sa che è tutto, noi ci vediamo alla prossima Scatolina!
Che uscirà venerdì 14 marzo, alla scoperta della parola IDEA, scritta da Lilith Moscon e illustrata da Camilla Garofano.
Iacopo Melio è giornalista, comunicatore e attivista per i diritti umani e civili. Su Instagram lo trovate come @iacopomelio.
Elisa 2B (Elisa Beli Borrelli) è illustratrice, animatrice e fumettista. Su Instagram la trovate come @elisabeliborrelli.
Grazie per aver ripreso quel commento, Andrea: è un tema davvero grande e complesso, e soprattutto che ci riguarda tuttə, individualmente e collettivamente. Abbiamo ancora tante parole da ascoltare e fare nostre.
Grazie, anche per l'etimologia della parola "handicap". Tornare alle parole scoprendone le origini mi aiuta a dare un senso e ampliarne la visione, cercando strade alternative ❤️