Flussi
Linguetta #174 / Le strade di quattro città belghe sono un modello per riorganizzare la mobilità urbana attorno alle persone, così come avviene per messaggi progettati bene.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
A fine dicembre 2024 sono stato in Belgio con un amico, attraversando Bruxelles, Anversa, Bruges e Gent, con piglio da flâneur.
Pur essendo diverse per grandezza e architetture, c’è una cosa che accomuna queste città: il flusso urbano con corsie ordinate per ogni tipo di spostamento, precedenza per chi si muove a piedi e in bicicletta, privilegio per la mobilità pubblica.
Tutto ruota attorno alle persone.
Come in uno spazio fatto di parole chiare e comprensibili, che cercano di entrare in sintonia con tuttə, soprattutto con chi ha più difficoltà.
Il modo con cui decidiamo di disegnare città e paesi dice tanto di come possiamo pensare alle persone, cercando di favorirne i movimenti, accordando gli spazi alle possibilità personali di percorrerli.
Marciapiedi larghi, pedane di accesso frequenti, ciclabili su entrambi i lati e ben segnalate, corsie carrabili centrali che ingombrano poco, molte carreggiate dedicate alle linee dei tram, poche macchine parcheggiate.
Si tratta soprattutto di favorire una mobilità più dolce, modulata sulle persone e su una rete pubblica che fa naturalmente da collante sociale.
Spazi sicuri
In un pezzo di Forbes – che avevo trovato tempo fa nella newsletter
di – si parlava di un progetto inglese di strade aperte a tuttə, a eccezione dei veicoli a motore.Significa ribaltare la prospettiva, cambiare i connotati alla norma e dire ad esempio che chi si sposta sfruttando solo l’energia del proprio corpo è il parametro di riferimento: umani a piedi, in bicicletta, su skateboard, monopattini, in sedia a rotelle, dentro un passeggino spinto da qualcunə.
Glə espertə di trasporto chiamano questa ridefinizione dello spazio urbano come “permeabilità filtrata”, termine coniato nel 2008 dall’accademico Steve Melia.
Si tratta di una tecnica di progettazione urbana in cui gli spostamenti sono “deliberatamente limitati per i veicoli a motore privati, ma massimizzati per gli spostamenti a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici”.
Quando ci ritroviamo in una zona accessibile e sicura, possiamo muoverci meglio da un punto all’altro, soprattutto possiamo stare. Sentiamo che quello spazio è più nostro, che è un’area condivisa nella quale riusciamo a parlare una lingua limpida, senza attriti, semplice da abitare.
Tutto diventa più agevole in un ambiente a misura di umani.
Ed è come se le differenze che convivono fra le persone diventassero il denominatore comune di un diritto universale a essere capitə.
Intersezioni
Un ambiente poco ospitale è un ambiente che disabilita le persone, che leva un pezzo di umanità a una minoranza per favorire una presunta condizione di normalità.
Vale per la lingua così come per la progettazione delle strade.
Si tratta di tenere a mente che la cosa più importante è praticare l’intersezionalità, cioè l’approccio dei femminismi: incrociare i diritti di chi è meno visibile, di chi non ha mai avuto voce, di chi viene costrettə in un angolo o addirittura non tenutə in considerazione.
Non dire è come dire che non esisti.
Negare gli spazi oppure continuare a pensare che siano fatti principalmente per altrə, significa adottare una visione autoritaria e incapace di mettersi in ascolto.
Le strade – come la lingua e le persone – contengono tante cose, sono sistemi integrati di differenze.
Vale il principio del liberare spazio per chi non ne ha mai avuto o ne ha avuto talmente poco da risultare una specie di comparsa.
Scegliere in che modo regolare il flusso urbano è come scegliere le parole giuste per un messaggio scritto, quelle esatte che lo fanno funzionare.
Servono voci diverse che si accordano, servono alleanze.
P.S.
Un’altra persona ha deciso di sostenere economicamente Linguetta, e presto arriverà per voi 12 un regalo materiale, oltre alla parola di sei lettere che va a tutte quante le persone iscritte: grazie.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi di Goliarda Sapienza tratti dalla raccolta di poesie Ancestrale:
Fare disfare ancora rifare
questo filo di luce attorcigliato
nel nodo di fuoco
che chiamiamo sole.
📚 Contro le ingiustizie
Visto che ho parlato di convivenza di gruppi diversi in uno stesso ambiente, la mia testa ha pescato l’albo illustrato L’alleanza dei bambini di Pija Lindenbaum (traduzione di Samanta K. Milton Knowles), con Fiordasoli e Giralisi separati da due tipi di esistenze diverse, finché decideranno che è ora di ribellarsi alla “capa” che li governa.
🎥 Insieme si può
Dopo alcuni anni mi sono rituffato nel Racconto dell’ancella: sono all’inizio della quarta stagione, proprio quando le Marte e le ancelle si alleano per rendere vera un’azione che credevano impossibile, dentro Gilead. Ma c’è sempre qualcunə come June capace di rendere possibile l’inimmaginabile. Sta su Prime Video.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Teniamo conto dei bisogni di tuttə, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata (come i pulsanti di commento e restack).
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Ma quanto mi risuonano le tue parole!
Le geografie urbane (e non) sono un flusso di persone in transito che ridefinisce sempre di più i luoghi, pensa solo alla differenza percepita tra i flussi di turisti e quelli dei migranti nell’immaginario (😞).
Il fatto che tu attraverso i ragionamenti sulla lingua sottolinei tutto ciò è davvero speciale. Grazie come sempre!
Ciao Andrea, che bella questa prospettiva di lettura dello spazio urbano attraverso i flussi. Un altro esempio di città esemplare per la (ri)progettazione incentrata sulle persone è Vitoria-Gasteitz, capoluogo de facto dei Paesi Baschi. Se ne parla poco, e io l'ho scoperta per caso durante un mio viaggio on the road. Da vedere!