Errore
Scatolina #5 / Sbagliare è vagare con l'immaginazione in posti che non sapevamo avremmo esplorato, come riescono a raccontare Vanessa Roghi e Tostoini.
Ehilà, eccomi con una nuova puntata delle Scatoline x Linguetta!
C’è una scena nel film Il postino in cui Mario Ruoppolo1, dopo avere consegnato l’ennesima lettera a Pablo Neruda, si ferma a parlare con lui di poesia e a un certo punto gli risponde:
La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve.
Con una frase semplice, dice due cose preziose:
che la poesia serve a chi vive per dire le cose, per farle accadere;
che quella storpiatura (è di chi gli serve) rivela una grande bellezza: l’errore.
L’errore scappa, nel senso che chissà dove va a finire.
Ma poi da chi scappa?
Chi è che lo insegue?
Forse se ne ne va in giro come un Don Chisciotte in cerca di avventura, e ci invita a farci cavalierǝ erranti, dispostǝ alla scoperta e ogni volta prontǝ a rialzarci dagli inciampi imprevisti.
D’altra parte, anche grandi scoperte scientifiche sono arrivate per caso: la penicillina grazie a una muffa, il forno a microonde grazie a un pezzo di cioccolato sciolto, il ghiacciolo grazie a un bicchiere di acqua e soda. È una strada di sorprendenti vagabondaggi, la strada dell’errore, dello sbaglio. Che diventa opportunità per imparare.
Come riassume bene Vanessa Roghi in una delle frasi a tutta pagina della Scatolina:
Centro riparazioni
Racconta Eric McLuhan, figlio del sociologo Marshall McLuhan, che il titolo del libro più famoso del padre (Il medium è il massaggio) fu il risultato di un refuso conservato di proposito: infatti, nelle bozze il tipografo riportò massage invece che message; ma McLuhan decise di lasciare l’errore, perché creava un bel gioco di parole con il titolo originale Il medium è il messaggio – tanto che in inglese si poteva giocare con quattro significati: message (messaggio), mess age (era del caos), massage (massaggio), mass age (era della massa).
Un bell’esempio di come gli errori possono moltiplicare la vita, di come gli errori càpitano ma si possono anche riparare, tanto che gli esseri viventi funzionano secondo il principio di replicazione del DNA, capace di riparare gli errori come farebbe unǝ correttorǝ di bozze.
Le parole possono tutto, riparare è la forma dell’umano.
Così come lo è sbagliare, generando nuove storie, inimmaginabili fino a un attimo prima. Impensabili, impossibili. Ma che succedono proprio perché sbagliamo.
Sbagliando si inventa, ma pure si diventa.
Espandere l’errore
L’errore è un sorriso che passeggia sulle facce delle cose, sopra i volti delle persone.
Erra, l’errore.
Come fa il pensiero e come fanno le parole, che poi a volte si perdono in questi giri indecifrabili, e chissà dov’è che vanno a finire. Ma poi, finiscono per davvero?
Di sicuro, qui continuano, portando la parola errore in altri territori, grazie ai consigli di lettura, visione, ascolto di Vanessa Roghi e
.Vanessa Roghi2
Il libro degli errori di Gianni Rodari, ovviamente.
A qualcuno piace caldo di Billy Wilder (1959). D’altra parte: “Nessuno è perfetto!”.
Mentalité di Baby Gang. Per gli errori degli adulti, spesso irreparabili.
Tostoini3
I cinque malfatti di Beatrice Alemagna, per l’energia anarchicamente “scaciona” e pragmatica dei suoi Malfatti, che non vengono migliorati, riprogettati, trasformati nella versione migliore di sé stessi con le lucide chiome – sbagliati ma carini – in un eterno ciclo del racconto di sé come fatica di Sisifo in cui gli errori e le vulnerabilità vanno bene ma solo se non si mettono troppo di traverso. Dove vanno? A fare cosa? E chi può dirlo. Escono dal libro e dalla casa senza dare spiegazioni, essendo ancora quello che sono (errori e tutto) e lasciando chi legge sul pavimento, assieme al Perfetto.
The Good Place, serie in quattro stagioni ideata da Michael Schur. Si possono usare gli stessi princìpi morali dei pensatori medievali o d’un sistema filosofico emerso nell’età del bronzo per capire come viviamo adesso in società? La cornice filosofica con cui valutiamo i nostri errori è valida o merita di essere riesaminata? E se sì, possiamo parlarne nel contesto di una sitcom con puntate da 25 minuti? Come si fa a non volere bene a una serie che si prende delle libertà con A porte chiuse di Jean-Paul Sartre – la pièce teatrale con la famosa citazione sul fatto che “l’inferno sono gli altri” –, infilando una serie di riflessioni tutt’altro che banali su concetti come particolarismo morale o etica kantiana, in mezzo a tutte le possibili battute sui peti che la mente umana può ideare.
Running Out Of Time dei Paramore. Sentite questo pezzo:
Nevermind, I hit the snooze on my alarm 20 times
I was just so tired
There was traffic, spilled my coffee, crashed my car
Otherwise, would’ve been here on time
Shoulda, coulda, wouldn’t matter, ultimate alibi
You know it’s a lie
There was a fire! (metaphorically)
Be there in five! (hyperbolically)
Vorrei poter dire che il mio personale monologo interno non suona esattamente in questo modo, ma sarebbe una menzogna.
P.S.
Ho deciso di riunire i consigli musicali in una playlist su Spotify, che si popola di due canzoni ogni due settimane. Si chiama Scatoline x Linguetta, ma ci aggiungo pure i consigli di chi legge questa newsletter.
Perciò, se volete espandere ogni parola, basta scrivere nei commenti o mandarmi tutto via mail; e cercherò di inserire anche i vostri consigli di lettura/visione in una pagina a parte di Scatoline espanse. Così alla fine avremo un bel puzzle collaborativo da esplorare.
Mi sa che è tutto, noi ci vediamo alla prossima Scatolina!
Che uscirà venerdì 31 gennaio, alla scoperta della parola FALSO, scritta da Adil Mauro e illustrata da Francesca Carità.
Il postino è un film del 1994 diretto da Michael Redford. Nella storia Mario Ruoppolo (interpretato da Massimo Troisi) è il postino di un’isola nel Mediterraneo dove è venuto ad abitare temporaneamente il poeta Pablo Neruda (interpretato da Philippe Noiret).
Vanessa Roghi è storica, scrittrice e autrice di programmi culturali per la Rai. Su Instagram la trovate come @vanessaroghi.
Chiedimi quanto sono contenta che mi sia stata assegnata questa parola, dai chiedimelo. La risposta è MOLTISSIMO! Grazie Andrea per questi approfondimenti! (e grazie ancora a Vanessa per quel testo così significativo).
Grazie per questa linguetta 🧡