Emergenze
Linguetta #188 / Le cose possono emergere venendo a galla, cioè diventando un'emergenza visibile: si riesce a gestirle con efficacia, se prima si è ben progettato.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Poche settimane fa ero nella Libreria delle ragazze e dei ragazzi di Brescia per il gruppo di lettura 8-10 anni, quando un bambino mi racconta un dettaglio della storia scelta e tiene in mano il libro, che è pieno di post-it.
Gli chiedo se è una cosa che fa abitualmente e lui mi dice:
No, non l’avevo mai fatto però ho visto te la volta scorsa con tutti i post-it infilati dentro, e allora l’ho fatto pure io per ricordarmi meglio le cose.
Ecco, spesso tutto emerge naturalmente senza che ce ne rendiamo conto e quando non ce lo aspettiamo.
Emergere è una parola che prima di tutto ha a che fare con l’acqua:
emergono le isole in mari, laghi o fiumi
emergono subacqueǝ dal fondale
emergono naufraghǝ nella notte
emergono surfistǝ dalle onde
emergono balene per respirare
emergono tuffatorǝ nelle piscine
emergono gli gnocchi nell’acqua che bolle
emergono anatre dalla pesca negli stagni
emergono tronchi portati dalla corrente
emergono relitti negli oceani
emergono bottiglie con messaggi dentro
emergono sottomarini dagli abissi
emergono scogli nella bassa marea
L’elenco potrebbe continuare, anche perché il verbo ‘emergere’ è inesauribile, e in qualsiasi habitat ci troviamo emergono: germogli, ricordi, pensieri, errori, problemi, verità, temi, voci, motivi, intelligenze, soluzioni.
Come una mangrovia che sta in un terreno acquifero, è la dimensione liquida che contiene le radici linguistiche dell’emergere, dal latino emergĕre, composto di e- «fuori» e mergĕre «tuffare, sommergere».
Emergere è venire a galla, salire in superficie, affiorare.

Tuttə prontə!
C’è il bello della polisemia nel sostantivo che deriva dal verbo ‘emergere’, perché quando diventa emergenza, il significato di emersione viene affiancato e schiacciato dalla sua parte negativa.
L’emergenza diventa sinonimo quasi esclusivo di ‘situazione critica’.
E nella nostra testa prendono spazio tante altre figure:
l’ambulanza
la sirena, il pulsante, il freno di emergenza
l’allarme per un terremoto, un allagamento, un incendio
Non siamo più in uno stato di quiete, ma in una condizione di urgenza e velocità, che ci mette in moto affinché possiamo reagire con prontezza.
E non è un caso se l’unità di emergenza di un ospedale si chiama pronto soccorso: racconta di un essere prontə a fronteggiare situazioni speciali, fuori dell’ordinario, che richiedono di intervenire immediatamente e con grande perizia.
Farsi trovare prontə vuol dire avere studiato, progettato e fatte proprie le cose a un livello di maestria che sa adoperarsi, soprattutto quando la situazione è concitata; o anche soltanto quando ci si trova a dovere improvvisare, cioè ad adattarsi alle condizioni ambientali.
Che è proprio quello che credo succeda in ogni mestiere, e che nonostante la ripetizione di certi schemi, incontro anch’io ogni volta che vado nelle classi, che faccio letture ad alta voce o che incontro bambine e bambini nei laboratori.
Ogni cosa è preparata
Qualche settimana fa dovevo prendere un treno per tornare dal Salone di Torino verso Brescia, soltanto che cartelli e altoparlanti alla stazione di Torino Porta Nuova annunciavano che le tratte dei regionali fra Torino e Vercelli erano impraticabili (purtroppo perché una persona era stata investita da un treno, nel vercellese).
Gli unici treni che riuscivano a circolare in direzione Milano erano quelli dell’alta velocità, ma non tutte le persone potevano cambiare biglietto scegliendo di prendere il Freccia Rossa.
In quel caso è emerso che Trenitalia non aveva un piano di emergenza, non aveva previsto ad esempio una linea di autobus alternativa e pronta a commutare il traffico ferroviario su strada.
Prevenire significa prevedere, immaginare, progettare prima.
Significa capire che le emergenze sono momenti di crisi che devi avere programmato, specie se hai a che fare con il pubblico, con tante persone.
Forse le emergenze contano ancora di più della normale programmazione, perché se dobbiamo ricordare come siamo statǝ durante quell’emergenza, sono le cose spiacevoli che si fissano di più nella nostra testa.
