Linguetta #153 / Spesso leggiamo le ripetizioni come errori, ma le forme linguistiche che si replicano definiscono diversi contesti d'uso e consentono di ascoltare meglio.
Da quando leggo per e con le mie nipoti ho scoperto il piacere della ripetizione, a un certo punto addirittura a memoria, perché impariamo la sequenza esatta delle storie a furia di ripeterle, tanto da poterle dire pure a libro chiuso. E ogni volta scopriamo sfumature nuove, un'inflessione diversa per la stessa parola, proviamo un tono nuovo. A volte lo facciamo apposta: stavolta la leggiamo tutta ridendo, stavolta la leggiamo tutta facendo il vocione, stavolta la sussurriamo, e così via.
Che vero quello che dici, Sara: a rileggere continuamente si scoprono un sacco di cose nuove, sulla storia e su di sé. Sai, credo che da quando leggo ad alta voce (specie in situazioni intime, anch'io coi miei nipoti) ho imparato a esercitare anche una maggiore forma di autocontrollo e di libertà nel divertimento.
Ci si lascia andare, facendosi abbracciare dalla stupore che nasce a ogni ripetizione. Capita soprattutto leggendo con loro dei libri a figure, ma anche solo facendo dei giochi con cui ci si muove (tipo scossoni, capriole, salti, discese e salite per le scale).
Quanto mi piace ripetere le cose. Le parole le mastico, rimuginandole come si fa coi sentimenti. E ora ho un sacco di voglia di rileggere "Bassotuba non c'è" ❤️
Io invece non conoscevo "Nei guai", quindi vado a rimediare nelle prossime settimane :)
Il libro di Burningham - ti dirò la verità - non mi ha convinta fino in fondo, ma ho trovato parecchio buffi i mezzi di trasporto con cui Babbo Natale si affanna in giro per il mondo: se poi ti va, fammi sapere cosa ne pensi.
"L'ultimo regalo di Natale" è arrivato quasi subito in biblio e ho provato a leggerlo per conto mio e poi con due nipoti: è proprio un inno alla ripetizione! Devo dire che dà molto gusto nella lettura ad alta voce e si presta anche a fare tanti bei rumori con tutti quei mezzi che danno un passaggio a Babbo Natale.
Mi piacciono molto le tavole in campo lungo con Babbo Natale su uno dei mezzi oppure da solo che cammina, e poi la soluzione della traduttrice Giuditta Capella per il nome del protagonista l'ho trovato proprio divertente: da Harvey Slumfenburger a Beniamino Stamberbugio.
Lo testo anche con gli altri nipoti in questi giorni e poi lascio decantare.
Sì, il nome del bambino è qualcosa di geniale. L'ho letto ad alta voce il giorno prima delle vacanze di Natale, in una classe seconda della primaria: ogni volta che dicevo "Beniamino Stamberbugio", qualcuno iniziava a ridere a più non posso, contagiando tutti gli altri.
Interessante la tua osservazione sui rumori; non ci avevo dato troppo peso, e invece hai proprio ragione: è un ulteriore invito a recitare (e non semplicemente a leggere) il libro in gruppo.
Non so dirti con precisione cosa non mi abbia convinta del tutto: forse il finale, che chiude la storia quasi all'improvviso, rispetto al moto circolare che era in atto fino a quel momento. Le facce di bambine e bambini sembravano dirmi che quel passaggio era stato, per loro, troppo brusco...
Sì, è uno dei meccanismi che più funzionano nei libri a figure, insieme alla sua compagna di giochi 'escalation' - mi vengono in mente "Zic e Sbob: cavernicoli ingordi" di Alastair Crisholm & David Roberts e "Nei guai" di Oliver Jeffers.
Sai che il libro di John Burningham non lo conoscevo: l'ho prenotato subito in biblioteca!
Che momento magico quello di Pitts & Meeks, mi viene da ballare ogni volta che lo vedo 🕺.
Da quando leggo per e con le mie nipoti ho scoperto il piacere della ripetizione, a un certo punto addirittura a memoria, perché impariamo la sequenza esatta delle storie a furia di ripeterle, tanto da poterle dire pure a libro chiuso. E ogni volta scopriamo sfumature nuove, un'inflessione diversa per la stessa parola, proviamo un tono nuovo. A volte lo facciamo apposta: stavolta la leggiamo tutta ridendo, stavolta la leggiamo tutta facendo il vocione, stavolta la sussurriamo, e così via.
