Linguetta #128 / Le parole sono contenuto, formato e contesto, perciò quando ci arrivano dentro WhatsApp o Telegram devono avere una forma sintetica ed efficace.
Oh, quanto è importante saper fare una bella sintesi chiara, essenziale. Se ci penso è alla base di tanti esercizi di scrittura e la regola d’oro per riuscire a trasmettere l’essenza di un nostro progetto.
I riassunti che facevamo a scuola erano davvero importanti :)
Mi hai fatto riflettere sull’(ab)uso delle emoji come ulteriore strato di significati che spesso complicano la comunicazione. Mi spiego: nell’elenco che hai riscritto hai usato 👉 per “cosa importante” ed è corretto perché richiama l’attenzione. Eppure quante volte si vedono usate 48 emoji diverse che richiedono uno sforzo immane (“Cosa avrà voluto dire questo con questa emoji?”)?
Ci sta un numero di Linguetta! (Forse l’hai già fatto)
Che bella questa Linguetta, davvero: è stato molto stimolante leggerla, mi hai dato molte soluzioni contro l’antilingua quotidiana. Aggiungo una piccola considerazione, visto che ci sbatto la testa spesso: credo sia importante iniziare ad avere questa conversazione anche con “i legali”. Al netto di interessanti punti di vista e interpretazioni, da parte loro noto spesso il timore che un linguaggio meno forbito sia anche meno difendibile.
Sai, leggendo il tuo post mi è venuto in mente un bell'articolo del post (credo fosse dello scorso anno, ma vado a memoria), in cui si parlava proprio del linguaggio burocratico e della sua supposta "oscurità". A volte, sarà perché sono sospettoso di natura, ma mi viene il dubbio che cerche comunicazioni siano rese difficili di proposito
Grazie. Ci voleva. Devo dire la verità: se chiedi a me, i tuoi suggerimenti si applicano anche a tutti gli altri canali tramite i quali viene mediata la comunicazione non solo della PA, ma anche di qualsiasi realtà si interfacci con il pubblico (le email di assistenza clienti delle aziende sono illeggibili). C’è questa mania di infarcire i periodi con vocaboli complessi all’interno di costrutti convoluti, l’utilizzo della maiuscola per i pronomi personali (Lei, Voi), tutta una laboriosità lessicale e sintattica che ha la funzione di far sembrare il messaggio formale, serio, colto, quando in realtà non stai dicendo niente. O meglio: è dirlo in maniera semplice che esalta il significato e raggiunge l’obiettivo comunicativo, non viceversa.
La relazione tra contenitore e contenuto, e aggiungerei del medium, è una tra le questioni più interessanti (e sottovalutate) della comunicazione, non solo a livello pubblico ma anche a livello privato (laddove si concentra più gerontocrazia). Per chi racconta storie poi è difficile che il dove conti meno del cosa. Ma questa è solo una mia idea...grazie per gli spunti super interessanti!
Il burocratese mi affascina perché usa termini che nessun altro si sognerebbe mai di usare più 😅 ma no, non è la lingua più efficace per comunicare (mai, non solo su social e strumenti contemporanei, è veramente respingente)
Oh, quanto è importante saper fare una bella sintesi chiara, essenziale. Se ci penso è alla base di tanti esercizi di scrittura e la regola d’oro per riuscire a trasmettere l’essenza di un nostro progetto.
I riassunti che facevamo a scuola erano davvero importanti :)
Mi hai fatto riflettere sull’(ab)uso delle emoji come ulteriore strato di significati che spesso complicano la comunicazione. Mi spiego: nell’elenco che hai riscritto hai usato 👉 per “cosa importante” ed è corretto perché richiama l’attenzione. Eppure quante volte si vedono usate 48 emoji diverse che richiedono uno sforzo immane (“Cosa avrà voluto dire questo con questa emoji?”)?
Ci sta un numero di Linguetta! (Forse l’hai già fatto)
Che bella questa Linguetta, davvero: è stato molto stimolante leggerla, mi hai dato molte soluzioni contro l’antilingua quotidiana. Aggiungo una piccola considerazione, visto che ci sbatto la testa spesso: credo sia importante iniziare ad avere questa conversazione anche con “i legali”. Al netto di interessanti punti di vista e interpretazioni, da parte loro noto spesso il timore che un linguaggio meno forbito sia anche meno difendibile.
Sai, leggendo il tuo post mi è venuto in mente un bell'articolo del post (credo fosse dello scorso anno, ma vado a memoria), in cui si parlava proprio del linguaggio burocratico e della sua supposta "oscurità". A volte, sarà perché sono sospettoso di natura, ma mi viene il dubbio che cerche comunicazioni siano rese difficili di proposito
Edit: Eccolo l'ho ritrovato, te lo linko in caso ti andasse di dargli uno sguardo: https://www.ilpost.it/2023/04/26/sentenze-linguaggio-giuridico-problemi/
Grazie. Ci voleva. Devo dire la verità: se chiedi a me, i tuoi suggerimenti si applicano anche a tutti gli altri canali tramite i quali viene mediata la comunicazione non solo della PA, ma anche di qualsiasi realtà si interfacci con il pubblico (le email di assistenza clienti delle aziende sono illeggibili). C’è questa mania di infarcire i periodi con vocaboli complessi all’interno di costrutti convoluti, l’utilizzo della maiuscola per i pronomi personali (Lei, Voi), tutta una laboriosità lessicale e sintattica che ha la funzione di far sembrare il messaggio formale, serio, colto, quando in realtà non stai dicendo niente. O meglio: è dirlo in maniera semplice che esalta il significato e raggiunge l’obiettivo comunicativo, non viceversa.
La relazione tra contenitore e contenuto, e aggiungerei del medium, è una tra le questioni più interessanti (e sottovalutate) della comunicazione, non solo a livello pubblico ma anche a livello privato (laddove si concentra più gerontocrazia). Per chi racconta storie poi è difficile che il dove conti meno del cosa. Ma questa è solo una mia idea...grazie per gli spunti super interessanti!
Il burocratese mi affascina perché usa termini che nessun altro si sognerebbe mai di usare più 😅 ma no, non è la lingua più efficace per comunicare (mai, non solo su social e strumenti contemporanei, è veramente respingente)
<3 @andrea