Temperare
Linguetta #186 / Questo verbo contiene tante applicazioni, concrete e figurate, comunque tutte riguardanti un'azione che mitiga, accorda, rende dolce la presenza.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quando faccio dei laboratori insieme a bambine e bambini, capita spesso che la punta delle matite colorate si spezzi e mi chiedano se ho un temperino.
Io il temperino me lo porto sempre nello zaino, uno di quelli che hanno anche uno scomparto per raccogliere la grafite; ed è un oggetto che mi ha sempre affascinato nella sua capacità di affilare con un semplice gesto di rotazione.
Il temperino è come la lingua: uno strumento di precisione.
Fra quelle due lame le matite recuperano la loro efficacia nel tratto: strette fra le dita della mano riescono a lasciare con più definizione il loro segno sulla carta, definiscono con limpidezza le intenzioni di chi impugna quella matita.
Anche le nostre parole hanno bisogno di essere temperate, cioè di ritrovare la freschezza necessaria a farsi capire da chi le legge o ascolta, liberandosi della grafite delle abitudini, delle frasi fatte, dei tecnicismi esasperati, delle espressioni burocratiche, di tutte quelle forme che mettono attrito fra le persone.
Ogni volta che temperiamo le parole, ci ricordiamo che le stiamo usando per dare nitidezza al discorso.
La giusta temperatura
Da quando ci sono gli smartphone, il nostro vocabolario ha preso confidenza con l’espressione vetro temperato, un vetro sottoposto a uno shock termico (riscaldato fino a 700 °C e poi bruscamente raffreddato con getti d’aria fredda); che ricopre la maggior parte degli schermi e gli dà una resistenza meccanica maggiore agli urti.

Se guardiamo l’origine latina del verbo temperāre (derivato di tempus -pŏris «tempo»), ci racconta di qualcosa che viene regolato, di un’armonia cercata e trovata; e tiene dentro la stessa famiglia linguistica cose e azioni anche lontane fra di loro:
Un pastello da temperare
Un vetro temperato
Una tempera con cui dipingere
La temperatura di un corpo
La virtù di temperanza
La tempra di un carattere
La temperie del clima
Uno stato temperato racchiude in sé un senso di moderazione e una concentrazione determinata.
Allora, una persona temperata o un clima temperato ci fanno sentire a nostro agio, creano condizioni piacevoli in cui sostare.
Stemperare le parole
Nel raccontare dei Viaggi di Giovannino Perdigiorno, Gianni Rodari un giorno lo fa capitare nel “Paese con l’Esse davanti”, dove una lettera basta a cambiare la funzione delle cose:
Ci sono lo “stemperino [che] serve a far ricrescere le matite, quando sono consumate, ed è molto utile a scuola”.
Poi c’è lo “staccapanni. Lì non bisogna attaccarci niente, c’è già tutto attaccato. Se avete bisogno di un cappotto andate lì e lo staccate. Chi ha bisogno di una giacca, non deve mica andare a comprarla: passa dallo staccapanni e la stacca”.
E ancora “lo scannone [che è] il contrario del cannone e serve per disfare la guerra.
[…] Se c’è la guerra, suoniamo la stromba, spariamo lo scannone e la guerra è subito disfatta”.
Il gioco di parole è un modo per riuscire a vedere una realtà diversa, il disegno di un’intenzione che può cambiare i connotati delle cose imbastite con il “si è sempre fatto così”.
Ed è un modo di attenuare i conflitti, come ci aiuta a capire anche la s- usata con valore intensivo davanti al verbo temperare: allora lo stemperare diventa un modo per abbassare la temperatura delle conversazioni.
Se c’è una cosa che possiamo fare, soprattutto nelle interazioni social, è mitigare e addolcire, cioè pensare prima di dire, e poi dirlo calando le parole nel contesto (senza mai trasformare il commento in un attacco personale a qualcunə).
Esercitare la temperanza non è facile, ma è necessario per riuscire a creare dialoghi che possano trasformare le cose.
Forse, a volte, la cosa migliore che possiamo fare è fermarci un po’ di secondi prima di digitare, per chiederci che cosa aggiunge di costruttivo quello che abbiamo da dire.
Temperare e temperarsi vuol dire anche questo: capire quanto vale usare il silenzio.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi che concludono la poesia Inizio della matita di Bruno Tognolini, che va in coppia con Fine della matita di Silvia Vecchini: stanno fianco a fianco dentro al libro che Vecchini e Tognolini hanno scritto insieme, e che s’intitola Canti dell’inizio Canti della fine (illustrazioni di Giulia Orecchia).
[…]
Così quando disegni
ma non sai che cosa fare
ti basta sussurrarle
cosa vuole raccontare.
📚 Piantare pensieri
Il consiglio è per l’albo illustrato La matita di Hyeeun Kim, perché senza usare nemmeno una parola ci fa vedere quanto sono preziose le storie contenute dentro una matita.
🎥 Di matite e foglie
C’è un film che mi commosse molto quando lo vidi, e che mi è rimasto impresso perché i genitori del protagonista Timothy lavorano in una fabbrica di matite, e quando la fabbrica inizia a licenziare le persone, è proprio Timothy (CJ Adams) che convince Cindy (Jennifer Garner) e Jim (Joel Edgerton) a creare il prototipo di un nuovo tipo di matita che ridia vita alla fabbrica. Il film s’intitola L’incredibile vita di Timothy Green, e dentro c’è la meraviglia di una vita che si disegna come mai avremmo immaginato. Si vede su Disney+.
✉️ Capire le cose
Il consiglio è per la newsletter Anche una donna qui: dentro l’ultima puntata c’è un bello scambio di riflessioni tra
e sulle possibilità di temperare i modi di una conversazione, anche quando chi abbiamo davanti esprime una posizione radicale e aggressiva.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Cerchiamo di temperare le parole, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (come i pulsanti di commento e restack).
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Un libro
L’arcipelago delle isoleombra, che io ho scritto, Marianna Balducci ha illustrato, Sabìr ha fatto diventare vero nel 2024.
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Grazie di cuore per la citazione, Andrea, e sappi che come riesci tu a sorprendermi con la tua capacità di sviscerare la profondità semantica di una parola, creando connessioni e metafore di senso nella realtà, davvero non ci riesce nessuno. Temperare come gesto di definizione delle intenzioni: meraviglioso!
Grazie anche da parte mia e mi ha fatto molto piacere averti conosciuto di persona oggi!! E questo film che hai citato, non l’ho mai visto e ora devo recuperarlo. (Poi mi metti Rodari e Tognolini, due numi tutelari… come si fa)!