Essere forma
Linguetta #88 / La comunicazione di un contenuto comincia dal suo contenitore, vale per i libri con i loro paratesti così come per le parole di ogni testo che progettiamo.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Frequento un sacco le biblioteche (tanto che a volte ho la sensazione di abitarci in biblioteca), e vedendone un po’ cerco di esercitare sempre lo sguardo su pratiche buone e meno buone.
La settimana scorsa sono entrato in una biblioteca e davanti a me c’erano gli scaffali con le novità editoriali, messe in bella mostra; soltanto che qualcosa le offuscava, una specie di cortina di nebbia.
Tutti i libri avevano una sovraccoperta di plastica.
Quella patina rendeva tutto opaco e poco leggibile, soprattutto trasformava le copertine dei libri in qualcosa di inutile, come se non fossero la porta d’ingresso per le storie che contenevano.
Di fatto quel velo plasticoso compromette la funzionalità del libro, o meglio la sua percezione. Come accade con orpelli e ruggini che spesso incrostano la lingua, cioè quando un testo viene progettato senza pensare a contesto, pubblico e scopo.
Ogni testo è fatto anche dai suoi paratesti.
I libri — specie quelli che troviamo nelle nostre biblioteche pubbliche — sono libri da usare, anche da consumare. Sono libri fatti per andare in giro, mettendo in circolo storie e saperi.
I libri sono usabili, come la lingua.
Da secoli hanno questa forma di oggetto compatto, che una volta preso in mano comincia a parlarci già attraverso la copertina.
I libri li tocchiamo, li soppesiamo, li apriamo, li sfogliamo, li pieghiamo, li appoggiamo; e in ognuna di queste interazioni è la copertina che sentiamo continuamente.
C’è una bella espressione figurata che usiamo spesso per dire che una storia entra nel vivo, ed è “la storia prende corpo”.
Già, le storie e le parole che le compongono sono corpo.
La fisicità di un libro è uno specchio della nostra fisicità, e vale lo stesso discorso per tutte le parole che usiamo per una comunicazione (scritta o parlata): la parola funziona quando si fa sentire, quando quello che ci sta dicendo ci arriva, ci tocca.
Tutto si trasforma
Perché una comunicazione sia efficace e seducente — cioè ci porti fisicamente più vicinə a quello che leggiamo/ascoltiamo — allora dobbiamo ridurre gli attriti, eliminare gli ostacoli che rendono difficoltosa decifrarla, quella comunicazione.
Le copertine di plastica sui libri sono messe con l’intenzione di proteggere, di preservare, e in molte di quelle che ho visto c’è un bollino della casa produttrice che le definisce eco shield, cioè scudi ecologici per respingere virus e batteri (credo che il Covid abbia inciso notevolmente su questa cosa).
L’idea che sta sotto una pratica del genere è anche quella della conservazione, del mantenere intatto, del non intaccare; ed è l’opposto di quello che fanno i libri, correndo di mano in mano e usurandosi. I libri che passano da una casa all’altra si portano addosso i segni di chi li ha usati, e cambiano i propri connotati.
Come cambia senza sosta la lingua.
E una lingua in movimento è una lingua che si espone di continuo alle variazioni che la determinano, soprattutto è un contenuto che è il suo contenitore, cioè il modo in cui viene organizzata in blocchi di pensiero che funzionino.
Un testo è ben scritto se anche la sua struttura lo è.
In un passaggio di un suo libro il designer Riccardo Falcinelli parla di contesti e della impossibilità di non parlare di forme:
Siccome conosciamo il mondo attraverso i sensi, l’unica cosa con cui possiamo avere a che fare sono le forme; quello che chiamiamo contenuto è una costruzione mentale, un’idea psicologica […]
Non solo non possiamo non avere una forma, ma soprattutto non possiamo non comunicare e non possiamo fare finta che ogni nostra mossa non verrà comunque interpretata.
I segni parlano, dicono sempre qualcosa del contenuto a cui si riferiscono.
Levare quella barriera opaca che protegge i libri significa ridare valore alla forma, e pensare a chi quei libri li vede, li sente, li legge.
Come sempre, si tratta di progettare (in questo caso una confezione e un’esposizione), avendo sempre in testa la cosa più importante di tutte: le persone.
🖊️ Inversi
Oggi sei versi di un poeta che è morto troppo giovane. Lui è Pierluigi Cappello, la raccolta da cui è tratta la poesia è Assetto di volo, che è fuori catalogo, ma per fortuna ci sono le biblioteche. Eccola.
Se essermi è un carcere
è in questo carcere che sono libero
se qui sono libero
non fuggirmi adesso che ti avvicini
ma liberami, piuttosto,
perché io non ti vedo
📚 Parole, figure & co.
Il libro di Riccardo Falcinelli che cito nella puntata è Critica portatile al visual design, e già dalla copertina ci racconta come ogni cosa che ci circonda sia progettata per informare, narrare e sedurre.
Secondo consiglio per un libro che parla proprio di paratesti dei libri, cioè di tutto ciò che circonda il testo: titoli, copertine, risvolti, fascette, biografie, foto, dediche, epigrafi, prefazioni, postfazioni, ringraziamenti, indici. L’ha scritto l’esperta di comunicazione editoriale Valentina Notarberardino e s’intitola Fuori di testo.
🎥 Strani abitanti
Visto che ho iniziato la Linguetta parlando di biblioteche da abitare, la testa m’è andata subito al prototipo dell’abitante di luoghi pubblici: Viktor Navorski. Solo che lui sta dentro l’aeroporto JFK di New York ed è il personaggio di un film che riguardo e riguardo e riguardo sempre molto volentieri: The Terminal di Steven Spielberg.
🎧 Racconti di libri
Il Post mi ha affascinato con un altro podcast quotidiano. Lo tiene Marino Sinibaldi, che è giornalista, conduttore radiofonico, creatore del programma Fahrenheit che va in onda dal 1999 su Rai Radio 3, ex direttore del Cepell (Centro per il libro e la lettura). Si chiama Timbuctu e ogni giorno racconta un libro, agganciandolo sempre a dei fatti contemporanei. Vi linko la seconda puntata, in cui parla del Diluvio di Maggie Gee, che non conoscevo (né il libro né lei) — ah, casualmente ho scoperto che il progetto grafico del libro è di … Riccardo Falcinelli! In dieci minuti Marino Sinibaldi è riuscito a incuriosirmi, e il libro l’ho preso subito in prestito in biblioteca.
Vi consiglio anche questa puntata del podcast Parola Progetto, in cui si ritrova Riccardo Falcinelli, che parla per quaranta minuti di immagini e grafica. È un piacere senza confini ascoltarlo.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ricordiamoci di rimuovere attriti e ostacoli di ogni comunicazione, pensando sempre alle persone; per farlo ci basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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“Fuori di testo” della Notarberardino è bellissimo! E Falcinelli è bravissimo e sempre interessantissimo. Grazie per la segnalazione, lo ascolto subito (è pure bravissimo a parlare, mannaggiallui).
da vera boomer inside, stampo questa puntata e la porto in biblioteca per cominciare una crociata contro le sovracoperte di plastica! terribili
🤭🤭