Servono in qualsiasi ambito, le unità di crisi: dentro un’azienda per risolvere questioni produttive, in un’agenzia pubblicitaria per affrontare una campagna non andata come si pensava, in un giornale per confrontarsi con le reazioni della gente, in una scuola per prepararsi a un’eventuale calamità, durante un evento sportivo, all’interno di un governo per le più svariate crisi (energetiche, relative agli affari esteri, per operazioni militari, in caso di pandemia).
E di mezzo c’è sempre qualcosa che si progetta con la lingua, trovando le parole più adatte e studiando protocolli di applicazioni chiari, semplici ed efficaci.
Perché se ci pensiamo bene, le nostre vite sono costellate di emergenze a cui dobbiamo predisporci, trovando il modo migliore di ristabilire equilibri.
P.S.
Il referendum è uno strumento di emergenza, che certo non risolve immediatamente e completamente le cose, ma dà a tutte le persone la possibilità di incidere concretamente su quelle cose.
Domenica 8 e lunedì 9 giugno possiamo cambiarne cinque che riguardano le condizioni di chi lavora e di chi abita un paese da cittadinə. Ci basta uscire di casa e andare a votare al nostro seggio. Io lo farò con un bel SÌ ai cinque quesiti.
Per capire in maniera semplice di che cosa si parla, vi giro il carosello Instagram di Atipical (grazie ad
per averlo postato nell’ultima puntata di Ojalá).🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dal poema in versi Piccola cosmogonia portatile di Raymond Queneau (traduzione di Sergio Solmi), con le ultime battute del primo canto.
Terra partorisce urlando
e draga magma luminoso e vita
fangosa. Essa appare sempre pallida
e mèzza, e sempre continua a muggire.
📚 Ripararsi
Il consiglio è per un libro per ragazzǝ che ho letto da poco: Gesso di Anna Woltz (traduzione di Anna Patrucco Becchi), perché è proprio un’emergenza che fa partire la storia, cioè un dito mozzato per Bente, la sorellina della protagonista Fitz. E sarà dentro un ospedale che accadranno cose che cambieranno le traiettorie di un manipolo di ragazzine e ragazzini. E forse pure quelle di alcuni adulti.
🎧 Emersioni inaspettate
Quante cose emergono se riusciamo ad ascoltare le prove che sono sparse qua e là sul pianeta che abitiamo. Il filosofo della scienza Telmo Pievani ci porta alla scoperta di quelle cose che a volte nemmeno cercavamo, ma che ci consentono di capire l’imprevedibilità della vita. E lo fa con il podcast Serendipity, scritto e raccontato per Lucy. Sui mondi (spin-off scientifico della rivista Lucy. Sulla cultura). Qui sotto il primo episodio, Quante storie in un osso!
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Prepariamoci ad accogliere le emergenze, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (come i pulsanti di commento e restack). E per rendere tutto più intenso, ecco la mia mail.
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Il mio ultimo libro
L’arcipelago delle isoleombra, che io ho scritto, Marianna Balducci ha illustrato, Sabìr ha fatto diventare vero nel 2024. Se vi va di parlarne e raccontarlo, io ci sono.
Cose che faccio
Seguo progetti di educazione alla lettura, leggo ad alta voce, faccio formazione su albi illustrati e comunicazione: sta tutto sul mio profilo Linktree.
"Il referendum è uno strumento di emergenza", mi piace molto la polisemia di questa frase. Grazie, Andrea!
Qualche giorno fa, nella chat Whatsapp delle persone italiane all'estero per il Sì al referendum sulla cittadinanza, è emersa una comunicazione di emergenza del consolato di Bruxelles, che diceva più o meno così: "Siamo sommersi di richieste dei duplicati dei plichi per il voto, da parte delle persone a cui non sono ancora arrivati. Non si garantisce la spedizione di tutti i duplicati". Di fronte a un'emergenza dentro all'emergenza (come brillantemente hai definito lo strumento dei referendum), le reti consolari italiane nel mondo non sono preparate. Com'è possibile, ci chiediamo, quando si tratta di complesse istituzioni di uno Stato occidentale ricco e democratico? Quando a ogni elezione si ripete questo stesso schema, che pertanto è prevedibile e preventivabile? Quando l'impreparazione all'emergenza significa essenzialmente negare il diritto di voto ad alcune cittadine e cittadini?