Confusioni
Linguetta #176 / Un documento bancario passato ai raggi X serve a vedere come retorica e ridondanze indeboliscono un testo, annullandone le intenzioni comunicative.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
C’è una cosa che mi è capitata sotto mano e mi ha riportato quasi alle origini di questa newsletter, quando alla puntata numero 3 parlavo del volantino di una banca.
Dopo tre anni e mezzo c’entra ancora una banca, stavolta con uno di quei documenti che spesso fanno la fine di una sfera arancione nelle mani di LeBron James: bam, giù nel canestro!
La prova provata, però, l’ho conservata, prima di schiacciarla nel cestino, perché è utile vedere come troppe parole, scritte male, possono diventare un boomerang comunicativo; e come mi hanno fatto pensare a una frase che pronuncio spesso, e che è pure la gif che uso di più nelle chat. Questa qui sotto.
Anacronismi
L’intenzione della banca è proporre un nuovo prodotto, ma dentro a questo testo ci sono un bel po’ di cose che non funzionano.
Vediamole insieme.
L’uso antidiluviano della sigla “Egregio”, tra l’altro accorciata nella forma “Egr.” che diventa subito fantozziana.
Il “Sig.” in maiuscolo, e comunque il fatto di considerarmi un signore: perché? Qual è lo statuto che mi rende un signore? Hanno informazioni sul mio stato civile che nemmeno io conosco? (spoiler, non sono sposato). Oppure sanno qualcosa sulla mia identità di genere?
Il cognome messo prima del nome, mentre dovrebbe seguirlo, come ricorda anche l’articolo 6 del Codice civile. Inoltre, anteporre il cognome al nome restituisce un’aura burocratica.
Dopo l’introduzione formale (Egr. Sig.), c’è un repentino passaggio all’informale seconda persona singolare (“desideriamo ringraziarti”), come fossimo vecchiə amicə. Anzi, una famiglia.
La captatio benevolentiae1 “desideriamo ringraziarti per il tempo prezioso che ci dedichi” suona come un artificio retorico che sa di falso.
Le persone che mi scrivono sono “sicuri [maschile sovraesteso] che il tempo sarà ben ricompensato”. Da dove deriva questa sicumera? Stanno dentro alla mia testa? Casomai sarò io a deciderlo, se il tempo che gli dedico sarà impiegato bene o no.
La sbrodolata affettuosa: “Consideriamo preziosa la relazione che nasce tra le persone; una relazione che può crescere nel tempo, rafforzata dai valori della fiducia e del rispetto reciproco, e vissuta con grande professionalità e massima trasparenza”.
Notare che: il tempo è sempre prezioso, la trasparenza massima, la professionalità grande e il rispetto reciproco. È il festival delle frasi fatte.
Poi mi arriva l’offerta di “diventare davvero uno di noi”. Anche qua un pleonasmo (davvero) che non aggiunge nulla, se non il fastidio di doverlo leggere.
operazione a premi*, con quell’asterisco che dovrebbe rimandare a un altro asterisco di spiegazione – giuro che l’ho cercato in ogni angolo, su fronte e retro del foglio, ma niente, nessuna traccia.
La perla del nome dato all’offerta: CONTOTUTTOTUO, scritto con gradazioni di neretto crescenti che confondono la lettura, così come l’allitterazione della T e la ripetizione da capogiro di U e O.
Tralasciando l’offerta (di prodotti bancari che già possiedo) e dei premi in omaggio, il messaggio dice di approfittare di un’occasione che, per forza di cose, non può che essere irripetibile.
L’uso improprio della d eufonica2 in “questa ed altre vantaggiose opportunità”.
Il personale non è solo “a disposizione” ma “a completa disposizione”. Ennesima ridondanza che occupa solo spazio (e attenzione).
“Cordiali saluti” è seguito dal punto, invece che dalla virgola.
“Il Vicedirettore Generale e Direttore Commerciale”, con le maiuscole iniziali per ogni parola, segno di una monumentalità che non appartiene alla lingua italiana (ma nemmeno all’inglese che vorrebbe mimare).
Distorsioni
Ci sono tante cose di troppo in quel documento, e poi burocratismi, ridondanze, espressioni retoriche, scorrettezze grammaticali, disfunzionalità visuali. C’è un messaggio che distorce l’intenzione e la rende nulla.
