Email amiche
Linguetta #118 / Le email fanno parte della nostra vita, e sono qui per restare. Imparare a scriverle usando parole amichevoli è un costante esercizio di cura.
Quando c’è qualcosa che non va, è a un’amica o un amico che ci rivolgiamo. E lo facciamo confidandoci.
Ecco, la confidenza è lo stato dell’amicizia.
Significa che possiamo fidarci di quella persona, perché tra di noi c’è un rapporto amichevole, intimo, sincero.
Ed è nella parole che possiamo confidare quando ci serve comunicare, specie se la comunicazione è scritta. Specie se si tratta di un’email.
Ora, ci sono diversi tipi di email, a seconda del contesto: interne all’azienda, rivolte a clienti, a colleghə, di lavoro, di cortesia, istituzionali, di servizio. E ogni volta il registro è diverso.
La cosa che rimane costante è la cura per le parole che usiamo.
Si tratta di mettere in pratica una scrittura agile, che non significa parlare senza rispetto: al contrario significa scrivere ricordandoci sempre che dall’altra parte dello schermo ci sono persone che leggeranno il nostro messaggio.
Siamo noi, le altre persone.
Questa è una cosa che diceva in un’altra situazione lo scrittore Andrea Camilleri, ma che vale anche per le email:
“Non bisogna mai avere paura dell’altro, perché tu, rispetto all’altro, sei l’altro”.
In dettaglio
Nell’esercizio di dislocazione che ci fa immaginare come destinatari del nostro stesso messaggio, tutto diventa più facile se ogni volta che scriviamo o rispondiamo a qualcunə, ci ricordiamo di questo rapporto vicendevole.
Allora il nostro messaggio sarà chiaro, limpido, sicuro.
Perché chi mai vorrebbe leggere una comunicazione che non capisce?
Quando scriviamo un’email dobbiamo tenere conto di tante cose: chi scrive, il tipo di messaggio che stiamo scrivendo, chi la leggerà, l’oggetto del messaggio, gli eventuali allegati, i post scriptum, il tono di voce, la firma, la struttura, le parti più importanti, i saluti, la revisione.
Per capirci meglio, ecco un esempio verosimile. Ve lo riporto, seguìto dalla versione che avrei scritto io.
L’originale
Buongiorno,
con la presente abbiamo il piacere di segnalarvi la ripresa del progetto Un’email è per sempre e dei relativi gruppi di lavoro che l’anno scorso hanno coinvolto tutti gli uffici della vostra azienda.
Siamo pertanto a proporvi un incontro online la prossima settimana per presentare gli esiti dello scorso anno e raccogliere la vostra adesione per quello in corso, in modo da poter pianificare al meglio la ripresa del progetto e definire il target a cui destinare l’attività. Vi chiediamo gentilmente di indicarci la vostra disponibilità a presenziare compilando il doodle riportato al seguente link: doodahdoodahyeah.
All’incontro saranno presenti anche Tom Sawyer e Jo March, che hanno curato e cureranno la realizzazione del progetto.
In attesa di un cortese riscontro invio cordiali saluti
Holden Caulfield
Ecco un po’ di cose che ci devono allarmare, e conseguenti azioni per mettersi al riparo dal linguaggio burocratese:
👉 con la presente → non serve, si capisce già scrivendo l’email che siamo dentro l’email.
👉 abbiamo il piacere di segnalarvi → dice che dirà una cosa, quando basterebbe dire la cosa (ALERT frase fatta); il piacere è una cosa soggettiva, quindi lasciamolo dire a chi riceve se una cosa è piacevole, non imponiamolo.
e dei relativi... → 17 parole senza punteggiatura. Accorciare, ad esempio in e dei gruppi di lavoro coinvolti l’anno scorso.
👉 Siamo pertanto a proporvi → praticamente un salto diretto a corte di un regno settecentesco. Sfalciare e rendere umano. L’idea è di vederci online la prossima settimana per fare il punto sullo scorso anno.
👉 raccogliere la vostra adesione → le foglie si raccolgono, non le adesioni (ALERT frase fatta). Diciamo: per capire chi di voi è disponibile.
👉 in modo da poter —> per.
👉 al meglio → superfluo, è chiaro che vogliamo fare le cose al meglio e non al peggio.
👉 definire il target a cui destinare l’attività —> evitiamo inglesismi markettari e rendiamo tutto più umano. Per esempio: capire a chi rivolgerci.
