Testi agili
Linguetta #128 / Le parole sono contenuto, formato e contesto, perciò quando ci arrivano dentro WhatsApp o Telegram devono avere una forma sintetica ed efficace.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
C’è un’amica che conosco da quando andavamo all’asilo e con cui ci sentiamo ancora tramite sms (short message service), e ogni volta è come rientrare nel secolo passato; allo stesso tempo, con gli sms mi sembra di non subire quel vincolo sociale esercitato da segni di spunta, rete internet e compagnia bella, anche perché a volte ci rispondiamo subito ma può capitare che passino anche uno o più giorni, e la conversazione riprende da dov’era rimasta, senza pressioni e oppressioni.
Gli sms sono una specie di varco temporale.
Rimangono però un’eccezione, un reperto archeologico d’emergenza. Il tempo che abitiamo è onlife, bella espressione che il filosofo Luciano Floridi1 ha trovato per definire la materia delle nostre vite confuse tra online e offline, tra atomi e bit.
Lì sta anche il nostro modo di comunicare, che senza Internet è davvero difficile da immaginare. E che non è più solo portatile ma tascabile – o da polso.
Le comunicazioni quotidiane stanno dentro a smartphone e smartwatch, nascoste oltre gli avvisi di notifica. Allora, rendere abitabili quei minuscoli spazi è una necessità.
Serve che la lingua si adatti sempre al contesto d’uso.
Il tempo utile
In quel rettangolo tascabile, sono le conversazioni in chat che occupano tanto del nostro tempo (che sia WhatsApp o Telegram), è lì dentro che scorriamo messaggi di amici e amiche, parenti, colleghə, aziende, giornali, pubbliche amministrazioni (pa).
E sono proprio le chat di alcuni canali della pa a cui vorrei dare un occhio più da vicino, perché scrivere per lo spazio stretto di uno schermo funziona solo se chi lo fa pensa a una cosa: essere utile a chi leggerà.
Significa scrivere in modo chiaro e semplice, soprattutto breve: usare poche parole, trovare quelle giuste, che riescono a sintetizzare un’informazione senza che nulla si perda o arrivi in modo confuso.
👉 Vediamo un primo esempio, estratto da un servizio di chat comunale; in particolare un messaggio per dare alla cittadinanza un aggiornamento sulle colonnine di ricarica elettrica.
E di seguito una mia versione, con una gestione degli spazi che tenta di rendere la lettura rapida e senza frizioni.
Il messaggio originale dimentica che viene letto sullo schermo di uno smartphone, non si cura del formato e “sbrodola” le informazioni in un serpentone di frasi lunghe e un po’ involute.
Invece serve rendere evidente la struttura visiva della comunicazione, usando in questo caso gli elenchi puntati, magari arricchiti da emoji che sottolineano le azioni consentite dalle app di cui si parla.
Fare sintesi è un risparmio di tempo e genera uno sforzo cognitivo minore per chi legge.
Nel contesto
Farsi capire è l’obiettivo di ogni nostra comunicazione, perché quando il messaggio arriva forte e chiaro si rafforza la relazione tra chi scrive e chi legge.
Non basta trovare le parole giuste, bisogna anche tenere conto del contesto in cui si inseriscono quelle parole, cioè dell’insieme di circostanze in cui si verifica un atto comunicativo: ruolo dei riceventi, loro conoscenze, tono formale/informale, coordinate fisiche e temporali in cui avverrà la comunicazione.
Cioè, non nella tranquilla postazione alla scrivania da cui lo stiamo progettando, pensando e componendo, ma magari in coda in posta, al semaforo in auto, nel mezzo di una conferenza, alla stazione, sulla metro, al supermercato. Comunque, quasi sempre in movimento, all’interno di bolle rumorose.
Il messaggio dovrà essere scritto con cura (buon contenuto) e dovrà farsi leggere o anche solo sbirciare con piacevolezza (buon formato).
👉 Ecco un esempio estratto dalla chat Telegram del Comune di Brescia, che parla dello sviluppo del piano Aria e clima.
Ed ecco una mia versione più sintetica, seguita dall’analisi di alcuni punti.
Il messaggio originale risente del peso burocratico di una comunicazione troppo istituzionale, che non è in sintonia con il mezzo in cui sta (lo smartphone), quindi nemmeno con chi la legge. Riassumo tutto in questo elenco puntato:
Andando a vedere sul sito del Comune, si nota che il messaggio originale postato su Telegram è un copia & incolla di una parte della comunicazione istituzionale.
Il piano che viene nominato compare con tre diverse accezioni:
- Piano aria e clima (intestazione)- Piano Aria e Clima (testo)
- Piano Aria Clima (pagina progetto un Filo Naturale)
C’è un’ossessione per le maiuscole (sul calco dell'inglese americano) nel nominare i nomi di piani, strategie, progetti.
