Liberarsi
Linguetta #133 / La festa della liberazione ci aiuta a ricordare che le parole possono unire invece che dividere, parlando di resistenza come energia della speranza.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Giovedì 25 aprile sono stato al corteo in piazza Loggia a Brescia con alcune amiche e amici. Stare lì in mezzo, anche solo parlando e poi ascoltando alcuni interventi dal palco, mi ha fatto sentire parte di qualcosa.
Stare così, festosamente in mezzo alla gente, mi ha trasmesso un senso di energia. E che cos’è la resistenza se non la più bella forma di energia, cioè qualcosa che ci fa muovere all’azione.
L’energia è vitalità, come le parole che servono a costruire.
Insomma, l’energia è vita. La resistenza è vita: è la vita di chi c’era, di chi resta e di chi ci sarà.
Ricordo che nell’episodio I nomi delle cose del podcast Fuorisoglia (minuto 13’37”)
aveva trovato una bella immagine per parlare dell’energia (in quel caso relativa alla corsa), paragonandola alla barra della stamina1 di un personaggio dei videogiochi:Meno energia hai, meno vita hai.
Ecco, se c’è un nucleo potente dentro la parola resistenza, è la vita che non vuole finire. Non vuole essere ridotta, compressa, schiacciata da un sistema che militarizza la vita.
Perché il fascismo e i suoi impenitenti eredi è questo che fanno: inquadrano in caselle, alimentano le paure per difendersi da nemici, stranieri, invasori.
Usano le parole per cancellare la speranza.
E quando la lingua serve a piegare la realtà dentro gabbie, è la vita nella sua libera espressione che viene cancellata.
Giovedì 25 aprile, dal palco di Brescia una ragazza ha ricordato una frase di Sandro Pertini:
Il fascismo non è un’opinione, è un crimine.
Combatterlo, sempre e in ogni sua forma, è il dovere di chi resta e resiste a tutti i suoi tentativi di affermarsi come pensiero unico, regolatore autoritario di ogni vita.
Una tenera lotta
Sempre sul palco di piazza Loggia ho sentito dire che siamo partigiane e partigiani moderni, che dobbiamo lottare senza perdere la tenerezza.
Mi sembra un ossimoro bellissimo quello della lotta tenera, perché conserva linguisticamente dentro di sé l’idea di un’opposizione gentile. Resistente.
E mi è venuta in mente una cosa che ho sentito dire allo scrittore Antonio Scurati:
Che la democrazia è sempre lotta per la democrazia.
Significa ricordare che non ci è piovuta addosso come un dono, ma è stata conquistata da chi ha lottato, anche morendo, perché altre persone del futuro potessero avere voce per affermare forme di libertà collettive.
Quelle persone siamo noi, e abbiamo la responsabilità di difendere la democrazia.
Ed è una cosa che ho ritrovato anche nel bel saggio di Vanessa Roghi Un libro d’oro e d’argento. Intorno alla Grammatica della fantasia di Gianni Rodari, quando parla del pedagogista russo Anton Semenovič Makarenko, dicendo:
[…] la democrazia deve prendersi cura di tutti e di ciascuno allo stesso tempo, educando cittadini e non sudditi.
Makarenko parla di co-esistenza, di compassione, di collaborazione, anche di conflitto. Tutte cose che si fanno insieme agli altri, lo dice con quel prefisso “con”.
Lo scrive anche Rodari in un capitolo della Grammatica dove parla proprio del “prefisso fantastico” per inventare storie nuove: lo staccapanni al posto dell’attaccapanni, per esempio, dove chi è povero può andare e prendersi un cappotto. Si può passare, così, “dal prefisso all’utopia”.
Un’utopia fantastica che si accorda all’ottimismo della volontà di cui parlava Antonio Gramsci.
Sperare è futuro
La lingua è uno strumento, non è buona o cattiva in sé ma sempre in relazione a ciò che trasmette.
Trasmettere speranza significa continuare a festeggiare ogni 25 aprile, ricordando che la libertà di oggi è il risultato della liberazione di quel 25 aprile 1945. Significa continuare a sapere che siamo statə priognierə, e che siamo statə liberatə.
Significa proteggere la liberazione tutto l’anno, per tutti gli anni.
La speranza è un movimento di apertura al futuro, non di chiusura sul passato come vorrebbero i pensieri fascisti e oppressivi.
Si tratta di compiere un atto da genitori, e possiamo esserlo tuttə genitori, anche senza avere figlə. L’ho capito da una cosa che ha scritto
nella puntata della newsletter Areale dello scorso 20 aprile, riportando e commentando quello che gli aveva detto Cristina Guarda, consigliera regionale in Veneto che ha deciso di candidarsi alle elezioni europee per Alleanza Verdi-Sinistra:“Gli ecologisti hanno l’immagine del futuro nella propria testa. Non è soltanto una prerogativa di una persona che ha o avrà dei figli. Prima di sapere che avrei avuto questa possibilità, sentivo la mia genitorialità esprimersi nell’amore che sentivo per la mia popolazione. Qualunque politico vive la genitorialità nei confronti delle generazioni future”.
Con o senza figli: quello dipende dalle traiettorie biografiche, dai destini personali, dalle cose che succedono nelle nostre vite.
Ma fare politica è già essere genitori, in un senso largo. Occuparsi di futuro è un atto di paternità o di maternità.
Per me è stata un’epifania accorgermi che tuttə siamo comunque genitori, e credo sia il messaggio più bello di resistenza e di continua liberazione.
Possiamo essere genitori scegliendo le parole che costruiscono futuri liberi e antifascisti per tutte le persone.
P.S.
Ritorno ben oltre la soglia della mezzanotte per Linguetta, facciamoci l’abitudine. E con una puntata più politica del solito, ma le parole ci servono soprattutto quando bisogna difendere la libertà di sperare.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi di Giorgio Caproni tratti dalla raccolta Tutte le poesie.
Futuro
Batte profondo un tamburo.
Sono arrivato al muro
che vien detto futuro?
📚 Parola disegnata
La Resistenza al nazifascismo è fatta di tante storie, note e meno note. Una di queste sta nell’albo illustrato senza parole ’45 di Maurizio A. C. Quarello, in cui l’autore racconta la storia di due suoi nonni, Maria e Maurizio. Lo fa usando solo i disegni, racchiudendo un messaggio verso il futuro: “Ora e sempre resistenza”.
🎥 Speranze sotterranee
Non credevo mi avrebbe coinvolto così una serie tv tratta da un videogioco uscito ventiquattro anni fa. Ma quando di mezzo ci sono Jonathan Nolan e Lisa Joy (stavolta insieme a Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner), tutto può riuscire. La serie è Fallout, una bella miscela di umorismo nero e intensità drammatica. Leggerezza e profondità che si uniscono per raccontare come nel mondo post-apocalittico del 2296 ci sia chi resiste e spera, ciascunə a suo modo. Sta su Prime Video.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Resistiamo e liberiamoci, usando le parole per costruire futuri accoglienti, in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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stamina in inglese significa proprio resistenza, forza, energia.
Ferdinando Cotugno sa sempre usare parole pregne di significato e quella di essere genitori a prescindere, tramite la sua ospite Cristina Guarda, è una presa di coscienza che dovremmo fare tutti.
E farlo tenendo ben presente il passato, senza discostarlo dalla realtà dei fatti, è un dovere morale.