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Avatar di Nina Grenzwert

Ciao Andrea, non ho capito in che senso "traduttore" ti sembra particolarmente soggetto ad essere usato al maschile sovraesteso. Nei libri di solito si trova (ben nascosta in corpo 7) la dicitura neutrale "traduzione di". Che la maggior parte delle traduttrici letterarie siano donne (anche questo di per sé un fenomeno interessante) lo sa chiunque abbia un po' di attenzione alla traduzione in sé - poca gente. E che i "traduttori" appaiano a frotte nei media, non mi pare! Tendono ancora a essere abbastanza invisibili, attraverso i generi.

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Avatar di Andrea M. Alesci

Ciao Nina. La dicitura "traduzione di" va benissimo, tanto che su molti siti di case editrici si trova proprio quella dicitura - sarebbe comunque bello avere un descrittore traduttore/traduttrice così come autore/autrice, spostando il focus su chi ha fatto il lavoro più che sull'opera.

Negli store online (ad esempio Ibs, Amazon) e in altri siti web letterari invece compare sempre la parola "traduttore" e mai "traduttrice", anche se a tradurre il testo è stata una donna.

In questo modo, in un processo di lettura automatica assorbiamo informazioni di traduzioni fatte da traduttori, sempre al maschile; ed essendo quelle informazioni presenti sul web, è poi da lì che le pescano anche le intelligenze artificiali per formulare risposte, restringendo il campo di rappresentazione del maschile e del femminile.

So che può sembrare un dettaglio, ma spesso sono gli automatismi che intaccano un pensiero più aperto e rispettoso.

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Avatar di Nina Grenzwert

Grazie per la risposta. Ora capisco meglio.

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Avatar di Andrea M. Alesci

Grazie a te per il chiarimento: probabilmente non sono riuscito a essere chiaro già nel testo principale, e riscrivere aiuta sempre a rendere più limpide le cose 😀.

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