Ketchup
Scatoline #11 / In quella salsa a base di pomodoro si nasconde la storia di un prodotto che ha fatto il giro del mondo, come raccontano Stefano Liberti e Riccardo Atzeni.

Ehilà, eccomi con una nuova puntata delle Scatoline x Linguetta!
Da ragazzino, quando le cose salate e zuccherate erano compagne fidate di pomeriggi e serate insieme allə amichə, io non ho mai avuto dubbi su quale salsa mettere sopra le patatine fritte: il ketchup.
Quello che gli americani chiamano tomato ketchup, ma che anche nella lingua ci mostra tutti gli strati di mondo che attraversa prima di arrivare da noi.
Dall’inglese ketchup risaliamo all’olandese ketjap, poi indietro al malese kečap, che a sua volta arriva dal cinese cantonese kôe-chiap e indica una ‘salsa di pesce fermentato’.
Come se dentro quella salsa agrodolce a base di succo di pomodoro, aceto e aromi vari siano spremute tante lingue e tante culture diverse, che nel loro viaggiare vengono trasformate, come succede sempre alle parole.
La lingua è un concentrato di trasformazioni.
E Stefano Liberti lo dice benissimo nelle parole a tutta pagina della Scatolina:
Giro giromondo
Ho sempre trovato stupendo il nome rotondo e regale che ha il pomodoro, con la sua forma sferica e dorata, arrivato nel 1540 dall’America centrale fino in Europa, come dono per i sovrani di Spagna.
All’inizio fu guardato con sospetto perché ritenuto tossico, venne usato come pianta ornamentale e poi lentamente, nel corso dei secoli, modificato per finire dentro i nostri piatti: una mela d’oro che grazie alla selezione naturale e agricola ha trasformato la sua buccia da gialla a rossa (per via della presenza di licopene).
Eppure, quell’originale salsa di pesce fermentato cinese non sarebbe diventata il ketchup che oggi troviamo a ogni sagra, senza l’intervento di Henry John Heinz, che nel 1865 pensò di aggiungerci proprio il pomodoro.
In tubetto, vasetto o bustine, il ketchup ritorna nel continente americano per essere venduto in tutto il mondo. Usando però pomodori perlopiù coltivati dove tutto cominciò: in Cina.
Un giro del mondo fatto di interazioni, scambi, modifiche, viaggi, e soprattutto che come la lingua fa una cosa bellissima: non finisce mai.

Espandere il ketchup
C’è un libro di Martijn in ‘t Veld che s’intitola One ingredient recipes e, come dice il titolo, raccoglie ricette composte da un solo ingrediente. Una di queste riguarda il pomodoro, e fa così (traduzione mia):
Clean your kitchen floor. Clean it overly. Take a ripe tomato. Hold it up as high as you can. Drop it and watch it explode on the floor. Repeat until the floor looks like gazpacho. Invite friends over. Tell them to take off their shoes before dinner.
Pulite il pavimento della cucina. Lustratelo. Prendete un pomodoro maturo. Tenetelo in alto il più possibile. Lasciatelo cadere e guardatelo esplodere sul pavimento. Ripetete l’operazione finché il pavimento non assomiglia a un gazpacho. Invitate gli amici a casa. Ditegli di togliersi le scarpe prima di cena.
Ecco, una bella salsa rossa dentro cui sguazzare, una specie di tappeto di ketchup che non ci saremmo mai aspettatə di stendere. A suo modo, un’estensione “pomodorosa”, che ora cerchiamo di allargare ancora di più con i tre consigli di lettura, visione, ascolto di Stefano Liberti e Riccardo Atzeni.
Stefano Liberti1
I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo di William Alexander.
L’attacco dei pomodori assassini, film di John De Bello del 1978, un’imperdibile bomba trash!
Viva la pappa col pomodoro di Rita Pavone.
Riccardo Atzeni (Rikatz)2
Civilizzazioni, romanzo di Laurent Binet. Anche qui si racconta di un viaggio, di culture che si incontrano, si scontrano e si cambiano a vicenda.
L’innocenza (Monster in originale), film di Hirokazu Kore’eda del 2023. Una storia ambientata in Giappone che ha tanti punti di vista, soprattutto quello di due bambini, che fanno e dicono tante cose profonde e ogni tanto fanno merenda.
Il cha cha cha dell’aglio dei Filastrocche’n’roll. Il duo rock per persone giovani Renzo Cugis e Gianfranco Liori scrive canzoni che fanno ballare come questa, che parla di una polpetta piena d’aglio, che ci sta molto bene con un po’ di ketchup.
P.S.
I consigli musicali li trovate riuniti in una playlist su Spotify che si popola di due canzoni ogni due settimane: si chiama Scatoline x Linguetta, ma ci aggiungo pure i consigli di chi legge questa newsletter – scrivete pure nei commenti o via mail.
Mi sa che è tutto, noi ci vediamo alla prossima Scatolina!
Che uscirà venerdì 25 aprile, alla scoperta della parola LIBRO, scritta da Valentina Farinaccio e illustrata da La Tram.
Stefano Liberti è giornalista e scrittore. Su Instagram lo trovate come @stef.liberti.
Riccardo Atzeni è illustratore e animatore. Su Instagram lo trovate come @rikatz.
A proposito di pomodoro e di giri in giro mi hai fatto ripensare al geniale video Revolution 909 dei Daft Punk, dove grazie ad una macchia di pomodoro viene conquistata la libertà!
Ciao Andrea, arrivo in differita! Convivo con tre consumatori seriali di ketchup (pronunciato keciup o keciap a seconda della lingua di partenza) e dopo un po' di resistenze me lo sono fatto amico. Questa puntata me lo rende ancora più simpatico, il ketchup giramondo mi piace. Contenta che ci siano altri sostenitori del "Cha cha cha dell'aglio", una canzone che mette il buonumore :-)