Esseri narranti
Linguetta #64 / Siamo fatti di storie e con le storie continuiamo a definirci e immaginare il mondo là fuori. Abitare quelle buone aiuta ad allargare lo sguardo.
Qualche tempo fa ero in pizzeria con alcuni amici che stavano raccontando della loro visita al castello di re Artù in Cornovaglia, o meglio della loro non-visita, perché del castello non c’era quasi più alcuna traccia, se non qualche mozzicone di mura qua e là.
Di fatto, il castello di Tintagel non c’è più. Però su quello sperone di roccia rimangono i vuoti colmi delle storie di re Artù.
Ecco, le storie ci forgiano.
Si può capire molto di una cultura dalle storie che racconta, così come nei resti delle storie che si sono succedute nella storia — dalle tavole di pietra agli archivi digitali — si possono trovare tracce delle forze culturali che le hanno create.
Nella raccolta di racconti, saggi brevi, lettere e appunti Palm Sunday lo scrittore Kurt Vonnegut a un certo punto dice:
Le storie hanno forme che possono essere disegnate su carta millimetrata, e la forma delle storie di una società è interessante almeno quanto la forma dei suoi vasi o delle sue punte di lancia.
Le storie sono il sostrato del mondo, costituito da tanti piccoli mondi che entrano continuamente in collisione. Siamo noi quei mondi, li disegniamo come fa Harold con la sua matita viola nell’albo illustrato di Crockett Johnson.
L’istinto di narrare
È il titolo del saggio che Jonathan Gottschall pubblicò nel 2012, e il sottotitolo è: Come le storie ci hanno reso umani.
L’ho ripreso in mano di recente, dopo aver finito un altro suo libro uscito quest’anno, che in un certo senso aggiunge un pezzetto: s’intitola Il lato oscuro delle storie. Come lo storytelling cementa le società e talvolta le distrugge.
Qui la tesi è che le storie possono anche dividerci, perché ci portiamo dentro la necessità di influenzare le altre persone, di manipolare le loro menti, un po’ come tantə Dominic Cobb.
Succede con le storie la stessa cosa che accade con il linguaggio, che può essere usato per costruire oppure demolire, per unire oppure separare.
All’inizio del libro Jonathan Gottschall dice che “chi racconta una storia governa il mondo”. Ed è vero. Ora, non voglio fare l’esegesi della parola storia, anche perché rischio di perdermici.
Dei due libri di Gottschall però credo di più nel primo, nella forza che hanno le storie di definire la natura umana e nelle possibilità che la lingua ci dà per creare racconti che facciano comunità, come dicevo nella Linguetta n. 63.
Dice il professore americano a un certo punto:
Viviamo nell’Isola che non c’è perché non possiamo farne a meno. L’Isola che non c’è è la nostra natura. Siamo l’animale che racconta storie.
E se ci pensiamo è così, fin da quando siamo bambini e bambine, quando abbiamo iniziato a fantasticare e non abbiamo più smesso. Semplicemente perché siamo predispostə a farlo.
Una nuova speranza
Non è solo il titolo così rinominato dell’originale Guerre stellari del 1977, è anche quello che ci consentono di fare le storie. Lo ribadisce lo stesso Gottschall nel finale del Lato oscuro delle storie, quando parla di “chiamata all’avventura”, perché il mondo si salva dalle cattive storie soltanto con altre storie.
La speranza è la colonna portante del mondo.
Lo diceva Plinio il Vecchio, o almeno così riporta alla lettera H il bellissimo dizionario sul climate change a cura del New Yorker. Se avete un po’ di tempo, immergetevi in alcune delle sue lettere, o quanto meno alla lettera N come Narrazioni. Ne tiro fuori alcune frasi tradotte da Giovanni De Mauro nel suo editoriale su Internazionale n. 1488:
Le narrazioni sono ‘storie’ socialmente costruite che danno un senso agli eventi, fornendo così una direzione all’azione umana.
