App, torna a posto!
Linguetta #44 / Le app sono nate per rendere la consultazione web da smartphone più facile, immediata e amichevole. Vediamone una che facilita il servizio, ma usa un linguaggio farraginoso.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Spostarsi sta alla base del nostro essere umani, ci serve a connetterci. Ma non avendo ali come gli uccelli oppure pinne come i pesci, per coprire lunghe distanze in poco tempo ci servono altri mezzi.
Quando nelle scuole incontro bambini e bambine, facciamo il gioco delle sillabe viaggianti e gli chiedo di dirmi com’è che ci possiamo spostare. E l’elenco è davvero lunghissimo: bicicletta, monopattino, automobile, moto, motorino, nave, aereo, treno, motoscafo, barca, mongolfiera, tram, pattini a rotelle, trampoli (sì, sono usciti anche quelli 😅), razzo, metro, risciò, nuoto in acqua, skateboard, trattore, ruspa, camion, macchina a energia solare (wow!), cavallo, sommergibile, canoa, barca a vela, quad, gommone, parapendio, elicottero e … autobus.
Così, nell’attesa (vana?) che facciano arrivare la metro anche in Valtrompia, l’autobus rimane il mezzo meno impattante e comodo per raggiungere Brescia. Soprattutto da quando i biglietti si possono acquistare con un’applicazione in un battito di ciglia.
Ed è qui che entriamo nel vivo del discorso linguistico, perché soprattutto all’interno di uno strumento così comodo e rapido come l’app, il linguaggio che mi aspetterei sarebbe informale e chiaro. E invece, no.
Formalismo vade retro
Ho fatto gli screenshot di tre sezioni del sito che offre il servizio di trasporto pubblico in provincia di Brescia (ma pure a Bergamo, Cremona, Lecco, Torino e in Valle d’Aosta): la sezione che spiega che cos’è il biglietto di corsa semplice, quella sulla convalida del biglietto e quella relativa alle multe.
Andiamo a vedere la prima nel dettaglio.
La prima domanda che ci dovremmo fare quando progettiamo un servizio è: per chi stiamo scrivendo/progettando? In questo caso, chi userà l’app?
Trattandosi di un servizio pubblico, sicuramente ragazzi e ragazze che non hanno la macchina ma anche persone anziane, chi non vuole usare il mezzo privato, chi il mezzo privato non può permetterselo. E visto che è lo spostamento che caratterizza la vita, che è la mescolanza il presente e il futuro della società, saranno anche persone arrivate da un Paese straniero, che conoscono poco la lingua italiana o la stanno imparando.
Di queste cose dobbiamo tenere conto in fase di progettazione, soprattutto quando si tratta di un servizio pubblico che parla a persone di esperienze, competenze lessicali, provenienze diverse.
Come dicevo nella Linguetta #10 sulle cose che spaventano, sono circa 7.000 le parole del vocabolario di base, cioè l’insieme minimo di parole che garantisce la possibilità di comunicare. Parole semplici.
Usare parole semplici non è sintomo di povertà lessicale, è segnale di un pensiero chiaro.
Andiamo al nostro messaggio.
Ho cercato di semplificare l’originale, usando parole che cercano di farsi capire anche per chi non ha proprietà linguistiche di livello medio-alto. Potrebbe diventare una cosa così:
Con il biglietto di corsa semplice viaggi una volta nel tragitto che scegli.
Ogni tragitto ha una tariffa diversa, in base a quanto è lungo.Per evitare multe, ricordati di convalidare il biglietto alla macchinetta che trovi sull’autobus.
Una volta lasciato l’autobus, potrai usare ancora il biglietto solo se devi cambiare autobus o linea per arrivare alla fine del tuo tragitto.
