Linguetta #145 / In molte situazioni i nostri corpi sovrastano gli spazi delle altre persone, così come accade con la lingua che esonda, esclude, complica, controlla.
Quando ero piccola mi sconvolgeva accorgermi che mentre io badavo a occupare meno spazio possibile, gli altri si espandevano rubando il mio, o quello che avrebbe dovuto essere mio e rinunciavo a occupare. Mi faceva sentire ancora più piccola, o proprio invisibile. Da adulta non è molto diverso, resto ancora di stucco, solo che ora lo faccio notare (con tutto il garbo possibile) e me lo (ri)prendo. A meno che quello spazio non serva più agli altri, allora mi scosto di più.
Grazie Sara per questo racconto. Anche per me è così, accadeva da ragazzino e ahimè accade pure ora. Cerco sempre di minimizzare lo spazio che occupo ed è proprio faticoso vedere che qualche altra persona non è nemmeno sfiorato dal pensiero.
Loved it. You placed words on my thoughts. This can go to a higher degree if one thinks of physical reality, and who made it. Indebted from within. To...?
We all step on each others boundaries one way or another, but some of us are hideously obvious and offensive. Nice work.
Thanks so much for your comment. It is true that we constantly cross other people's spaces. What we can do is try to see that interference and try to be gentle and soft in our approach.
1) E' giusto rispettare lo spazio fisico, ma anche quello acustico. Se in treno un signore è seduto composto, ma inquina lo spazio altrui con discorsi lavorativi o musica discutibile ad alto volume, è comunque un ingombro.
2) Visto che scriviamo newsletter, sarebbe carino un sondaggio per comprendere quanto debba essere un tempo giusto di lettura. Va bene il long form, ma cadere nel too long è un attimo, con rischio di skimming. Io cerco di non andare oltre i cinque minuti, perchè ho notato in me stesso una tendenza a perdere l'attenzione su pezzi altrui che vanno oltre.
Quando ero piccola mi sconvolgeva accorgermi che mentre io badavo a occupare meno spazio possibile, gli altri si espandevano rubando il mio, o quello che avrebbe dovuto essere mio e rinunciavo a occupare. Mi faceva sentire ancora più piccola, o proprio invisibile. Da adulta non è molto diverso, resto ancora di stucco, solo che ora lo faccio notare (con tutto il garbo possibile) e me lo (ri)prendo. A meno che quello spazio non serva più agli altri, allora mi scosto di più.
Grazie Sara per questo racconto. Anche per me è così, accadeva da ragazzino e ahimè accade pure ora. Cerco sempre di minimizzare lo spazio che occupo ed è proprio faticoso vedere che qualche altra persona non è nemmeno sfiorato dal pensiero.
Loved it. You placed words on my thoughts. This can go to a higher degree if one thinks of physical reality, and who made it. Indebted from within. To...?
We all step on each others boundaries one way or another, but some of us are hideously obvious and offensive. Nice work.
Thanks so much for your comment. It is true that we constantly cross other people's spaces. What we can do is try to see that interference and try to be gentle and soft in our approach.
Grazie Andrea, mi fai scoprire anche delle coincidenze come lo stesso titolo per due newsletter diverse.
La zampona di Mogol e Battisti è sempre più lunga! Ma mai ingombrante :)
Sempre bello stupirsi delle coincidenze! Mogol & Battisti intramontabili.
Le mini Linguette! 😍
La libertà di una persona è non invadere lo spazio di un'altra persona: il suo spazio. Ci credo profondamente.
Bello leggere pensieri lunghi e profondi.
Grazie Marzia 💛.
Viva le mini-linguettine.
Due mie piccole osservazioni.
1) E' giusto rispettare lo spazio fisico, ma anche quello acustico. Se in treno un signore è seduto composto, ma inquina lo spazio altrui con discorsi lavorativi o musica discutibile ad alto volume, è comunque un ingombro.
2) Visto che scriviamo newsletter, sarebbe carino un sondaggio per comprendere quanto debba essere un tempo giusto di lettura. Va bene il long form, ma cadere nel too long è un attimo, con rischio di skimming. Io cerco di non andare oltre i cinque minuti, perchè ho notato in me stesso una tendenza a perdere l'attenzione su pezzi altrui che vanno oltre.