Si insiste su forme burocratesi, che sono ridondanti, fastidiose e non si accordano con la rapidità di lettura tipica di un’app di messaggistica. Alcuni esempi:
- con lo scopo di affrontare
- le azioni propedeutiche all'elaborazione- finalizzato ad accompagnare
- si inserirà in una più articolata azione globale
- propedeutica alla realizzazione
- sarà caratterizzata dal coinvolgimento attraverso tavoli di lavoro
- di tutti i più importanti portatori di interesse
- per ottenere una fotografia completa
- funzionale alla definizione
- la diffusione di un questionario predisposto
Non c’è una formattazione adeguata al contesto d’uso (grassetti, corsivi, paragrafi brevi, link parlanti).
Fare sintesi richiede tempo, sforzo, impegno però alla fine il messaggio arriva limpido a chi lo leggerà, che ci sarà riconoscente per il tempo e la fatica che gli abbiamo risparmiato.
P.S.
Oggi puntata tecnica e un po’ più lunghetta: spero possa essere utile a chi lavora nel pubblico e con il pubblico, per poter creare un rifugio confortevole nell’affollato spazio di attenzione delle persone.
P.P.S.
Per chi è nei dintorni di Brescia, vi segnalo una cosa bella che si terrà da giovedì 28 a sabato 30 marzo a Gussago: Nel paese dei libri selvaggi, una mostra itinerante di albi illustrati a cura di Chiara Montani (libraia della Libreria dei Ragazzi di Brescia) e Paolo Duina. E sabato pomeriggio alle 16.30 troverete come ospite anche me, con delle letture di albi illustrati per bambine e bambini.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dal Canzoniere di Umberto Saba, con una poesia che sta nella sezione Quasi un racconto.
Al lettore
Questo libro che a te dava conforto,
buon lettore, è vergogna a chi lo crebbe.
Parlava come un vivo ed era (avrebbe
dovuto, per decenza, essere) morto.
📚 Una rete di baci
Visto che ho parlato di tempo, vi consiglio un graphic novel con cui immergersi nel racconto del tempo, che ci avvolge e che non c’è. Si tratta di Loops, scritto da Luca Pozzi, illustrato da Elisa Macellari e nato da una conversazione con il fisico Carlo Rovelli. Quando ne uscirete, saprete allo stesso tempo più cose e meno cose. È l’affascinante paradosso della scienza.
🎥 In tensione
Se riuscite ad andare al cinema, c’è ancora La sala professori di İlker Çatak. Per un’ora e mezzo ti si contrae tutto, rimani in tensione seguendo quello che succede a Carla Nowak e attorno a lei, dentro quella classe, dentro quella scuola. Sei come in una bolla, in cui tutto sembra sempre sul punto di scoppiare, e senti tutte le cose che regista, direttore della fotografia, compositore e montatore riescono a raccontare benissimo: l’incomunicabilità, il sospetto, l’ambiguità delle verità, i sistemi di micropoteri, la vulnerabilità, la violenza delle parole. Grande cinema.
Ho raccolto il consiglio di
e ho guardato la miniserie Antonia, che in sei episodi da 25 minuti ciascuno racconta la storia di una 33enne che si trova in una condizione irrisolta; e che ci è dentro soprattutto perché scopre di avere una malattia invalidante: l’endometriosi, di cui troppo poco si parla. La storia è raccontata e recitata (da Chiara Martegiani) con grande piglio ironico, nonostante al centro di tutto ci siano diritti negati alle donne e vite che possono sfaldarsi nell’indifferenza. Sta su Prime Video.📧 Collegare e curiosare
Di tempo si parla anche nella puntata Squarcio della newsletter
, in cui ragiona sulle forme del futuro e del passato, e sui punti di giunzione come zone di sosta presenti, in cui ci consentiamo di indugiare per vedere meglio.Secondo consiglio è per una newsletter che è diventata (anche) un generatore casuale di link: cioè
di , che ora ha un sito dedicato in cui ogni giorno viene attivata la curiosità di chi ci atterra. E la curiosità è il motore del mondo.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Pensiamo a rendere le parole utili per le persone, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
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Il primo riferimento al concetto di onlife si trova in The Onlife Manifesto, poi ripreso nel libro La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo e in successivi volumi di Luciano Floridi.
Oh, quanto è importante saper fare una bella sintesi chiara, essenziale. Se ci penso è alla base di tanti esercizi di scrittura e la regola d’oro per riuscire a trasmettere l’essenza di un nostro progetto.
I riassunti che facevamo a scuola erano davvero importanti :)
Mi hai fatto riflettere sull’(ab)uso delle emoji come ulteriore strato di significati che spesso complicano la comunicazione. Mi spiego: nell’elenco che hai riscritto hai usato 👉 per “cosa importante” ed è corretto perché richiama l’attenzione. Eppure quante volte si vedono usate 48 emoji diverse che richiedono uno sforzo immane (“Cosa avrà voluto dire questo con questa emoji?”)?
Ci sta un numero di Linguetta! (Forse l’hai già fatto)