Vado con alcune considerazioni:
consente di effettuare → se possiamo, evitiamo di usare due verbi per indicare una sola azione, e usiamo verbi chiari a chiunque.
un solo viaggio sulla relazione corrispondente alla classe di tariffa prevista. Eh??? Se c’è qualcunə che ha capito che cosa volevano dire, mi scriva qua. Immagino che relazione stia per percorso di viaggio, boh.
utente → lo so che secondo l’etimologia latina è il participio presente di uti, cioè ‘usare’ però prima che utenti siamo persone, quindi se posso evitare di scriverlo, evito.
non è consentita → le forme negative sono quasi sempre una frizione. Eliminiamole.
interruzione di viaggio → quest’espressione fa sobbalzare, come se sotto ai nostri piedi si fosse aperta una crepa che ci risucchia tipo terremoto in San Andreas.
Oltre a questi appunti, la cosa più importante: siamo dentro un’app amichevole per suo statuto d’esistenza, cerchiamo di evitare le forme impersonali e impostiamo il messaggio con la seconda personale singolare.
Il tu avvicina naturalmente le persone, chi ci legge si sente già rassicurato, come se a parlargli fosse un’amica.
Vado con il secondo esempio, che irragionevolmente complica le cose ancora di più.
La versione Alesci del messaggio:
Ricordati che i biglietti di corsa semplice e gli abbonamenti settimanali vanno convalidati subito, non appena sali sull’autobus; se la macchinetta non funziona, avvisa l’autista e fai vedere il tuo biglietto.
L’abbonamento settimanale lo convalidi solo la prima volta che sali sull’autobus, e vale solo se hai con te anche la tessera personale di riconoscimento.
Per l’abbonamento mensile NON serve convalidare però devi sempre avere con te la tessera personale di riconoscimento.
Se hai un abbonamento regionale o una Crt (Carta regionale di trasporto), falla vedere all’autista quando sali sull’autobus.
Tenendo valido il tono amichevole dettato dal tu, la cosa che balza all’occhio nel messaggio originale è la prolissità, ad esempio quando ripete le informazioni sull’abbonamento settimanale: meglio condensarle in una sola frase.
Fare risparmiare tempo a chi ci legge è un atto di cortesia.
Fare sintesi delle informazioni ci consente di dargli una scansione visuale precisa, dividendole in brevi paragrafi e usando il grassetto per portare l’attenzione sul concetto chiave.
Leviamo tutti gli attriti burocratici, che sono freddi e tengono a debita distanza le persone:
i titoli di viaggio soggetti a validazione → sono i biglietti da convalidare! (quando troviamo l’espressione soggetti a ci deve sempre suonare il campanellino d’allarme “burocrazia nei paraggi”).
devono essere → sostituiamolo con un più scorrevole vanno (meno imperativo, ed è pure una parola in meno).
tenuto a darne immediato avviso al conducente → il tono è impositivo, e a nessuno piacciono le cose imposte. Meglio invitare ad avvisare il conducente.
e meglio ancora di avvisare il conducente, avvisiamo l’autista. Visto che abbiamo un sinonimo come autista che è un nome di genere comune, cioè un nome con un’unica forma invariabile per il maschile e il femminile. Se volete una spiegazione precisa e inappuntabile, vi rimando come sempre alle parole di Vera Gheno sui femminili professionali.
deve essere esibito → compare più volte, sempre come segno di quel tono perentorio che ci porta a guardare con distacco il testo. Cancelliamo e preferiamo verbi piani come mostra o fai vedere, che senza quel dovere imposto risultano un invito a cui prestare volentieri la nostra attenzione.
E arriviamo al terzo e ultimo messaggio, quello che riguarda le “multine”.
E anche di questo messaggio arriva una possibile alternativa:
Se viaggi senza biglietto o non l’hai convalidato, il personale addetto al controllo ti farà una multa in base alla legge in corso.
Ti toccherà pagare una multa anche se disponi di un abbonamento ma non hai la tessera di riconoscimento o il numero della tessera non è stato riportato sull’abbonamento.
Come azienda ci riserviamo di fare un’azione legale nel caso in cui viaggi con un biglietto già convalidato o falso.
Per le informazioni dettagliate sull’importo delle multe puoi visitare la nostra pagina sulle sanzioni.
