Corpi traducenti
Linguetta #172 / La parola maschile 'traduttore' viene usata troppo spesso online in modo generico per definire chi traduce, sminuendo e cancellando pezzetti di persone.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quando mi capita di fare una ricerca per un libro da leggere – ad alta voce o per altri progetti di lettura – mi segno sempre titolo del libro, nomi di autorə e illustratorə, ma anche quelli di chi ha tradotto il testo.
Soltanto che nella maggior parte dei casi, quando inizio a cercarli sui siti di case editrici, store online, biblioteche, altre realtà che ne parlano, si verificano due cose:
fatico nel trovare il nome del traduttore o della traduttrice
se il nome c’è, compare sempre dopo l’esclusiva etichetta maschile traduttore
Sminuire il lavoro di chi traduce significa dare meno valore alle parole che ci arrivano da lingue che non sono la nostra lingua madre.
Nella traduzione c’è il senso della lingua.
La lingua è fatta di movimento e inarrestabili scambi, si modifica per sua stessa costituzione. E chi traduce diventa una specie di guida, capace di assecondare i movimenti delle tante lingue che percorrono le curve della Terra.
Se negli spazi web le etichette professionali di traduttore o traduttrice vengono dissolte, quella professione sarà meno visibile agli occhi delle persone.
Chi non viene nominatə, esiste di meno.
Per ogni traduttorə
Tradurre un testo è ogni volta una rinascita per quel testo, che diventa possibile per chi non conosce la lingua da dove è partito il suo cammino.
Eppure anche quando il nome di chi traduce c’è, nei vari spazi web (in lingua italiana), il descrittore del suo mestiere è sempre al maschile.
Il maschile sovraesteso è un segno visibile del sistema patriarcale.
Basterebbe progettare siti web con descrittori dinamici che cambiano a seconda che chi traduce sia un traduttore o una traduttrice.
Queste piccole etichette di testo ci scorrono sotto agli occhi senza che ce ne accorgiamo, sembrano poca cosa, eppure informano la nostra percezione del mondo.
Come diceva la linguista Alma Sabatini1:
L’uso di un termine anziché di un altro comporta la modificazione nel pensiero e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta. La parola è una materializzazione, un’azione vera e propria […].
Toccare la lingua è come toccare la persona stessa.
Nascondere il genere femminile dietro l’uso indistinto di traduttore – così come di autore o illustratore – significa diminuire una persona, cancellarne un pezzetto.
E vuol dire mantenere il privilegio del maschile di nominare, invece di scostarsi e lasciare che l’equità linguistica diventi anche equità di condizioni sociali.
Artifici linguistici
In una delle lezioni di un corso sull’information literacy2 che sto tenendo per insegnanti delle medie ho parlato dell’intelligenza artificiale (IA).
L’IA è un’assistente che assume varie forme, ma nell’uso più popolare che ne possiamo fare ha la forma conversazionale di ChatGPT e affini.
Ci ho pensato perché, quando usiamo questo strumento, le informazioni a cui attinge rimandano sempre alle informazioni fatte circolare dalle persone, cioè a quelle che ciascunə di noi forma nella propria testa.
Il linguaggio di ChatGPT ha a che fare con diverse parole:
quelle che stanno nei dati usati per addestrarla
quelle scelte da chi l’ha progettata
quelle delle fonti online che usa per formulare risposte
Le parole ci abitano e informano il mondo.
In un pezzo del Tascabile3, la traduttrice Silvia Pareschi ricorda:
La traduzione si fa carico di scovare e mettere in luce tutto ciò che nell’originale oltrepassa i limiti della semplice comunicazione: l’alterità rispetto a sé stessa dell’opera letteraria, il perpetuo mutare di una lingua che la rende potenzialmente immortale.
Tutto quanto l’originale contiene, insomma, d’intraducibile.
Le parole che scegliamo di usare online possono fare la differenza nel descrivere le persone, soprattutto nel far sì che il genere di un mestiere si accordi con chi fa quel mestiere.
Ed è sempre una questione di traduzione, di muoversi nel viaggio della lingua.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi di Patrizia Valduga dalla raccolta di poesie Cento quartine e altre storie d’amore.
50.
Ogni mio senso è in ogni senso immerso
e dice addio ogni cellula a ogni cellula
risensata attraverso l’universo
io sono un’alga, un’ala di libellula.
📚 Quaderno operativo
Visto che l’ho citata, il consiglio è per un bel libro di Silvia Pareschi sulla traduzione: s’intitola Fra le righe, e all’inizio c’è anche una nota sull’uso dei femminili e dei maschili, nella quale dice:
Non intendo addentrarmi nell’acceso dibattito sull’uso di un linguaggio ampio in italiano, però, visto che questo libro racconta una storia personale, devo dire che fin dall’inizio ho provato un certo fastidio a parlare di un “traduttore” generico quando io sono una traduttrice e conosco molte più traduttrici che traduttori (e al di là dell’esperienza personale, è un dato di fatto che in Italia l’85% di chi svolge questa professione è donna).
🎥 Il peso degli inizi
L’ho rivisto, come mi capita ogni tanto da quando ventiquattro anni fa mi ci immersi al cinema: è Il signore degli anelli - La compagnia dell’anello, che per me rimane una delle più belle esperienze cinematografiche – soprattutto dopo averlo riguardato nella maratona del 2004, insieme ai due capitoli successivi. E contiene questa frase, che all’inizio Gandalf dice a Frodo: “Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso”. Sta su Netflix, Prime Video, Now TV.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Cerchiamo di accordare le parole al genere delle persone, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (come i pulsanti di commento e restack).
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Sono Andrea M. Alesci, scrivo per piccoli umani e tengo laboratori: l’ultimo mio libro è L’arcipelago delle isoleombra, illustrato da Marianna Balducci (Sabìr, 2024).
Seguo progetti di educazione alla lettura, leggo ad alta voce, faccio formazione su albi illustrati e comunicazione.
Se ci sono maestrə, insegnanti, bibliotecarə, libraə, adulti curiosi che vogliono fare una di queste cose insieme a me, trovate tutto sul mio profilo Linktree.
La citazione è tratta dal documento Il sessismo nella lingua italiana, pubblicato nel 1987, in particolare nella sezione Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, pagina 97.
Information literacy sta per ‘competenze informative’, è un metodo di lavoro: costruire insieme conoscenza, in modo continuativo. Per dare una definizione sintetica, direi che si tratta di sapere cercare cose.
Tradurre, creare, produrre, scritto da Riccardo Rinaldi per Il Tascabile.
Ciao Andrea, non ho capito in che senso "traduttore" ti sembra particolarmente soggetto ad essere usato al maschile sovraesteso. Nei libri di solito si trova (ben nascosta in corpo 7) la dicitura neutrale "traduzione di". Che la maggior parte delle traduttrici letterarie siano donne (anche questo di per sé un fenomeno interessante) lo sa chiunque abbia un po' di attenzione alla traduzione in sé - poca gente. E che i "traduttori" appaiano a frotte nei media, non mi pare! Tendono ancora a essere abbastanza invisibili, attraverso i generi.