Tuttǝ validǝ
Linguetta #165 / Definire le persone come 'invalide' significa frantumarne l'umanità e non tenere conto che chiunque ha valore, secondo il proprio grado di fragilità.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quest’estate sono stato in un presidio locale Asl per ritirare dei sensori per il diabete.
Salito al primo piano, mi sono affacciato sul corridoio e ho atteso davanti a un vetro, affollato di volantini composti in modo raffazzonato e sfruttando tutte le possibilità del burocratese.
In particolare, uno ha attirato la mia attenzione, perché riportava la scritta in grassetto UFFICIO INVALIDI.
Ecco, basta una parola per sminuire le persone.
Sentirsi definire persone ‘non valide’ è come dire di essere diminuite nell’essere persone, come dire di valere meno.
Può sembrare un dettaglio, ma una parola può frantumare o espandere l’umanità di una persona. Con l’aggiunta che l’aggettivo invalidǝ viene usato nella sua forma sostantivata per definire una categoria di persone, allo stesso modo in cui disabile viene usato invece che persona disabile.
Prima di qualsiasi nostra caratteristica, siamo persone che agiscono.
Una possibile soluzione all’espressione ‘Ufficio invalidi’ potrebbe essere ‘Ufficio fragilità’, usando una parola che descrive una parte della persona e che non la appiattisce dentro una categoria (risolvendo anche il problema del maschile sovraesteso).
Umano calore
Anche un volantino appiccicato su una vetrata può diventare un abbraccio, se viene pensato e scritto per parlare alle persone. E per parlare a ogni persona.
Quell’Ufficio invalidi che si trasforma in Ufficio fragilità andrebbe incontro a chi legge, invece di definire in modo paternalistico e per sottrazione altre persone.
Perché la patente di validità incorpora un dislivello, uno scompenso di poteri e privilegi. Di chi può e chi non può.
E nel caso che ho visto, all’etichetta appiccicata alle persone, si aggiunge il burocratese del cartello a fianco, che dice:
Attenzione. Coloro che devono accedere allo sportello degli invalidi civili sono pregati di attendere il loro turno in sala d’attesa (se possibile seduti) e di non oltrepassare la striscia rossa sul pavimento fino a che lo sportello non sarà libero.
È zeppo di cose che non funzionano e non fanno funzionare le persone, tra espressioni rugginose, uso del passivo, testo in rosso come segno di perentorietà e allarme, divieti netti, formattazione disturbante con l’uso del sottolineato.
Proviamo a riscriverlo in modo più umano, in due modi:
Se dovete rivolgervi all’Ufficio fragilità, aspettate in sala d’attesa: grazie. Quando lo sportello sarà libero, potrete superare la linea sul pavimento.
Quando lo sportello dell’Ufficio fragilità sarà libero, potrete superare la linea sul pavimento. Intanto, aspettate pure in sala d’attesa. Grazie ☺️.
Così, anche un messaggio di poche righe può trasformarsi da barriera in invito.
E la relazione tra pubblico e privato farsi più familiare.
Esseri friabili
Se penso all’aggettivo valida, quello che mi viene in mente è la battuta valida nel gioco del baseball, quando il battitore raggiunge la prima base; oppure quando violiamo le regole di un gioco o uno sport e diciamo “non è valido!”, assicurando la parola al concetto di correttezza; o ancora quando il biglietto che abbiamo comprato per un mezzo pubblico non è scaduto, cioè è ancora valido.
La validità riguarda cose e gesti, non le persone.
Perché le persone sono sempre valide, e quello che le accomuna è il grado di friabilità, di frangibilità – che sia fisica o psicologica.
Ed è una delle sequenze finali del film Perfetti sconosciuti che riesce a dirlo benissimo, quando Rocco (Marcio Giallini) risponde così alla moglie Eva (Kasia Smutniak) sul perché lui non abbia accettato di giocare al gioco del telefono sul tavolo:
Perché siamo frangibili, tutti, chi più chi meno.
Riconoscere la frangibilità di ciascunǝ significa mettersi in ascolto, che poi è sempre la cosa più importante in un processo comunicativo.
Significa essere attentə alle parole che usiamo e alla forma che gli diamo, parlando così con le persone, senza guardarle sempre e solo da fuori.
Le parole contano. Usate bene, aggiungono vita alla vita delle persone.
P.S.
Un’altra persona ha deciso di sostenere il progetto di Linguetta con l’abbonamento annuale: grazie! Ora cercherò di rendere concrete le cose che mi frullano in testa per il 2025 con ancora più entusiasmo.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta Fenomenale. Filastrocche a tempo, scritta da Alessandro Riccioni e illustrata da Vittoria Facchini:
Non è nave
Non è nave
non è nove
scende lieve:
è la neve!
📚 Intimo inverno
C’è un albo illustrato che scalda con poche misurate parole, e nel quale la rima è come un’ombra che si sente in sottofondo: s’intitola Fuori freddo, l’ha scritto Luigi Ballerini e l’ha illustrato Paolo Domeniconi.
🎧 Voci ritrovate
Ho raccolto il consiglio a scatola chiusa di
, l’ho ascoltato e ve lo giro: si tratta di Gianni, un podcast in otto puntate scritto da Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani. C’è una vita dentro, c’è tanta vita che racconta delle nostre vite.✉️ Parole nuove
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di , in particolare la puntata in cui Paola intervista la traduttrice editoriale Tiziana Masoch. Ne riporto un pezzetto:La parola “invalidità” non mi piace per niente. Nella mia vita non c’è posto per lei, se non nelle scartoffie che ogni tanto devo tirar fuori per dimostrare che la società non mi prevede ancora, se non come un essere umano che non rientra nella norma.
Nella burocrazia questa parola è infatti ancora largamente utilizzata (certificato d’invalidità, pensione d’invalidità, invalidə civile). Mi inquadra e mi fa sentire “non valida”.
Ma io non mi sento non valida, io so di avere un valore, è la società, forse, a essere invalida perché difetta nel non prevedere la presenza di tuttə.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
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Oggi ho proposto di aggiungere la dicitura "tutti i nostri corsi non fanno distinzione di genere", ok forse non il massimo, bisogna lavorarci, sicuramente un po' fredda, ma mi hanno risposto che è meglio scrivere "possono partecipare anche i maschietti". Avrei voluto avere la tua capacità linguistica, mi sono partite solo bestemmie.
Grazie per queste parole e per aver citato Fate ə monellə <3