Osservare
Linguetta #136 / Bambine e bambini possono insegnarci a guardare meglio e a stare nei dettagli delle cose, ma soprattutto a costruire silenzi che aprono domande.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Tempo fa un’amica che lavora al nido mi ha raccontato di quando, osservando una bambina impegnata a slacciarsi i bottoni di un cardigan, ha notato che dopo vari tentativi ci è riuscita e ha esultato; oppure di quando la stessa bambina stava tentando – senza risultati – di schiacciare il pulsante dello sciacquone, finché ha capito che appoggiando una mano sul bordo della tazza riusciva a fare leva e imprimere più pressione, fino al flush finale di soddisfazione.
Allora ho detto a questa mia amica che aveva il privilegio di osservare tante prime volte, cioè una cosa che bambine e bambini provano in continuazione, mettendo in pratica un intimo spirito di osservazione.
Osservare bene è, ogni volta, una prima volta.
Ecco, la capacità di osservazione è un esercizio a ricordare il suono delle prime volte, si tratta di un ascolto più profondo delle persone che abbiamo intorno, un ascolto attivo che ci aiuta a capire come funzioniamo.
Riesce a dirlo benissimo lo scrittore statunitense Mac Barnett nel saggio La porta segreta:
E cos’altro sono gli “entusiasmi infantili” se non la capacità di vedere il mondo con la freschezza e la meraviglia che richiede la letteratura?
Un bambino che fissa meravigliato il lavoro del camion che raccoglie i rifiuti vede quel camion meglio di quanto facciano gli adulti.
Bambine e bambini vedono in maniera più intensa, con più acutezza.
Lenti interrogative
Ricordo che nel bellissimo saggio Di cosa parlano i libri per bambini? la traduttrice e pedagogista Giorgia Grilli raccontava di come lo scrittore e illustratore Maurice Sendak passasse tanti pomeriggi a guardare dalla finestra bambine e bambini giocare, per capire che cosa facevano, come pensavano, come si muovevano, che cosa li muoveva dentro.
Un grandissimo autore che semplicemente si metteva lì, a spiare i giochi dei piccoli umani, per capirli, e comunque in fondo non riuscendo mai ad afferrarne la natura di esseri che vivono sulla soglia, tra possibile e impossibile.
Bambine e bambini sono creature quantistiche.
O come dice Giorgia Grilli:
I bambini ci sfuggono. Questo è ciò che sanno i rari adulti che davvero li guardano.
[…] l’infanzia è, oltre a un dato anagrafico, un modo di operare della mente umana e, prima ancora, un modo di essere umani differente e incredibilmente interessante nel suo essere ancora non convenzionale, non omologato, del tutto imprevedibile.
Ed è per questo carattere di imprendibilità e ingenuità che i piccoli umani fanno domande, perché sanno di non sapere ed esplorano la realtà con uno sguardo aperto.
Aprire lo sguardo è osservare, cioè provare a giocare con le cose del mondo. Non disperando mai, perché comunque si è giocato.
Ancora Mac Barnett:
Il bambino e lo scrittore sono impegnati nello stesso gigantesco compito: cercare di capire cosa significa essere una persona in questo mondo.
Scrutare orizzonti
Ci sono storie che ci rimangono dentro, in profondità. Per me, una di queste è Palomar di Italo Calvino, perché mi sembra di tornarci sempre.
A un certo punto, nel capitolo Il fischio del merlo c’è un passaggio che dice così:
E se fosse nella pausa e non nel fischio il significato del messaggio? E se fosse nel silenzio che i merli si parlano?
Il senso riposto nel fraintendimento (di chi ascolta), l’inafferrabilità di un linguaggio altro da noi. Come quello di bambine e bambini per gli adulti.
Ma è solo nel continuare a osservare come se fosse la prima volta che possiamo provare a risolverci, nei tentativi di messa a fuoco di Palomar.
Palomar scruta, si domanda, deduce.
Fa come i detective, fa come bambine e bambini, fa come l’osservatorio di cui porta il nome: osserva.
Fa quello che fanno poetə e astronomə, guardando cose che spesso le altre persone non vedono, o a cui non fanno più caso. Possono essere cose piccole o immensamente grandi.
Ed è quello che possiamo fare osservando meglio le cose che scriviamo/diciamo, mettendoci cura.
Quella cura che, non a caso, nella sua etimologia proto-indoeuropea1 ha a che fare con osservare, guardare, prestare attenzione.
P.S.
Il consueto approdo oltre la mezzanotte ha un significato doppio oggi, perché vuol dire che è già lunedì 20 maggio, che è il giorno in cui esce ufficialmente nelle librerie (fisiche e online) L’arcipelago delle isoleombra, scritto da me medesimo, illustrato da Marianna Balducci e reso reale da Sabir editore. Il viaggio comincia.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi che ho scoperto alla mostra Onde a Cles (visitabile fino al 9 giugno), un bellissimo incrocio di illustratrici e illustratori con la parola poetica. I versi fanno parte del libro Mondi, scritto da Valentina Rizzi e illustrato da Luca Caimmi.
Il mio mondo scricchiola, si chiude, cede
si apre a quel che non si vede.
📚 Osservatóri equilibristi
All’inizio ho accennato a una leva che può determinare una-prima-volta, allora ecco il consiglio per un albo illustrato costruito tutto sul concetto di una speciale leva, un’altalena: s’intitola Su e giù e l’ha scritto Joaquin Camp per Camelozampa (traduzione di Sara Saorin).
Secondo consiglio, non per un libro ma per un’intera collana della casa editrice Topipittori: si chiama PiNO, che è l’acronimo di Piccoli Naturalisti Osservatori. Che a osservare si capiscono le cose, e quelle che non si capiscono stanno nello spazio incomprimibile del non-so-ancora.
🎥 Parole in rima
Lunedì scorso ho avuto l’onore di chiudere la prima stagione di un bellissimo progetto creato dalle traduttrici
, , Emma Lenzi. Si chiama Il tempo di un caffè, e per venti minuti ci trovate il mio faccino che dice cose sulla lingua, il bisogno di scrivere, la traduzione, le filastrocche, la lettura. Eccolo qui sotto.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Proviamo a osservare come se fosse ancora una volta la prima volta, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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L’etimologia di cura l’ho trovata spiegata bene nella puntata Cibo, cura, sovversione, mutualità della newsletter
.
Osservo mia figlia che inizia a comporre lettere in sillabe e in parole ed esulta: mamma so leggere! Vedo come si guarda intorno scoprendo un nuovo livello di senso impresso sulle cose e penso "come vorrei ricordarmi quel momento". Grazie Andrea, bel numero!
Se fino a ieri mi avessero chiesto la mia puntata preferita di Linguetta non avrei saputo rispondere, perché mi piacciono sempre tutte. Da oggi invece è questa :)