Che vero quello che dici, Sara: a rileggere continuamente si scoprono un sacco di cose nuove, sulla storia e su di sé. Sai, credo che da quando leggo ad alta voce (specie in situazioni intime, anch'io coi miei nipoti) ho imparato a esercitare anche una maggiore forma di autocontrollo e di libertà nel divertimento.
Ci si lascia andare, facendosi abbracciare dalla stupore che nasce a ogni ripetizione. Capita soprattutto leggendo con loro dei libri a figure, ma anche solo facendo dei giochi con cui ci si muove (tipo scossoni, capriole, salti, discese e salite per le scale).
“Silenzio assenzio” è un titolo meraviglioso!!
Anch'io l'ho trovato una cosa super! Libriccino sottile ma pieno di poesie brevissime e che giocano con le parole.
Ecco quella che ha ispirato il titolo:
Quando non ci sei
bevo tutto il tuo silenzio.
Silenzio assenzio
Oppure questa:
Tu mi colmi
quando tu
call me
Quanto mi piace ripetere le cose. Le parole le mastico, rimuginandole come si fa coi sentimenti. E ora ho un sacco di voglia di rileggere "Bassotuba non c'è" ❤️
Io invece non conoscevo "Nei guai", quindi vado a rimediare nelle prossime settimane :)
Il libro di Burningham - ti dirò la verità - non mi ha convinta fino in fondo, ma ho trovato parecchio buffi i mezzi di trasporto con cui Babbo Natale si affanna in giro per il mondo: se poi ti va, fammi sapere cosa ne pensi.
"L'ultimo regalo di Natale" è arrivato quasi subito in biblio e ho provato a leggerlo per conto mio e poi con due nipoti: è proprio un inno alla ripetizione! Devo dire che dà molto gusto nella lettura ad alta voce e si presta anche a fare tanti bei rumori con tutti quei mezzi che danno un passaggio a Babbo Natale.
Mi piacciono molto le tavole in campo lungo con Babbo Natale su uno dei mezzi oppure da solo che cammina, e poi la soluzione della traduttrice Giuditta Capella per il nome del protagonista l'ho trovato proprio divertente: da Harvey Slumfenburger a Beniamino Stamberbugio.
Lo testo anche con gli altri nipoti in questi giorni e poi lascio decantare.
Sì, il nome del bambino è qualcosa di geniale. L'ho letto ad alta voce il giorno prima delle vacanze di Natale, in una classe seconda della primaria: ogni volta che dicevo "Beniamino Stamberbugio", qualcuno iniziava a ridere a più non posso, contagiando tutti gli altri.
Interessante la tua osservazione sui rumori; non ci avevo dato troppo peso, e invece hai proprio ragione: è un ulteriore invito a recitare (e non semplicemente a leggere) il libro in gruppo.
Non so dirti con precisione cosa non mi abbia convinta del tutto: forse il finale, che chiude la storia quasi all'improvviso, rispetto al moto circolare che era in atto fino a quel momento. Le facce di bambine e bambini sembravano dirmi che quel passaggio era stato, per loro, troppo brusco...
Vediamo come se la cava di fronte al test-nipoti!
A proposito di romanzi, adolescenti e ripetizioni, ho adorato tanto lo stile di J.D. Salinger in "Il giovane Holden".
Ripetizioni che ti fanno sentire e vedere il personaggio come fossero battute in un film.
Sei lì con lui e ti strappa un sorriso.
Non lo avevo mai letto fino a qualche mese fa ed è entrato nei miei romanzi preferiti di tutti i tempi (leggo più spesso saggi e biografie).
Hai ragione, grazie per l'aggiunta Antonio. Tra l'altro l'ho ripreso in mano qualche mese fa pure io!
La ripetizione anche secondo me può essere un grande valore aggiunto, soprattutto per creare un rituale attorno alle storie.
Mi viene in mente "L' ultimo regalo di Natale" di John Burningham, tutto giocato sulla ripetizione (con varianti sul tema).
P.S. Tantissimi cuori per Pitts & Meeks (e anche per la puntata, ovviamente).
Sì, è uno dei meccanismi che più funzionano nei libri a figure, insieme alla sua compagna di giochi 'escalation' - mi vengono in mente "Zic e Sbob: cavernicoli ingordi" di Alastair Crisholm & David Roberts e "Nei guai" di Oliver Jeffers.
Sai che il libro di John Burningham non lo conoscevo: l'ho prenotato subito in biblioteca!
Che momento magico quello di Pitts & Meeks, mi viene da ballare ogni volta che lo vedo 🕺.