Tra le età
Linguetta #181 / Chi ha più anni contiene tante età e può cercare le parole per trovare l'intesa con chi è più giovane, ricordandosi di quando sperimentava giocando.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Nel 2004 feci uno dei più bei viaggi della mia vita: in bicicletta, verso Santiago de Compostela, in venticinque. Ma la cosa più entusiasmante fu il gruppo eterogeneo che una mattina di fine luglio partì da Saint-Jean-Pied-de-Port, perché era attraversato da un sacco di età diverse, comprese fra 15 e 74 anni.
Ci ho ripensato nei giorni scorsi quando un amico di quel gruppo, che aveva 35 anni più di me, è morto. E se c’è una cosa che quell’esperienza allora mi raccontò, fu lo stupore nello scoprire l’amicizia anche con persone separate da tanti anni anagrafici.
Le età diverse si parlano.
Succede come con la lingua, che è capace di avvicinare anche chi è distante (per esperienza, provenienza, grado di istruzione): le parole che riescono a fare gruppo, quelle che ci fanno sentire a nostro agio, sono come unə amicə in cui confidare.
Ricordarsi
C’è una scena di Hook - Capitan Uncino che mi commuove ogni volta che la vedo, e che per me è il punto nevralgico della storia: siamo sull’Isola che non c’è, uno dei bambini sperduti si avvicina a Peter Banning (Robin Williams), gli leva gli occhiali, inizia a massaggiargli la faccia come si fa con un pezzo di pasta morbida, lo guarda con attenzione, alla ricerca di qualcosa, e poi dice tre parole:
Eccoti qua, Peter.
Qui sotto il video, con il punto di climax che arriva al minuto 1’40’’.
Nascosta fra i segni degli anni e nelle ombre della pelle dell’avvocato Banning, lì c’è ancora l’espressione di Peter Pan, la sua forma giovane. E questo è un esercizio di immaginazione che faccio spesso quando vedo altre persone, magari a me sconosciute: provare a figurarmi com’erano da bambinə.
Nel libro Ops! 20 imprevisti che hanno cambiato l’evoluzione e la storia Telmo Pievani e Andrea Valente dicono:
Non solo abbiamo rallentato lo sviluppo, ma tratteniamo anche alcuni caratteri giovanili per tutta la vita. Ci siamo evoluti mantenendo nella maturità quelle che nelle nostre specie cugine erano caratteristiche solo infantili, per esempio il forte collegamento tra le diverse parti del nostro cervello […]
Siamo umani grazie all’infanzia e all’educazione, figlie di una fragilità originaria. Non sappiamo esattamente perché sia andata così. Forse, come succede anche nei bonobo, ci siamo auto-addomesticati cioè la selezione ha favorito il successo riproduttivo degli individui più docili e meno aggressivi.
In Homo sapiens sono state trovate in effetti le tracce genetiche di questo progressivo ingentilimento, una delle quali è appunto la “neotenia”: la conservazione di caratteri giovanili per tutta la vita.
La fragilità è il segreto della nostra evoluzione, cioè la consapevolezza della nostra finitudine. Ed è questa neotenia che ci porta verso la cultura come paradigma della vita, cioè apprendere e trasmettere di generazione in generazione.
Significa continuare a giocare, che è la stessa cosa che facciamo con il linguaggio fin da piccolə, in un gioco di associazioni libere fra suoni e significati.
Sperimentiamo le parole per ricordarci chi eravamo e chi saremo.
Comunque genitori
Nell’avvicinamento e nell’unione di età distanti c’è il senso dell’essere umani, cioè un progressivo contenimento di tanti sé, come alberi che aggiungono uno alla volta anelli dentro il proprio tronco.
E come gli alberi, stiamo e comunichiamo perché le informazioni si tramandino al futuro.
Qualcosa che nell’introduzione alla newsletter Areale del 20 aprile 2024 spiegò benissimo Ferdinando Cotugno, citando anche un pezzo dell’intervista fatta a Cristina Guarda, consigliera regionale in Veneto:
“Gli ecologisti hanno l’immagine del futuro nella propria testa. Non è soltanto una prerogativa di una persona che ha o avrà dei figli. Prima di sapere che avrei avuto questa possibilità, sentivo la mia genitorialità esprimersi nell’amore che sentivo per la mia popolazione. Qualunque politico vive la genitorialità nei confronti delle generazioni future”.
Con o senza figli: quello dipende dalle traiettorie biografiche, dai destini personali, dalle cose che succedono nelle nostre vite. Ma fare politica è già essere genitori, in un senso largo. Occuparsi di futuro è un atto di paternità o di maternità.
Significa usare parole che stanno fra le età, che cercano di collegare tempi diversi in un allenamento continuo, che conserva come una memoria tattile il gioco all’invenzione di quando eravamo scimmie bambine.
P.S.
Dopo il sondaggio della scorsa volta, una lettrice mi ha scritto che la scrittura (e la sua forma più alta, cioè la poesia) fa tre cose: testimonia, attiva un contatto, favorisce un passaggio. Che mi sembrano tre cose che hanno molto a che fare anche con questa puntata di Linguetta, che continuerò a scrivere ogni settimana, perché farlo mi dà piacere, mi serve, e spero possa servire a chi continuerà a leggerla, nei tempi e nei modi che preferirà.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta di poesie Una luce in soffitta di Shel Silverstein (traduzione di Damiano Abeni).
Mal di testa
Una pianta che mi cresce nella testa
è una preoccupazione vera.
Sono contorto, spinoso, intricato e spoglio,
ma aspettate e vedrete in primavera!
📚 Reimmaginandosi
Il consiglio è per l’agile saggio Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio di Katherine Rundell (traduzione di Stefania Di Mella), che a un certo punto dice:
La letteratura per ragazzi fa anche qualcos’altro: ci aiuta a ritrovare quello che magari non sapevamo neanche di aver perso. La vita adulta è piena di cose dimenticate.
🎥 Stare vicini
C’è un film che mi è venuto subito in mente pensando al legame che si crea tra due persone distanti per età, idee, provenienza geografica, e che alla fine diventerà una fortissima amicizia. I protagonisti della storia si chiamano Thao Van Lor (Bee Vang) e Walt Kowalski (Clint Eastwood), la storia è Gran Torino. Sta su Prime Video e Sky.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Cerchiamo di parlare con chi ci sembra distante da noi, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (come i pulsanti di commento e restack).
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Un libro
L’arcipelago delle isoleombra, che io ho scritto, Marianna Balducci ha illustrato, Sabìr ha fatto diventare vero nel 2024.
Cose che faccio
Seguo progetti di educazione alla lettura, leggo ad alta voce, faccio formazione su albi illustrati e comunicazione. Se ci sono maestrə, insegnanti, bibliotecarə, libraə, adulti curiosi che vogliono fare una di queste cose insieme a me, trovate tutto sul mio profilo Linktree.
Hook che sorpresa vederlo citato… non lo vedo da una vita, ora lo rivedrò. Tra l’altro negli ultimi 10 anni sono anche usciti un paio di nuovi film su Peter Pan che non ho visto, mi hai fatto venire voglia di fare una “maratona monografica”!
Che meraviglia sempre ascoltarti, Andrea.