[…]
Le narrazioni della paura possono diventare profezie che si auto-avverano. Una dieta a base di cattive notizie porta alla paralisi, che produce altre cattive notizie.
Quello che serve, invece, sono narrazioni che “diano alle persone la possibilità di agire”. Queste narrazioni dovrebbero proporre una “storia positiva e coinvolgente”, indicare “dove si vuol andare” e descrivere i passi per arrivare a questa destinazione metaforica.
[…]
“L’ottimismo è una scelta”, sostiene Christiana Figueres, la diplomatica costaricana che ha guidato gli sforzi per far approvare l’accordo sul clima di Parigi.
Le notizie positive stanno tutte intorno a noi, e ogni settimana anche il sito di informazione
ce lo ricorda in un carosello. Pigiate sull’immagine per vedere quanto sono cambiate in meglio alcune cose:Serve speranza, la stessa che sta dentro le storie per bambini e bambine, dentro ogni storia ben scritta: nonostante incidenti, traumi, problemi e cadute, quello che conta è che il finale allarghi lo sguardo.
Gli albi illustrati la fanno sentire fisicamente questa cosa, perché restituiscono subito le sensazioni di chi è lì di fronte ad ascoltare la storia.
Che anche se non è afferrabile, anche se resta sospesa, ha una curva che piega verso l’alto.
E non c’è niente da fare, c’ha ragione il poeta:
Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni.
P.S.
Stavolta Linguetta arriva addirittura il giovedì, scusate la discontinuità delle ultime settimane ma stavo girando come una trottola fra dieci classi delle scuole medie per un bellissimo progetto sui gruppi di lettura. Vediamo se riesco a rimettermi in carreggiata, la settimana prossima.
📚 Slanci immaginari
A proposito di albi illustrati e mondi da disegnare, m’è venuto naturale pensare al capolavoro che Crockett Johnson ha scritto e disegnato nel 1955, da qualche anno riedito da Camelozampa: si tratta di Harold e la matita viola. C’è dentro tutto il bello delle storie.
E siccome i libri si parlano, ecco il collegamento con Il libro dell’orsetto: scritto da Anthony Browne nel 1988 e ripubblicato quest’anno da Vanvere Edizioni.
Terzo consiglio di lettura è Factfulness di Hans Rosling. Il sottotitolo è la sintesi migliore del libro: Dieci ragioni per cui non capiamo il mondo. E perché le cose vanno meglio di come pensiamo. Un sacco di esempi sulle possibilità che abbiamo di capire il racconto del mondo, senza farci schiacciare da oscure semplificazioni.
🎧 Corpi da scoprire
A volte ci sono cose che scopriamo, sorprendendoci di non averci inciampato prima. Tipo il bellissimo podcast Nomadismo professionale a cura di Cristina Cassese: si parla di antropologia culturale, ogni volta intrecciando il racconto con un aspetto diverso dei nostri corpi sociali. Vi linko uno degli episodi che mi ha catturato, anche perché si parla di storie:
🗞️ Occhi spalancati
Due pezzi letti online, entrambi sulla rivista Doppiozero:
Uno è il resoconto di Mario Barenghi sul Potere oscuro delle storie di Jonathan Gottschall. Molto puntuale.
L’altro è un articolo di Giovanna Zoboli su Quentin Blake, il grandissimo illustratore e autore inglese che il prossimo 16 dicembre compie 90 anni. Dentro la sua letteratura ci sono vivacità, umorismo, leggerezza e la capacità di dare voce alla speranza.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Facciamoci abitare dalle storie, specie quelle che scoperchiano il 💖, che poi è lo stesso che sta sempre al solito posto, qui sotto. Basta pigiarlo e saprò che la puntata v’è piaciuta.
Se vi va, potete pure lasciare un commento; oppure scrivermi via mail.
Se invece volete taggarmi su Instagram, basta digitare andrjet.