La postura della gentilezza
Linguetta #51 / Essere gentili è una disposizione d'animo che aiuta a leggere le persone e dare loro aiuto, soprattutto rende le interazioni memorabili.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quest’estate, a distanza di qualche mese, mi sono trovato a sedermi al tavolino dello stesso bar al mare per fare colazione, e ho visto diverse persone portarmi granita e cornetto.
Ma c’è una cosa che ha fatto la differenza: il modo in cui me l’hanno servita.
La gentilezza fa la differenza.
In un caso, alla bontà di quello che ho mangiato si sono sommati il sorriso, lo sguardo, l’attenzione; nell’altro caso invece apatia, sufficienza, indifferenza (tanto che come ogni tanto mi capita ho pensato di essere invisibile).
La stessa esperienza possiamo estenderla a tutte le situazioni in cui c’è una (più o meno) veloce interazione fra persone, cioè le cosiddette professioni che “hanno a che fare con il pubblico”.
Il modo in cui si svolgono quelle interazioni possono trasformare il ricordo dell’esperienza in qualcosa di memorabile e ripetibile oppure in una di quelle cose che vogliamo dimenticarci il prima possibile.
Vale lo stesso con le parole, specie quando a usarle — bene o male — è qualcuno che lavora all’interno di un’amministrazione pubblica.
Si è ciò che si comunica
L’azione diventa più efficace se comunichiamo in modo efficace. Nel caso della pubblica amministrazione ogni cittadinә ha il diritto di accedere facilmente a informazioni, dati, documenti e servizi, così come di essere capito nelle sue richieste.
L’uso gentile della lingua si può praticare scegliendo le parole migliori che siano comprese da chi ascolta, indipendentemente da età, nazionalità, grado di conoscenze.
Evitare le formule astruse, il burocratese autoritario, tecnicismi e anglicismi. Dimenticare le espressioni oscure e aiutare chiunque abbiamo di fronte a capire, incoraggiare il dialogo.
I concetti-base intorno a cui giriamo con Linguetta non cambiano mai, ma tornarci su aiuta a capirli meglio, a farli propri, a vedere ogni volta illuminarsi un nuovo lato del nostro modo di usare la lingua: è proprio come se fossimo un sole che porta luce sul pianeta.
E quei raggi sono come un ponte, ce lo ricorda anche un punto del manifesto di Parole Ostili pensato proprio per la pubblica amministrazione.
Scelgo parole e strumenti adatti a dialogare con tutti i cittadini, compresi anziani, stranieri, persone poco scolarizzate. Verifico che quanto dico o scrivo venga capito dai cittadini. È mia responsabilità farmi capire, favorendo una comunicazione positiva e propositiva.
Le parole gentili sono l’opposto delle parole ostili, perché danno aiuto alla persona che ci sta davanti, ci consentono di leggerla.
La gentilezza non costa niente.
Come una motrice che si porta dietro un vagone, anche la gentilezza trascina sempre con sé un’altra cosa preziosa: la cura.
La cura delle parole significa prestare attenzione a quali scegliamo di usare, che poi vuol dire interessarsi a chi le leggerà/ascolterà. Ecco che avere cura significa avere a che fare, rendere importante una relazione, a prescindere dalla brevità della sua durata. Quel che conta è l’intensità del rapporto.
La gentilezza è l’espressione della cura, è un interesse che non registra in modo impassibile ma partecipa.
Essere gentili è molto più che essere cordiali, è una spinta autentica che fa sentire bene.
Sono d’accordo con Nicole Zavagnin, che proprio di gentilezza parla nell’ultima puntata della sua newsletter Spring Vibes: anche a me me viene spontaneo passare i piatti a camerierә e baristә, ringraziare per una porta tenuta aperta, oppure rispondere in modo gentile in chat o via mail anche quando dall’altra parte ci sono messaggi sciatti.
Avanguardia Keanu
Certo che ognunә può avere delle giornate no, ma nei momenti di interazione con persone sconosciute l’ideale è sempre riuscire a trovare il modo migliore di dire le cose, di rendere quel momento speciale.
In pratica essere gentili. Come Keanu Reeves, proprio lui, l’attore di Matrix.
Vi racconto due cose su di lui:
Keanu Reeves nasce a Beirut. Quando ha tre anni il padre lascia la madre, che decide di andarsene in Australia e poi a New York City, con il piccolo Keanu e la sorella Kim.
Keanu cresce tra gli Stati Uniti e il Canada, diventa un buon attore, ma a 21 anni perde il suo miglior amico, l’attore River Phoenix. Non si abbatte e continua a sorridere.
Si sposa, la moglie rimane incinta ma la bambina che hanno muore non appena nata, e poco dopo i due si lasciano. Passano un paio d’anni e anche la ex moglie muore, in un incidente stradale.
