Osservatorio
Linguetta #157 / Che sia un fenomeno fisico o sociale, la figura dell'osservatorio consente di unire le intenzioni per monitorare e capire come funziona una cosa.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Cinque anni fa ho frequentato un master in Comunicazione della scienza all’università di Trento, e in uno dei corsi su medicina e dintorni sentii nominare per la prima volta l’Osservatorio sulle malattie rare, agenzia giornalistica specializzata nell’informazione su malattie rare, tumori rari e farmaci orfani1.
Si tratta di un lavoro prezioso che serve ad affinare la sensibilità pubblica su malattie e tumori rari, facendo una comunicazione chiara e scientificamente corretta.
La chiarezza è fatta di precisione linguistica.
Proprio quella precisione che è stata il tema del DiParola Festival di cui sono stato ospite dieci giorni fa; e proprio lì Valentina Di Michele ha presentato il report dell’Osservatorio sul linguaggio chiaro2, cioè un’indagine che ha coinvolto molti settori della pubblica amministrazione per misurarne accessibilità e usabilità dei contenuti nei rispettivi siti web.
Un osservatorio è un luogo che consente di vedere in modo più accurato alcuni oggetti che ci interessano, come ad esempio salute o plain language.
Sempre al DiParola Festival, in un workshop tenuto da
sui testi chiari e precisi siamo entratə dentro un sito web di pubblico servizio, dalla struttura ordinata e ben costruita ma riempito di burocratese.Mi ha colpito una cosa evidenziata dalla technical writer Michela Zanon:
Eh, ma questo è un caso di plainwashing!
Era proprio così: un’architettura all’apparenza chiara dentro cui stavano testi oscuri, cioè un caso di costruzione linguistica ingannevolmente positiva.
Ecco, quello che abbiamo fatto nel workshop è stato a suo modo un lavoro di osservazione, un tentativo di vedere meglio le cose, quelle che funzionano e quelle che non funzionano.
Tante voci
Le parole con il suffisso -orio mi hanno sempre fatto pensare a un coro di voci, una moltitudine di punti di vista riuniti in un solo posto.
In realtà, come spiega il Nuovo De Mauro, quelle parole hanno a che fare con la derivazione da aggettivi deverbali latini che finivano in -torius, usati anche come sostantivi che indicano il luogo in cui si svolge una certa azione. Tipo queste parole:
accessorio, ambulatorio, consultorio, emporio, obitorio, oratorio, parlatorio, purgatorio, territorio.
Luoghi circoscritti che servono a osservare spazi.
Ed è proprio quello che succede con un osservatorio, che viene costituito ad esempio per monitorare un fenomeno fisico (osservatorio meteorologico, sismico, geomagnetico, vulcanico), una specie animale (osservatorio ornitologico), un fenomeno economico e sociale (osservatorio dei prezzi, sulla violenza contro le donne).
O quello a cui forse pensiamo prima di tutto: un osservatorio astronomico.
Lì, un telescopio prolunga la portata del nostro occhio, riesce ad avvicinare e rendere più nitida l’immagine di un corpo celeste.
Così come un osservatorio linguistico analizza il profilo di un testo.
Ingranaggi cosmici
A un certo punto del film Hugo Cabret, il giovane Hugo dice questa frase:
Le macchine hanno un loro scopo, fanno quello che devono fare. Per questo i meccanismi rotti mi rendono triste: non possono fare più quello che dovrebbero. Forse è lo stesso con le persone: se perdi il tuo scopo è come se fossi rotto.
Mettersi insieme per osservare qualcosa di storto che sta in un testo, significa volere trovare i meccanismi che lo hanno rotto, incastrato, che insomma non lo fanno funzionare. E così non fanno funzionare le persone a cui è destinato.
Ecco, riparare le parole è agire sui meccanismi, come fa Hugo smacchinando con l’automa di suo papà.
Un testo che funziona è un microcosmo.
E forse non è un caso se cosmo deriva dal greco kósmos, che sta per ‘ordine’. Ci serve la precisione di un osservatorio per guardare le cose nei loro fini ingranaggi e mettere meglio a fuoco il quadro generale.
Ce lo dice anche Italo Calvino all’inizio di quel romanzo che porta il nome di un osservatorio, Palomar:
Appuntare l’attenzione su un aspetto lo fa balzare in primo piano e invadere il quadro, come in certi disegni che basta chiudere gli occhi e al riaprirli la prospettiva è cambiata.
Palomar scruta, osserva, inquadra: è una specie di cosmonauta, o di palombaro, comunque una figura natante che s’immerge nella superficie delle cose.
Palomar non ha solo la capacità di guardare, ma vuole guardare intensamente come funzionano i fenomeni.
Proprio come chi spalanca gli occhi dentro un osservatorio.
P.S.
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🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta Coppie minime di Giulia Martini.
Io rime, tu rimedi.
Tu vai verso quello che credi,
io verso quello che rimane.
📚 Corpi come mappe
Il consiglio è per un libro che riesce a osservare la funzione poetica ed erotica di molte parti del nostro corpo, componendo una geografia emotiva che spesso ci sfugge. S’intitola Anatomia sensibile, l’ha scritto Andrés Neuman (traduzione di Silvia Sichel).
🎥 Cercarsi, trovarsi
Visto che mi è comparso d’improvviso dentro la testa come gif finale, il suggerimento è per uno dei film più delicati e osservativi di Wes Anderson: Moonrise Kingdom - Una fuga d’amore, cioè una storia di vite che si trasformano. Sta su Sky / Now TV.
🖊️ Cattedrali di carta
Vedere stelle e pianeti è come osservare una costellazione di lettere che possono diventare storie. Che è proprio quello che fa l’Osservatorio Cattedrale, un progetto che monitora, promuove e sostiene la forma letteraria del racconto.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ricordiamoci di essere osservatorio, guardando meglio le cose, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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I farmaci detti ‘orfani’ sono destinati alla cura delle malattie talmente rare da non consentire la realizzazione, da parte delle aziende farmaceutiche, di ricavi che permettano di recuperare i costi sostenuti per il loro sviluppo [fonte orpha.net).
Lo studio unisce un’analisi attraverso READ-IT, primo strumento avanzato di valutazione della leggibilità per l’italiano, a un’analisi qualitativa basata sui quattro principi delle linee guida ISO 24495-1:2023 sul plain language e sulle indicazioni delle linee guida WCAG 2.1 per i contenuti accessibili.
Bellissimi i versi di oggi!