Ci vuole grande forza per uscire dalla propria bolla perché confrontarsi, specie se si comunica da dietro uno schermo, è diventato molto faticoso. Fare un passo indietro, avere il beneficio del dubbio, cambiare opinione sulla base di approfondimenti.
Il gruppo diventa branco, la preda isolata un boccone invitante da mandare giù.
Per andare oltre la superficialità e l'ignoranza, bisogna studiare, leggere, confrontarsi anche con sé stessi.
Scrivere una newsletter o gia solo leggerne un bel po' aiuta parecchio.
Forse è per questo che da queste parti si respira aria più salubre rispetto ad altre piattaforme digitali in cui il dito scorre inesorabile.
Sono d'accordo con te Antonio: perché il cambiamento si produca serve sempre aver fatto proprio il pensiero e agire poi consapevolmente.
Per questo io colgo tutte le occasioni che ho per alimentare le discussioni anche fuori dagli ambienti che frequento di solito, quanto meno per lasciare domande da aprire, tipo i blocchi di Super Mario Bros da colpire con la capoccia 🍄😄
Avevo questa nl tra i "To Read" da due settimane, ma non saltava fuori mai un momento adatto per leggerla. Me la sono tenuta lì, (pre)sentendo di doverle dedicare la giusta attenzione.
E ho fatto proprio bene!
Mi sono trovata anche io a parlare del podcast della Gheno, ricevendo una risposta simile a "quelle cose lì non interessano" — per inciso, una frase che sento purtroppo spesso, lavorando nel mondo della cultura e dei musei in particolare.
Il punto è che chi ci risponde in tal modo non sa cosa voglia dire comunicare, persone piene di non detti; come possono mai dar peso a riflessioni sul linguaggio?
Credo che la cosa bella di Substack è che consenta di tenere lì le cose per il momento giusto, rifuggendo dal consumo istantaneo dei social (anch'io diverse puntate di newsletter me le tengo da parte tra i "non letti" per farle mie con calma).
Grazie per l'apprezzamento di Linguetta, Sara. Ed è proprio come dici tu, tante volte si fatica un sacco per trasmettere il valore delle parole. L'unica è continuare parlarne e sperare che col tempo aumentino il peso specifico di quello che diciamo e il numero di chi ne parla.
Difficile uscire dalle proprie bolle... ci vuole volontà e opportunità. Io mi rendo conto di usare registri linguistici completamente diversi quando sono in ufficio e parlo con i colleghi informatici, quando sono in ambito editoriale e quando in ambito ludico... e non cambia solo il tono ma anche i bias che entrano in gioco
Ci vuole grande forza per uscire dalla propria bolla perché confrontarsi, specie se si comunica da dietro uno schermo, è diventato molto faticoso. Fare un passo indietro, avere il beneficio del dubbio, cambiare opinione sulla base di approfondimenti.
Il gruppo diventa branco, la preda isolata un boccone invitante da mandare giù.
Per andare oltre la superficialità e l'ignoranza, bisogna studiare, leggere, confrontarsi anche con sé stessi.
Scrivere una newsletter o gia solo leggerne un bel po' aiuta parecchio.
Forse è per questo che da queste parti si respira aria più salubre rispetto ad altre piattaforme digitali in cui il dito scorre inesorabile.
Sono d'accordo con te Antonio: perché il cambiamento si produca serve sempre aver fatto proprio il pensiero e agire poi consapevolmente.
Per questo io colgo tutte le occasioni che ho per alimentare le discussioni anche fuori dagli ambienti che frequento di solito, quanto meno per lasciare domande da aprire, tipo i blocchi di Super Mario Bros da colpire con la capoccia 🍄😄
😄 Ecco, a volte sembra proprio di dare delle capocciate sul muro! 🧱🤯
Avevo questa nl tra i "To Read" da due settimane, ma non saltava fuori mai un momento adatto per leggerla. Me la sono tenuta lì, (pre)sentendo di doverle dedicare la giusta attenzione.
E ho fatto proprio bene!
Mi sono trovata anche io a parlare del podcast della Gheno, ricevendo una risposta simile a "quelle cose lì non interessano" — per inciso, una frase che sento purtroppo spesso, lavorando nel mondo della cultura e dei musei in particolare.
Il punto è che chi ci risponde in tal modo non sa cosa voglia dire comunicare, persone piene di non detti; come possono mai dar peso a riflessioni sul linguaggio?
Grazie per le tue preziose parole, Andrea.
Credo che la cosa bella di Substack è che consenta di tenere lì le cose per il momento giusto, rifuggendo dal consumo istantaneo dei social (anch'io diverse puntate di newsletter me le tengo da parte tra i "non letti" per farle mie con calma).
Grazie per l'apprezzamento di Linguetta, Sara. Ed è proprio come dici tu, tante volte si fatica un sacco per trasmettere il valore delle parole. L'unica è continuare parlarne e sperare che col tempo aumentino il peso specifico di quello che diciamo e il numero di chi ne parla.
e anche oggi mi sono com-mossa.
e anche oggi mi sono com-mossa.
Commuovere è proprio un bel verbo: restituisce il senso dell'azione che viene da dentro 😊.
Difficile uscire dalle proprie bolle... ci vuole volontà e opportunità. Io mi rendo conto di usare registri linguistici completamente diversi quando sono in ufficio e parlo con i colleghi informatici, quando sono in ambito editoriale e quando in ambito ludico... e non cambia solo il tono ma anche i bias che entrano in gioco