Prendere posizione
Linguetta #54 / Lingua e realtà sono intrecciate ed esprimono sempre una scelta politica, tutto sta nel modo in cui usiamo le parole per descrivere la nostra posizione.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Che cosa sono le parole? E qual è il loro rapporto con la realtà? Partiamo da due domande, che quello che sta dopo un punto interrogativo ci mette sempre in discussione, ci fa guardare attorno per capire e carpire: soluzioni, strade, direzioni, e pure altre domande.
Farci domande ci aiuta a prendere una posizione.
E mi ha aiutato sentire Vera Gheno rispondere a queste due domande durante il suo intervento al festival La scelta organizzato a inizio settembre da Emergency.
Le parole sono una serie di lettere che assumono un determinato significato all’interno di una lingua.
È doveroso rendersi conto che le parole non bastano mai, e ogni giorno possiamo incontrare parole che prima non conoscevamo, perché magari non ci servivano. La lingua cambia la realtà, ma è evidente che anche la realtà cambia la lingua.
Le parole si legano ai fatti, alle cose, perché fra realtà e lingua c’è una sorta di intreccio.
È da questa premessa che possiamo riflettere sul senso delle parole che ci fanno prendere una posizione, sul fatto che le parole sono sempre politiche.
Chiedo aiuto sempre alla sociolinguista Vera Gheno:
Qualsiasi parola che decidiamo di usare o non usare è figlia di un’ideologia, di un posizionamento, esprime uno schieramento. Non esistono parole innocenti, esiste il modo in cui usiamo le parole.
Ogni volta che parliamo, noi prendiamo una posizione. E prendere una posizione è importante, serve a bilanciarsi.
Ricordo che quando iniziai un percorso di educazione alla voce fatto con approccio teatrale, la nostra insegnante ci disse che noi siamo il nostro corpo, e che per fare uscire le parole da lì dentro dovevamo sentirlo, quel corpo, e che per farlo dovevamo piantare bene i piedi per terra.
Sentire la base solida su cui poggiare il nostro corpo, trovare l’equilibrio per accordare il respiro e i nostri organi risuonatori. Di fatto, occupare una posizione.
Cose e parole legate indissolubilmente.
Con l’uso della lingua è la stessa cosa: comunicare è sempre un fatto politico, ogni volta che parliamo o scriviamo, stiamo definendo, delineando, stiamo descrivendo la prospettiva di un discorso.
Le parole servono a farsi domande così come a rispondere a domande, a trovare soluzioni e risolvere problemi, senza cancellare, odiare o vietare le parole ma riflettendo sulle intenzioni delle parole, sulle persone che ci ascoltano e sui contesti.
Si tratta soprattutto di consapevolezza e responsabilità.
Que viva Treccani!
Usare un certo lessico non può cambiare la realtà, ma può aiutare a innescare un cambiamento di mentalità — dice sempre Gheno.
Bisogna ascoltare le parole di chi subisce la lingua, chiedere alle persone come vogliono sentirsi chiamare.
Scegliere le parole, prendere una posizione. Cioè quello che ha fatto domenica scorsa Treccani, annunciando che nel nuovo dizionario ci sarà una grossa novità: sarà il primo in Italia a registrare le forme femminili di nomi e aggettivi insieme a quelle maschili.
Una scelta che tiene conto delle consapevolezze emerse nel dibattito sul sessismo del linguaggio, dando spazio ai femminili professionali che ancora faticano a trovarne, come dicevo nella Linguetta #47 sulla politica al maschile.
Un pezzo del Post spiega la decisione di Treccani con la consueta chiarezza.
Siamo persone
Un altro carosello Instagram ci racconta una cosa simile, cioè la potenza delle parole quando prendono una posizione e definiscono una forma del pensiero (cioè della realtà che nominano).
A pubblicarlo è stato il (bravissimo) sound designer Jonathan Zenti, parlando dell’editing e della cura particolare che stanno dentro il libro che ha appena pubblicato con Blackie Edizioni.
Non abbiamo ad oggi desinenze che richiamino un genere neutro a cui attingere ogni volta che vogliamo parlare di qualcosa che non sia né maschile, né femminile, ogni volta che qualcosa sia maschile, sia femminile, sia altro. Quindi, tra schwa, asterischi, -u e altri esotismi grafici e linguistici, questa è la mia proposta: in italiano abbiamo già a disposizione una parola bella e utile che è persona.
Se dico che ho incontrato “una persona”, io potrei aver incontrato chiunque, di qualsiasi forma. Se dico “la terza persona plurale” sto includendo qualsiasi essere umano a cui un verbo si può riferire.
Secondo la grammatica odierna persona è un sostantivo femminile. Vi troverete quindi di fronte a degli apparenti “femminili plurali” o “femminili inclusivi” o neutri femminili.
Ne ho riportato uno stralcio, comunque se fate clic sulla foto qui sopra potete leggere il carosello nella sua interezza.
Jonathan Zenti prende posizione, consapevole che scegliere certe parole delinea uno scenario e può modificare il modo di pensare un sistema.
Esattamente quello che ha fatto lo scorso 15 settembre il fondatore di Patagonia Yvon Chouinard, dicendo questa cosa qui.
Sempre Il Post lo spiega bene:
Più concretamente, il fondatore Yvon Chouinard ha fatto sapere di aver trasferito a una fondazione il 2 per cento delle azioni con diritto di voto (quelle che consentono a chi le possiede di decidere sulle scelte importanti dell’azienda) e a un’associazione non profit il restante 98 per cento delle azioni. L’obiettivo è «proteggere i valori dell’azienda» e «combattere la crisi ambientale».
