Linguetta #165 / Definire le persone come 'invalide' significa frantumarne l'umanità e non tenere conto che chiunque ha valore, secondo il proprio grado di fragilità.
Oggi ho proposto di aggiungere la dicitura "tutti i nostri corsi non fanno distinzione di genere", ok forse non il massimo, bisogna lavorarci, sicuramente un po' fredda, ma mi hanno risposto che è meglio scrivere "possono partecipare anche i maschietti". Avrei voluto avere la tua capacità linguistica, mi sono partite solo bestemmie.
Grazie Luca, per vari motivi e da diverse voci che seguo, Han Kang continua ad arrivarmi; perciò dopo La vegetariana e Atti umani, raccolgo anche questo consiglio 💛.
Ah, gli uffici pubblici, quante perle regalano! A proposito di terminologia, vedo grandi voci della comunità disabile italiana come Iacopo Melio o Sofia Righetti usare sempre più l'espressione "persone disabilitate" invece che "persone disabili" per spostare il focus sulle mancanze della società, invece che su quelle individuali. Credo anche io che optare per questo spostamento di significato – che non si sofferma sulle caratteristiche personali, siano esse fatte di forza o di fragilità – sia la strada da percorrere. Perché siamo tutte persone valide e a nostro modo friabili, e abbiamo un immenso bisogno di spazi più umani come quelli che descrivi, ma spesso la nostra fragilità emerge come tale perché il contesto è stato progettato per considerarla così. Grazie sempre per la delicatezza delle tue riflessioni, Andrea, oggi mi segno soprattutto la frase: "Prima di qualsiasi nostra caratteristica, siamo persone che agiscono".
C'è in giro gente, persino politici a capo di una nazione, che usano certe espressioni come "handicappato" per apostrofare altre persone, come dispregiativo. Ricevono pure la cittadinanza italiana dal governo.
Ma per fortuna in giro c'è anche gente che cerca di andare oltre e ricordarci che siamo tutti parte di un'unica cosa, di un unico respiro, come quello dell'animazione qui in alto.
Andrea! Spero davvero che in un giorno, non troppo lontano, venga brevettata l'espressione "ufficio fragilità". Sarebbe un gesto rivoluzionario. Credo che sarebbe liberatorio anche per chi, di solito, è barricato dietro la parte "valida". Grazie per questa bellissima riflessione.
Oggi ho proposto di aggiungere la dicitura "tutti i nostri corsi non fanno distinzione di genere", ok forse non il massimo, bisogna lavorarci, sicuramente un po' fredda, ma mi hanno risposto che è meglio scrivere "possono partecipare anche i maschietti". Avrei voluto avere la tua capacità linguistica, mi sono partite solo bestemmie.
Grazie per queste parole e per aver citato Fate ə monellə <3
Grazie a te, Paola. Le cose che scrivi restano, permangono e agiscono anche a distanza di tempo.
A proposito di friabilità, consiglio la lettura de “L’ora di greco” di Han Kang. Una carezza per contenuti e stile.
Grazie Luca, per vari motivi e da diverse voci che seguo, Han Kang continua ad arrivarmi; perciò dopo La vegetariana e Atti umani, raccolgo anche questo consiglio 💛.
Ah, gli uffici pubblici, quante perle regalano! A proposito di terminologia, vedo grandi voci della comunità disabile italiana come Iacopo Melio o Sofia Righetti usare sempre più l'espressione "persone disabilitate" invece che "persone disabili" per spostare il focus sulle mancanze della società, invece che su quelle individuali. Credo anche io che optare per questo spostamento di significato – che non si sofferma sulle caratteristiche personali, siano esse fatte di forza o di fragilità – sia la strada da percorrere. Perché siamo tutte persone valide e a nostro modo friabili, e abbiamo un immenso bisogno di spazi più umani come quelli che descrivi, ma spesso la nostra fragilità emerge come tale perché il contesto è stato progettato per considerarla così. Grazie sempre per la delicatezza delle tue riflessioni, Andrea, oggi mi segno soprattutto la frase: "Prima di qualsiasi nostra caratteristica, siamo persone che agiscono".
C'è in giro gente, persino politici a capo di una nazione, che usano certe espressioni come "handicappato" per apostrofare altre persone, come dispregiativo. Ricevono pure la cittadinanza italiana dal governo.
Ma per fortuna in giro c'è anche gente che cerca di andare oltre e ricordarci che siamo tutti parte di un'unica cosa, di un unico respiro, come quello dell'animazione qui in alto.
Eh sì, spesso sembra quasi di vivere su due pianeti diversi. Speriamo che ci siano sempre più Joe Gardner ad abitare il pianeta.
Che bellissimo podcast, che nostalgia di Gianni! Grazie Andrea :)
Andrea! Spero davvero che in un giorno, non troppo lontano, venga brevettata l'espressione "ufficio fragilità". Sarebbe un gesto rivoluzionario. Credo che sarebbe liberatorio anche per chi, di solito, è barricato dietro la parte "valida". Grazie per questa bellissima riflessione.
Grazie. Sarebbe un bel cambiamento di prospettiva, proprio perché non avremmo più una barriera.
Sì, gli uffici pubblici sono un campionario linguistico quasi imbattibile.
Grazie Alice per l'importante precisazione terminologica: in effetti è la società che disabilita le persone, credo che inizierò a usarla anch'io.