Nessuna è straniera
Linguetta #11 / Le lingue si compenetrano da sempre. L'uso di anglismi e forestierismi è un equilibrio che dipende dall'attenzione verso la nostra lingua madre.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Non esistono stranieri, solo persone sconosciute.
Non ricordo dove l’ho letta, ma il senso è che i confini tra persone sono permeabili e fluidi. E quella che sembrava una barriera può diventare un ponte: vale per le persone, vale per le cose, e vale pure per le parole.
Siamo abituati a pensare alle lingue come monoliti difficilmente intaccabili, contenute in contenitori sacri come i vocabolari. In realtà i vocabolari sono soltanto il riflesso di parole, espressioni e modi di dire che mutano continuamente i loro connotati.
Le lingue non sono compartimenti stagni, perché appartengono agli umani, che appartengono alla natura. E tutto quanto è natura vive perché in perenne metamorfosi.
Magari a capire meglio questa cosa ci aiuta un po’ di prospettiva storica da parte del linguista Francesco Sabatini:
Gli scambi tra lingue sono sempre avvenuti e l’Europa in vari periodi è stata attraversata in lungo e in largo da sciami e anche torrenti di parole, ora di questa ora di quella lingua.
Fiumi di parole germaniche entrarono nel tardo latino e nei volgari che ne stavano derivando.
Gallicismi in abbondanza circolarono in Europa nel tardo Medioevo, quando le corti di Francia e di Provenza diffondevano modelli di vita raffinata e i commerci facevano circolare i prodotti di quei Paesi.
E ancora un mare di francesismi di livello colto (scientifico, giuridico, politico, economico) diffuse l’Illuminismo.
Al pieno Cinquecento e Seicento risale un’ondata di ispanismi, in fatto di costume, vita militare, comportamenti.
E da parte italiana, dall’Umanesimo in poi, è venuto un forte apporto in tutte le lingue del continente nel campo delle arti e della musica, ma anche delle armi e, più di recente, nella gastronomia.
Dunque, le lingue d’Europa hanno già collaborato ampiamente fra loro: per questo Leopardi parlò dell’esistenza, più che positiva, di un patrimonio di “europeismi” che le univa.
Allora perché preoccuparsi del diluvio di anglismi tra XX e XXI secolo? Il problema è complesso e riguarda: quantità, velocità del processo, atteggiamento di chi parla.
Un inglese per domarli
Ok, a parte il titoletto scherzoso piovuto dalla Terra di Mezzo di Tolkien, il rischio di maltrattare l’italiano a colpi di anglismi o anglicismi (cioè parole o costruzioni inglesi entrate in un’altra lingua) c’è sempre.
Succede quando infiliamo dentro un discorso termini inglesi che avrebbero il loro corrispettivo italiano, ma che decidiamo di non usare per pigrizia o perché diamo scarsa importanza alla persona a cui ci rivolgiamo. Termini tipo questi:
abstract → riassunto
asset → beni, risorse
audience → pubblico
background → contesto
badge → tesserino
benchmark → punto di riferimento, confronto, indicatore
best practice → buona pratica
blend → miscela
break → pausa
call → telefonata
cash → contanti
challenging → stimolante
commitment → impegno
convention → conferenza, convegno
corner → angolo, spazio
deadline → scadenza
device → dispositivo
disclaimer → avvertenza
eco-friendly → ecologico
feedback → riscontro
follow-up → seguito, sostegno (ai neoassunti), controllo successivo (in ambito medico)
form → modulo
fund raising → raccolta fondi
gap → divario
guideline → linea guida
headline → titolo
help desk → assistenza
input → informazioni, indicazioni
location → ambiente, posto, sede
lunch → pranzo
marketplace → mercato
meeting→ riunione, incontro
mindset → mentalità
mission → compito, programma
un must → qualcosa di irrinunciabile
panel → gruppo, commissione
performance → prestazione, rendimento
planning → progetto
range → intervallo
recap → riepilogo
refresh → aggiornamento
roadmap → percorso
rollout → lancio
skill → abilità, capacità
speaker → relatore
speech → discorso
stakeholder → attori coinvolti
talk → intervento
target → obiettivo, scopo
team → squadra, gruppo
timeline → tempi
tip → consiglio
tool → strumento
trend → tendenza
vision → visione
workshop → laboratorio, seminario
workstation → posto di lavoro
Si tratta di parole che per la maggior parte sono arrivate da campi specifici (economia, informatica) e che capita poi di leggere o sentire in un ambiente pubblico. Ma la caratteristica di una lingua pubblica è di farsi capire dal più ampio numero possibile di persone, perché deve attingere a quel vocabolario di base di cui parlavo nella Linguetta #10, cioè quelle 7.000 parole circa che permettono di comunicare con tutti.
Per non essere pigri e anzi mettere sempre le persone nella condizione di capire, basta fare quattro semplici cose, come ricorda ancora Francesco Sabatini nel suo Lezioni d’italiano:
conoscere con esattezza il significato del termine straniero che si vuole usare
saperlo scrivere correttamente
saperlo anche pronunciare correttamente
assicurarsi che l’interlocutore lo comprenda
Ogni lingua contiene lingue
Molto tempo fa le contaminazioni linguistiche coinvolgevano soltanto poche persone all’interno di una società; ora la quasi totalità della popolazione è alfabetizzata e le influenze di altre lingue coinvolgono pressoché tutti all’interno di una comunità nazionale.