Keanu ritrova conforto nella famiglia, e continua a sostenere la sorella Kim, che da tempo è malata di leucemia.
Nonostante tutto, a Hollywood chiunque vuole bene a Keanu e lo chiama The nicest guy in the world (l’uomo più gentile del mondo).
La gentilezza è una chiave per aprire le porte, per avvicinare le persone. Perché le persone tornino a parlare con noi, sapendo che troveranno qualcunә pronto ad ascoltare e mettersi alla ricerca di una soluzione per i loro problemi.
Le parole gentili sono quelle che agevolano lo scambio linguistico, quelle dette alla stessa altezza, senza sbilanciamenti, disequilibri, disparità. Perché gli sfalsamenti di livello denotano sempre l’esercizio di un potere coercitivo, come nell’illustrazione La brutta piega di Riccardo Guasco.
È un po’ come quando mortifichiamo l’esuberanza di bambini e bambine mentre esplorano le possibilità delle cose, che noi magari riteniamo pericolose; spesso è solo una mancanza di fiducia, ma i bambinә supervedono, supersentono e ci aiutano a lasciarci percorrere dal potenziale delle cose. Magari bastava solo fermarsi un attimo, e mostrarsi gentili.
Non è mica una cosa facile, ma allenare la gentilezza fa bene, sia che ci troviamo a portare granite a un tavolino, sia a dover rispondere a qualcunә da dietro uno sportello oppure a scrivere un testo chiaro e semplice da interpretare.
📚 Venti d’oltreoceano
Il primo consiglio letterario è come il coltellino svizzero: multiuso. Tre consigli in uno di un autore di cui leggerei ogni cosa. Lui è George Saunders, che ha scritto la fulminante raccolta di racconti Dieci dicembre, l’enigmatico bellissimo Lincoln nel Bardo e un saggio che ha a che fare con la Linguetta di questa settimana: L’egoismo è inutile. Elogio della gentilezza, che raccoglie un discorso tenuto da Saunders agli studenti della Syracuse University (e come bonus track contiene pure il pamphlet L’uomo col megafono sulla violenza di una politica che strepita).
Secondo libro da tenere sul comodino (oppure in valigia come vitamina per i momenti peggiori) è Dizionario della dissoluzione di John Freeman, un alfabetiere civile nel quale a ogni lettera corrisponde una parola che lo scrittore americano esplora con spirito da attivista, cioè da cittadino che si attiva. E visto che abbiamo parlato di gentilezza, ecco uno stralcio dalla parola DARE:
“Sembra strano a dirsi, ma quando ci sentiamo a terra possono essere le nostre stesse mani a risollevarci, nell’atto di dare qualcosa al prossimo. Per l’apatia questo è come kryptonite, appena cominciamo a dare lei s’indebolisce”.
🎥 It’s Keanutime
Visto che è spuntato Keanu Reeves, come si fa a non suggerire Matrix (c’è ancora qualcunә in giro che non l’ha visto?). Nel caso beatә voi, perché immergersi in un film epocale come questo (1999) è una roba da sballo. Basta solo decidere se prendere la pillola blu o la pillola rossa.
Il buon Keanu però io me lo ricordo anche per aver interpretato l’agente Johnny Utah in un capolavoro di adrenalina filosofica: correva l’anno 1991, dietro la macchina da presa c’era Kathryn Bigelow, l’altro attore protagonista era Patrick Swayze. Il film è Point Break. Tutto da surfare su Prime Video.
📰 Risvolti inaspettati
Vi suggerisco un bel pezzo del direttore del Post Luca Sofri sulla gentilezza del servizio di trasporti di New York City. Dentro c’è il racconto di quella cura di cui abbiamo parlato, c’è la sorpresa di una realtà enorme che dà risalto ai dettagli. E tra le righe c’è pure la possibilità di imparare qualcosa su quella che potrebbe essere una professione diffusa nel futuro prossimo: impiegatә in lavori ad alto tasso di gentilezza. Leggere per credere.
Ultimo consiglio è un articolo scritto per Doppiozero dalla traduttrice Anna Nadotti, che è andata a visitare la mostra d’arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel, cittadina tedesca dell’Assia settentrionale. Il pezzo s’intitola Documenta 15: che cosa c’è o non si vede e restituisce un messaggio potente di un’arte privata della possibilità del consumo. Complicità, varietà, gentilezza.
È tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
A essere gentili c’è tutto da guadagnare, soprattutto perché vuol dire condividersi, anche solo per un attimo. Cioè metterci cuore nelle cose, lo stesso 💖 che trovate qui sotto da pigiare, se la puntata v’è piaciuta.
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