Incontro
Linguetta #131 / Orientare le relazioni sulle persone che ricevono quello che diciamo serve ad ascoltare in modo più profondo e fidarsi dei processi inattesi.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Pochi giorni fa sono stato alla fiera di Bologna (BCBF), che è un turbinio di energie e attività attorno a un oggetto più o meno fatto allo stesso modo da più di cinquecento anni: il libro.
La BCBF (Bologna Children’s Book Fair) è soprattutto una costellazione di persone che lavorano per fare, raccontare, diffondere i libri. In presenza e online.
Nei giorni successivi ho scorso un sacco di bacheche social, finché in un post dell’amica e scrittrice Federica Ortolan ho trovato queste brillanti parole:
Il termine “firmacopie” andrebbe abolito. Chiamiamole “dediche”, spostiamo lo sguardo dal libro a chi abbiamo davanti, a chi quel libro lo aprirà.
Ecco, spostare il centro da noi alle altre persone è anche il senso di una lingua che accoglie perché è capace di ascoltare davvero chi ha davanti.
Quando ascoltiamo stiamo già dialogando con le persone, senza dirigere un qualsiasi tipo di pregiudizio; e non è che sia facile, bisogna starci in quella relazione, e allenarsi a praticarla.
Mi è capitato anche preparando una lettura1 col kamishibai per la prossima settimana, a cui parteciperà come rumorista un bambino di 8 anni: l’avevamo incaricato di trovare degli oggetti per i suoni delle diverse cacche presenti nella storia; ho assecondato le sue inventiva ed esuberanza nel suggerire soluzioni, forzandomi a non fare l’adulto che cerca di indirizzare, ma provando a dare il giusto peso alle sue idee.
L’ascolto è un allenamento costante.
Nelle imperfezioni
Alla parola serve essere corpo, e serve soprattutto adattarsi alle condizioni: di chi c’è e del luogo in cui si produce.
Come la lingua, che si conforma a persone e contesti.
E può darsi che le cose non vadano come le avevamo programmate, ma la maestria nell’usare le parole sta nel riuscire a capire che una stessa cosa non può arrivare nello stesso modo a persone diverse.
Sta nel costruirsi a partire da chi ascolta, mettendosi in discussione. Mi ci hanno fatto pensare le parole che mi ha detto attorno alla tavola di un ristorante il narratore Alfonso Cuccurullo.
Bisogna agire in uno spazio di rischio
Essere presenti a sé stessə, assecondando le direzioni che una situazione può prendere. Vale in uno spettacolo teatrale così come in una comunicazione amministrativa, aziendale, verso clienti, studenti, colleghi.
Ed è in perfetta consonanza con un’altra cosa che (alla stessa tavola di prima) anche il narratore Matteo Razzini mi ha detto, citando una frase dello scrittore e poeta Christian Bobin.
Riconosco la vita in ciò che mi interrompe.
È negli spazi di incertezza e imperfezione che possiamo dire davvero, perché lì siamo in ascolto, non abbiamo solamente le orecchie aperte.
Esseri desideranti
Trovare la sintonia con le persone è un’esplorazione di desideri nascosti, come quelli che racconta
nell’ultima puntata della sua quando parla dei desire paths (sentieri del desiderio).Si tratta di sentieri e percorsi creati nel tempo dal passaggio continuo dei piedi delle persone, al di fuori di percorsi prestabiliti. E vi sarà capitato di sicuro di vederne uno (se non di avere contribuito a crearne), magari in un prato o in un parco.
A loro modo questi sentieri sono forme di accoglienza di quello che la progettazione non aveva previsto. Vie dell’inatteso di cui parla anche
nell’ultimo :Accogliere significa aprirsi all’ipotesi che, forse, avevi bisogno di quello che è accaduto per imparare qualcosa di nuovo.
Funziona come in un abbraccio, che ho imparato a praticare di più con persone care: restituisce sempre un’energia che ti sposta.
E quando qualcunə o qualcosa ti sposta, dietro c’è sempre un gesto di innamoramento. Cioè un interesse.
Allora le parole che si producono diventano come sorrisi: spalancano e fanno già sentire a casa.
P.S.
Ancora poco oltre la mezzanotte, ma correzione e revisione sono arrivate alla fine di una giornata intensa. E poi a volte le cose non vanno come avevi programmato nei giorni precedenti, ed è bello così.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dal libro di filastrocche Quando la sera la luna ci parla, scritto da Nicola Cinquetti e illustrato da Alessandro Sanna.
Se c’è chiasso
ci vedo di meno
se c’è buio
ci sento di più.
📚 Dati pulsanti
Per capire le persone bisogna riconfigurare il concetto di dato, che è sempre un costrutto e mai una verità oggettiva data per sempre. Il libro Quando i dati discriminano di
aiuta a vedere meglio, a capire che i dati sono situati, e sono processi. Sono strumenti sulla via dell’equità, che si percorre divenendo “consapevoli della posizione che occupiamo nel mondo”.🎥 Conti alla rovescia
Sto vedendo su Netflix la serie Il problema dei 3 corpi, perché quando c’è della fantascienza nei paraggi io tiro su le antenne. Perché vederlo? Perché le domande che solleva non portano verso risposte sicure, forse nemmeno verso risposte. Se volete un pensiero più articolato,
mi ha letto nel pensiero e ne aveva già scritto benissimo qui.🎧 Corpi e menti
Da qualche settimana è iniziata la quarta stagione del podcast Il gorilla ce l’ha piccolo, scritto dal biologo Vincenzo Venuto e raccontato insieme al filosofo della scienza Telmo Pievani. Precisione scientifica e ironia vanno a braccetto come una coppia che festeggia le nozze d’oro. Vi linko il bell’episodio sulla domesticazione delle piante.
Il Post è inarrestabile, e ogni volta riesce a stupirmi. Perché anche l’ultimo podcast prodotto è rigoroso nelle spiegazioni e alla portata di chiunque. E serve per capire che cosa c’è al cuore e tutt’introno alla psicologia. Si chiama Sigmund e ogni volta al microfono di Daniela Collu arrivano psicologhe e psicologi per fare il punto sulla mente, le sue fatiche e le sue distorsioni. Ecco il secondo episodio, intitolato Di cosa parliamo quando parliamo di mente.
📧 Una lettera
Fra una delle ultime newsletter a cui mi sono iscritto qui su Substack c’è
di , di cui vi segnalo la puntata Andiamo in biblioteca, in cui si ragiona sulla costruzione della relazione attraverso i libri e quei luoghi che li contengono.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Proviamo ad ascoltare e metterci in discussione, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
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Chi me l’ha fatta in testa di Werner Holgwarth e Wolf Erlbruch (traduzione di Donatella Ziliotto).
Che bello, ascoltare come abbracciare. Mi hai fatto venire in mente quella bellissima poesia di Chandra Livia Candiani. “L’universo non ha un centro,
ma per abbracciarsi si fa cosí:
ci si avvicina lentamente
eppure senza motivo apparente,
poi allargando le braccia,
si mostra il disarmo delle ali,
e infine si svanisce,
insieme,
nello spazio di carità
tra te
e l’altro”.
Grazie Andrea è sempre bello ascoltarsi☺️