In particolare, tra tutte le lingue, l’inglese ha una forza di penetrazione più potente:
- per la sua storica diffusione dovuta a motivi economici e culturali
- perché è stata una lingua coloniale in quattro continenti
- perché possiede tante parole monosillabiche, quindi brevi
- perché ha una ridottissima flessione morfologica
- perché ha un vasto patrimonio lessicale che deriva dal latino
Insomma, che ci piaccia o no, l’inglese ha un potere collante di base per almeno metà della popolazione mondiale.
Si tratta di una seconda lingua importante, da studiare in età giovanile ma da approfondire in modo avanzato a partire dalle superiori e durante l’università; però la prima lingua, la lingua madre, va studiata in modo serio fin dai primi anni di vita e deve rimanere in pole position (prestito necessario questo 😂) come lingua della nostra formazione, perché viene esercitata (e va padroneggiata in tutte le sue sfumature) anche da professionisti di alta specializzazione: avvocati, magistrati, ingegneri, medici, giornalisti, funzionari e dirigenti della Pubblica Amministrazione.
Ogni lingua contiene parole provenienti da altre lingue, cosa che dipende dagli scambi commerciali e culturali, come dice la linguista Vera Gheno:
La vera libertà di una persona passa dalla conquista delle parole.
Usare bene la lingua è una necessità per tutti.
Sempre Vera Gheno ricorda che “ci sono molti prestiti di necessità da una lingua all’altra, ma molti invece sono prestiti di lusso, cioè termini stranieri che sarebbero evitabili perché esiste l’esatto corrispettivo italiano”.
A tal proposito, all’Accademia della Crusca esiste il gruppo di studio e lavoro Incipit, che lavora proprio su forestierismi e neologismi incipienti, cioè non ancora acclimatati nell’italiano.
L’inglese non è così tremendo, se si sa come e quando usarlo.
Tutte le lingue sono bastarde
Il famoso detto napoletano com’è che dice: ogni scarafone è bello a mamma sua. Ecco: tutte le lingue sono belle, ognuna a modo suo.
E tutte le lingue si confondono e si contaminano fra loro. L’inglese - per varie motivazioni a cui ho accennato in precedenza - è la lingua più presente in tutte le lingue. Allora, magari, conviene studiarlo meglio così da non lamentarci troppo del presunto abuso di parole inglesi e così da imparare a non usarlo a caso. Lo dice bene il grande linguista Tullio De Mauro nel libro In Europa son già 103:
L’inglese si può forse ritenere una lingua un po’ più “bastarda” delle altre, ma tutte lo sono, a cominciare dal latino, impregnato non solo di elementi greci, ma anche di parole etrusche o, comunque, non indoeuropee, come urbs, miles, populus, publicus, orbis. Quando il papa recita la sua benedizione urbi et orbi pronuncia una formula intrisa di etrusco. Cose analoghe valgono per il greco. Tutte le lingue sono “bastarde”. L’inglese, forse, lo è un po’ più delle altre. […] Attualmente l’inglese è il passepartout più comodo. Meglio si impara e meno si cadrà in abusi. Che la sua adozione cancelli le identità nazionali è tutto da dimostrare. […] Il latino ha gettato ponti tra le diverse tradizioni linguistiche. Così oggi fa l’inglese.
Non dobbiamo difendere la nostra lingua come guerrieri con spadone e scudo che ricacciano indietro gli assedianti stranieri; tutt’altro, dobbiamo imparare a stimare la nostra lingua, a portarle rispetto e usarla con attenzione.
Basta usarla al meglio delle nostre capacità e competenze.
Il problema degli anglismi è quando diventano un rifugio per chi non si sente del tutto a proprio agio con l’italiano. Prima di usare una parola inglese dovremmo farci la domanda: “Perché sto per usare una parola inglese? Mi serve davvero o me la sto tirando?”. Lascio chiudere ancora a Vera Gheno:
Alla fine, gli unici responsabili della salute della nostra lingua siamo noi.
🔗 Linkologia
Qualche anno fa Annamaria Testa ha raccolto 300 parole da dire in italiano, ed è ancora un elenco piuttosto aggiornato.
Un bel pezzo di Licia Corbolante sul portale Treccani (Le comunicazioni istituzionali e il rischio dell’inglese farlocco) e uno sul suo blog (L’invasione degli anglicismi).
Un lungo e ficcante articolo di Tullio De Mauro su Internazionale: È irresistibile l’ascesa degli anglismi?
📚 Un libro in più
Alcuni libri della bravissima Vera Gheno ve li avevo già suggeriti nella Linguetta #1, ora ci aggiungo anche il suo ultimo Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (mamma mia, sembro Giorgio Mastrota 😆).
🎥 Sui vostri schermi
Visto che si parla di parole che arrivano da un’altra lingua, il collegamento cinematografico naturale è questo: The Interpreter di Sidney Pollack, film del 2005 con Nicole Kidman e Sean Penn. Lo trovate su Amazon Prime Video.
Che poi, guardate qui sotto quanti termini di una lingua straniera siamo in grado di acquisire e farli diventare parte della nostra, di lingua. Vive la France!
Ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Se vi scappa il dito sul cuoricino qua sotto, pigiate pure per farmi sapere che vi è piaciuta la puntata di Linguetta 💖.