Linguetta #130 / La lingua parlata è spesso infarcita di espressioni che "allungano il brodo" e rendono la comunicazione poco fluida, quando basterebbero meno parole.
Quando sono arrivato a Torino ho scoperto dei modi di dire che mi facevano sobbalzare le orecchie: faccio che andare, faccio che dirtelo e tanti altri faccio che qualcosa.
Forse come suggerisci tu derivano dall'influenza francese, ma tutt'ora quando lo sento dire non può che scapparmi una risata! Che peso. :)
Grazie Antonio, questo modo gergale mi sa proprio che risente tanto del francese; però come dici tu, fa più venire da ridere che far "prudere le mani" per la pesantezza linguistica.
Qui a Brescia (dove sono comunque tante le influenze del francese sul dialetto) c'è un'espressione simile che si usa quando si decide di andare via da un posto, o comunque si vuole andare da un'altra parte: "fóm che nóm", cioè proprio "facciamo che andiamo" 😅.
Sono tornata qui perché mi stanno piacendo un sacco anche i commenti. Te ne dico un’altra su Torino, città in cui ho vissuto tanti anni. “Me ne manca solo più uno di film da vedere”. È una sorta di rafforzativo, usatissimo, difficile da comprendere per chi non abita a Torino :)
Questa in effetti è parecchio difficile da capire: un'abbuffata di rafforzativi.
Allora rilancio con questa sfumatura gergale che usiamo a Brescia, che per tutte le persone non bresciane credo risulti incomprensibile: ad esempio di un film da vedere diciamo "L'hai ancora visto Blade Runner?" intendendo "L'hai mai visto Blade Runner?". Credo sia una trasposizione in italiano dell'espressione dialettale, che suonerebbe così: "L'ét amò ést Blade Runner?", con 'amò' che sta per 'ancora' in un significato simile a 'già'.
Comunque, i percorsi tortuosi dei dialetti che si cristallizzano in espressioni gergali sono affascinanti 😆.
Tutto sacrosanto, e cito anch'io il "faccio che sporgerti" piemontese come severo rischio cardiaco. PERÒ... ahem, spezzo una lancia (in testa) a favore di chi dice che i libri "vedono la luce", per trito che sia: buttarli nel mondo è davvero un parto!
Cortázar le chiamava "frasi prefrabbicate" (e aggiungeva poco dopo "per trasmettere idee arcimuffite") :)
Questa è bellissima: non la conoscevo e me la appunto subito. Grazie Davide!
Quando sono arrivato a Torino ho scoperto dei modi di dire che mi facevano sobbalzare le orecchie: faccio che andare, faccio che dirtelo e tanti altri faccio che qualcosa.
Forse come suggerisci tu derivano dall'influenza francese, ma tutt'ora quando lo sento dire non può che scapparmi una risata! Che peso. :)
Grazie Antonio, questo modo gergale mi sa proprio che risente tanto del francese; però come dici tu, fa più venire da ridere che far "prudere le mani" per la pesantezza linguistica.
Qui a Brescia (dove sono comunque tante le influenze del francese sul dialetto) c'è un'espressione simile che si usa quando si decide di andare via da un posto, o comunque si vuole andare da un'altra parte: "fóm che nóm", cioè proprio "facciamo che andiamo" 😅.
È tutto un fare senza fare! 😅
Questa puntata me la salvo, ci sono esercizi utilissimi! Della scrittura amo il fatto di poter sempre semplificare, migliorare, aggiustare.
Grazie Serena. Sì, è proprio così: il bello è che la lingua è un esercizio continuo!
Sono tornata qui perché mi stanno piacendo un sacco anche i commenti. Te ne dico un’altra su Torino, città in cui ho vissuto tanti anni. “Me ne manca solo più uno di film da vedere”. È una sorta di rafforzativo, usatissimo, difficile da comprendere per chi non abita a Torino :)
Questa in effetti è parecchio difficile da capire: un'abbuffata di rafforzativi.
Allora rilancio con questa sfumatura gergale che usiamo a Brescia, che per tutte le persone non bresciane credo risulti incomprensibile: ad esempio di un film da vedere diciamo "L'hai ancora visto Blade Runner?" intendendo "L'hai mai visto Blade Runner?". Credo sia una trasposizione in italiano dell'espressione dialettale, che suonerebbe così: "L'ét amò ést Blade Runner?", con 'amò' che sta per 'ancora' in un significato simile a 'già'.
Comunque, i percorsi tortuosi dei dialetti che si cristallizzano in espressioni gergali sono affascinanti 😆.
Moltissimo! 😀
Tutto sacrosanto, e cito anch'io il "faccio che sporgerti" piemontese come severo rischio cardiaco. PERÒ... ahem, spezzo una lancia (in testa) a favore di chi dice che i libri "vedono la luce", per trito che sia: buttarli nel mondo è davvero un parto!
Mentre ti leggevo mi comparivano nella testa scritti al neon i nomi delle persone che abusano di quello che, a cui girare questa puntata
Fantastica l'immagine delle persone come neon ambulanti 😆.