Il coraggio delle parole
Scrivere è sempre un esercizio di responsabilità, e di identità. Anche quando le cose che si dicono non si conformano al pensiero della maggioranza.
Un esempio lampante è quello del consiglio comunale di Haarlem, cittadina olandese che poche settimane fa ha preso una decisione importante: dal 2024 non consentirà più di fare alcun tipo di pubblicità ai prodotti di carne e loro derivati (così come per le pubblicità di brand che sfruttano fonti fossili).
Le parole sono politiche, descrivono una nostra posizione nel mondo. Anche quando scegliamo di non pronunciarle, come ha fatto Laura Pausini durante una trasmissione della tv spagnola, non volendo cantare un accenno di Bella ciao perché “è una canzone troppo politica”.
Il tweet di Pif le risponde succintamente.
Le parole che scegliamo di dire pesano, così come quelle che scegliamo di non dire.
E siccome abbiamo detto che tra parole e fatti esiste una relazione biunivoca, fra pochi giorni ci sarà un fatto che ci riguarderà da vicino: le elezioni politiche.
Dire o non dire è come votare o non votare.
Significa fare una scelta che determinerà una serie di azioni future, che incideranno sulla vita di tuttə. Allora la chiusa la lascio a un pezzo dell’intro della puntata n. 323 di Morning, il podcast quotidiano di Francesco Costa:
Il fisico e climatologo del Cnr (Centro nazionale delle ricerche) Stefano Boccaletti ha ribadito quanto sia importante votare, votare per chi ha soluzioni specifiche, puntuali. Idee concrete, quantificate.
Se non sapete su cosa votare, provate a votare soltanto sul clima, provate a votare soltanto sull’acqua, provate a scegliere sull’energia, provate a scegliere un criterio, più importante, e a muovervi da quella scelta.
Votare, scegliere, dire, agire.
Una catena di verbi che determina la nostra posizione.
📚 Essere in funzione
Il primo consiglio letterario di questa settimana è per un graphic novel che è edito da Feltrinelli su progetto voluto dal Cnr. L’hanno scritto e illustrato Alessandro Billotta e Dario Grillotti, e s’intitola La funzione del mondo. Una storia di Vito Volterra. Una storia che racconta chi è stato il grande matematico italiano, nonché primo presidente del Cnr, ma soprattutto uno dei 12 universitari italiani su oltre 1.200 che nel 1931 rifiutarono di prestare giuramento di fedeltà al fascismo, venendo così privati della cattedra. Questioni di posizione.
Seconda dritta per un libro scritto da un autore misterioso, Filelfo, e che come recita la quarta di copertina è “il libro che i ragazzi leggeranno agli adulti e che gli adulti leggeranno ai bambini”. È L’assemblea degli animali. Una favola selvaggia, che ci parla di quanto sia urgente pensare alla salvaguardia del pianeta che abitiamo, e lo fa mettendo in scena una discussione aperta tra tutte le altre specie animali, che da milioni di anni abitano questo pianeta, da prima degli umani, e che l’hanno sempre custodito silenziosamente, a differenza degli umani. Ed è un libro pieno zeppo di tanti altri libri, nascosti qua e là come dei suggerimenti per l’esplorazione.
🎧 Parole senza fronzoli
Il podcast di Luca Bizzarri Non hanno un amico la prende una posizione decisa, ferma, diretta. Ed era uno di quei podcast che servivano per dire le cose senza piedi sulla lingua, che come direbbe Valerio Lundini potrebbe già diventare una pietra emiliana. Sì, insomma un podcast che parla di politici e politiche, e che fa ridere, perché a volte è molto meglio che piangere.
Va in onda tutti i giorni da fine agosto, lo farà fino al 23 settembre e ogni puntata dura dai 4 ai 6 minuti. Vi link di seguito una di quelle che mi ha divertito di più.
📰 Metterci attenzione
La scuola è ricominciata in tutte le regioni d’Italia e sull’Essenziale ho letto un bel pezzo del maestro Franco Lorenzoni in cui dice che “è nella scuola che possiamo svolgere il nostro compito più prezioso, affrontando la fatica di navigare controvento promuovendo, stimolando e sperimentando continuamente il dialogo tra diversi, come luogo privilegiato di costruzione delle conoscenze”. L’insegnare è una questione di attenzione ai dettagli.
Visto che oggi il Cnr è emerso un po’ di volte, chiudo con un consiglio di lettura di un altro dei suoi membri: si tratta del chimico Nicola Armaroli, e parla di energie rinnovabili con una schiettezza, competenza e conoscenza che danno la dimensione delle enormi potenzialità che possediamo e che non stiamo sfruttando. Come dire: è giunto il momento di prendere posizione.
E vado con l’ultimissimo consiglio (giuro), cioè un pezzo che è una perfetta cerniera tra questioni sociali e ambiente: s’intitola Agenda per il nuovo governo. Ambiente, sta su Doppiozero e l’ha scritto lo scrittore/architetto/drammaturgo Maurizio Corrado. E a un certo punto dell’articolo dice questa cosa qui:
Quello che vedete davanti agli occhi è il vostro ambiente e sì, è quello che si può, si deve, ed è il caso di curare, modificare, amare.
Senza aspettare che lo faccia qualcun altro al vostro posto. Come? Organizzandosi, parlandone con gli altri, o anche semplicemente agendo.
Il potere della parola che prende posizione.
Anche per oggi è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ogni volta che prendiamo posizione con il nostro corpo, con le nostre parole, ci stiamo mettendo anche il cuore. Lo stesso 💖 che scorgete qui dabbasso. Premetelo pure con il mouse e allora saprò che avete scelto di dirmi quanto v’è piaciuta questa puntata.
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