Il plain language è la lingua viva, che si sforza di assomigliare alla lingua delle nostre conversazioni — come dicevo nella Linguetta #12.
Il plain language è una lingua d’uso.
Usare questo linguaggio piano fa la differenza e ci rende fidati agli occhi di chi ci legge. Perciò, sgombriamo il campo da cose così:
se quest’ultimo risultasse irregolare → qui il congiuntivo imperfetto è uno scoglio, aggiunge difficoltà inutili per le persone che magari padroneggiano solo l’indicativo (ma in generale per tuttə).
sanzione amministrativa → basta dire multa, è la stessa cosa senza la patina burocratica.
determinata ai sensi delle vigenti disposizioni di legge → il burocratismo sale sul trono e adombra tutto e tuttə: espressioni così le useremmo mai nella vita di tutti i giorni? Ci sono imposte da un presunto tono alto da mantenere, ma non servono. Liberiamocene come dei combustibili fossili! Una più chiara in base alla legge in corso basta e avanza.
contestualmente all’abbonamento → oltre all’avverbio da buttare via, l’espressione costituisce un inciso, che se possibile è sempre meglio rendere in altro modo (o eliminare proprio).
esperire → è un classico verbo da “legalese”, e anche se effettivamente significa ‘mettere in opera’, ha una valida alternativa in verbi semplici come fare, compiere, muovere, intraprendere.
evitiamo di rendere linkabili espressioni come su questo link o clicca qui, ma diamo già un’indicazione su quello che chi legge troverà cliccando: in questo caso la nostra pagina delle sanzioni.
Direi che per oggi è tutto, anche perché sono andato un po’ lunghino. Ma quando entriamo in modo così dettagliato dentro esempi reali, è evidente che cosa non funziona e che cosa possiamo fare perché tutto funzioni al meglio.
Alla fine progettare bene significa fare funzionare le cose.
Nel frattempo, mi raccomando: non fate gli Ajeje Brazorf 😁.
📚 Code che valgono la pena
Le code sulle nostre strade sono insopportabili perché le macchine che usiamo sono troppe, troppo inquinanti, troppo rumorose. In attesa che almeno sia l’elettricità a farle andare, quello che possiamo fare è usare mezzi pubblici o mezzi sostenibili come le biciclette per i brevi spostamenti.
Ci sono però delle code mica male, e che possono rivelarsi sorprendenti. Stanno dentro due albi illustrati che quando li ho letti a bambini e bambine hanno scatenato il divertimento: il primo è Perché tutto questo traffico? di Ohmura Tomoko; il secondo è Ma dove corrono tutti? di Thomas Müller. Buona lettura!
🎥 Correre all’impazzata
Abbiamo parlato di mezzi di trasporto, giusto? E chissà perché mi è comparsa nella mente un’immagine, di macchine, che fanno una gara, anzi la gara delle gare, per cercare di vincere, anzi per cercare di trovare un tesoro. Un film che vidi già da piccolo e che come molte altre immagini che ci restano incise dentro, sta lì nella mia testolina. È Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo, mondo di Stanley Kramer, con Spencer Tracey e pure Buddy Hackett, il Tennessee di Un maggiolino tutto matto. Commedia spassosa, piena zeppa di rombi e pure di cameo di star hollywodiane (una su tutte: Buster Keaton).
Però parlando di gara e di velocità, e aggiungendoci un autobus, il risultato cine-mnemonico è uno e uno soltanto: Speed. Filmone con Keanu Reeves, Sandra Bullock, Jeff Daniels, Dennis Hopper. Lo trovate su Amazon Prime Video.
Direi che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ah, che guidiamo una bicicletta, un autobus, un’auto, un aereo o un razzo, quello che conta è metterci sempre attenzione. Come quando scriviamo. Ma pure il 💖 conta, e quello per dirmi se vi è piaciuta questa puntata sta al solito qui sotto.
Se vi va di fare passaparola, fatelo.
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