Quando la lingua satura tutto, allora non funziona.
Siamo sempre quello che diciamo, soprattutto siamo il come lo diciamo. Nell’epoca dell’attenzione esasperata, riuscire a scrivere messaggi essenziali e che entrino in risonanza è fondamentale e necessario per chiunque, specie per un’istituzione come la banca.
Tento una stringata alternativa.
Gentile Andrea,
ti prendiamo solo un attimo di tempo per dirti che per noi conti, e che vogliamo farti un’offerta e un piccolo regalo.
L’OFFERTA
La possibilità di avere CONTO TUTTO TUO, un conto a canone azzerabile (gratuito per 12 mesi), comprensivo di carta di debito Visa e dell’accesso a Inbank web.IL REGALO
Uno dei seguenti premi [segue elenco con le foto dei premi].
Le parole definiscono chi le pronuncia e restituiscono una certa immagine in chi le legge.
Allora serve usarle bene, senza saturare un foglio, un discorso, uno spazio digitale: basta rendere saliente ogni messaggio che componiamo.
P.S.
Un’altra persona ha deciso di sostenere Linguetta (sono 14), e sono sempre più grato perché l’espansione di Linguetta che sta nella mia testa prende connotati più precisi. Intanto che progetto, continuiamo a leggerci in questa forma, dentro il prezioso spazio su Substack.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta Gattacci di Roger McGough, illustrata da Lydia Monks e tradotta da Franco Nasi.
L’ultima mezza po-e-sia
«E dacci un taglio
con la poesia!»
ha detto lei.
«E sia!»
ho scritto io.
📚 Ufficio resurrezione parole smarrite
Il consiglio è per un libro di Sabrina D’Alessandro che s’intitola Accendipensieri, e che nell’introduzione dice:
Le parole sono il suono che diamo alle cose del mondo e i colori con cui lo dipingiamo, hanno dunque molto a che fare con la creatività. E quando si tratta di creatività nessuno è meglio dei poeti, degli inventori… e dei bambini.
Ah, il sottotitolo è Per scoprire parole antiche e inventare parole nuove.
📧 Posti parlanti
Proprio nei giorni scorsi è arrivato su Substack anche il linguista Michele A. Cortelazzo (
) con la newsletter , che si è aperta con una sintetica e chiara puntata attorno al genere.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Andiamo all’essenza delle cose, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (così come i pulsanti per commentare e fare restack).
Per rendere tutto più intenso e personale, potete scrivermi via mail.
Se volete taggarmi sui social, mi trovate su Instagram, Threads, Bluesky, LinkedIn.
Chi invece vuole sostenere Linguetta, può farlo dentro Substack con 30 euro all’anno.
Sono Andrea M. Alesci, scrivo per piccoli umani e tengo laboratori: l’ultimo mio libro è L’arcipelago delle isoleombra, illustrato da Marianna Balducci (Sabìr, 2024).
Seguo progetti di educazione alla lettura, leggo ad alta voce, faccio formazione su albi illustrati e comunicazione.
Se ci sono maestrə, insegnanti, bibliotecarə, libraə, adulti curiosi che vogliono fare una di queste cose insieme a me, trovate tutto sul mio profilo Linktree.
Nella retorica ecclesiastica era la parte del discorso che serviva a conquistare la benevolenza di chi ascoltava.
La d eufonica va inserita solo quando si incontrano due vocali uguali (es. ad andare, farfalla ed elefante), altrimenti è soltanto un elemento d’attrito nella lettura.
Sto scrivendo un libro, sai? Cerco di non parlare a un maschile, come l'italiano vorrebbe. L'ho imparato proprio da Te. Però non voglio usare neanche chiocciole, e capovolte, x e altri mostri strani. Sai quant'è difficile cambiare la forma per rendere il genere neutro? Però con un po' di sforzo sto riuscendo nell'impresa, accettando alle volte della cacofonia.
Davvero interessante, complimenti! Mi hai fatto venire in mente il testo di Floriana C. Sciumbata "Sono solo coincidenze? Proposte a Trenitalia per farsi capire (meglio) dai viaggiatori", edito da EUT Edizioni Università di Trieste. Credo che si trovi gratuitamente in rete, lo consiglio a tutte le persone a cui e' piaciuta questa linguetta!