👉 Vi chiediamo gentilmente → di nuovo, non serve dire che chiediamo, quando lo stiamo già facendo.
👉 a presenziare → un salto tra la polvere del Novecento. Basta un semplice esserci.
👉 seguente link → basta usare le parole questo doodle e renderle linkabili.
👉 saranno presenti → meglio ci saranno, è più umano.
👉 che hanno curato e cureranno → una ripetizione che si può risolvere con continueranno a curare, che tiene già dentro il passato dell’azione svolta.
👉 la realizzazione del progetto → meno nominalizzazione usiamo, meglio è. Allora: il progetto.
👉 in attesa di un cortese riscontro → ALERT frase fatta. Eliminare.
👉 invio cordiali saluti → ancora: non serve dire di fare una cosa ma semplicemente farla. Levare invio, e pure cordiali saluti, che è una forma ingessata; preferiamogli A presto, che è informale ma rispettoso.
La nuova versione
Buongiorno,
proseguirà anche quest’anno il progetto Un’email è per sempre, che l’hanno scorso ha coinvolto tutti gli uffici della vostra azienda.
L’idea è di vederci online con i responsabili di area per fare il punto sulle cose fatte e capire con quali uffici volete partecipare. Fateci sapere se preferite vederci martedì 3 o mercoledì 4, basta compilare questo sondaggio [link parlante]
All’incontro ci saranno Tom Sawyer e Jo March, che continueranno a curare il progetto anche quest’anno.
A presto,
Holden Caulfield
126 parole, 817 caratteri vs 81 parole, 514 caratteri
Anche dentro un’email di poche righe ci sono un sacco di cose, che la possono rendere ostica oppure scorrevole.
Un testo ponderato e scritto pensando a chi lo leggerà può comunicare naturalezza e vicinanza.
Soprattutto, la brevità.
Un testo preciso e breve arriverà chiaro anche a chi lo leggerà sul piccolo schermo di uno smartphone, dove la larghezza della colonna di testo è di pochi centimetri. Frasi brevi, nessuno (o pochi) incisi che rallentano la lettura, verbi e azioni subito identificabili.
Chiarezza e sintesi si traducono in messaggi caldi, capaci di raggiungere chi ci legge in ogni contesto e formato di lettura.
Scrivere così è un atto di cura, come quando parliamo con un’amica o un amico.
P.S.
Rieccoci qua, stavolta “sbordando” oltre la mezzanotte e con una puntata più tecnica. Ma la sostanza non cambia: le parole servono a costruire cose che funzionano, a farsi capire. Dentro Linguetta ci proviamo insieme.
🖊️ Inversi
Oggi una collisione di una poeta con un poeta: i versi sono di Vivian Lamarque e si trovano nella raccolta Poesie. 1972 - 2002. La poesia è questa:
A Giorgio Caproni
Se sul treno ti siedi
al contrario, con la testa
girata di là, vedi meno
la vita che viene, vedi
meglio la vita che va.
📚 Specchi scritti
Scrivere non è facile, bisogna continuare a lavorarci e studiare. Però ci sono tanti strumenti per farlo, che spesso si chiamano libri. Ce n’è uno che a proposito delle lettere digitali che ci spediamo ogni giorno dice tante cose, le dice bene, le spiega con chiarezza e tanti esempi: s’intitola Scrivere un’email. Con voce sicura, limpida, tua e l’ha scritto la business writer e writing coach Luisa Carrada.
Visto che ho parlato di immagini riflesse, vi consiglio un libro di Suzy Lee: è un albo illustrato senza parole, s’intitola Mirror. Perdetivici, ritrovatevici, pensatevi.
🎥 Komorebi
Ho seguito un doppio consiglio: di un’amica e di
, e così sono andato a vedere Perfect Days di Wim Wenders. Due ore a girare per Tokyo con Hirayama, che di mestiere pulisce i bagni pubblici della città. Due ore in cui sono i silenzi a contare, i gesti ripetuti e ripetitivi, i momenti in cui vediamo e sentiamo le piccole cose, ma pure le canzoni che girano sul nastro delle musicassette. E come Hirayama stiamo concentratə nel nostro piccolo mondo, che è solo uno fra i tanti mondi che ci circondano.📧 Posti da scoprire
Visto che ho parlato di email amichevoli, vi consiglio la puntata Sull’amicizia di
, in cui la psicologa parla della vitalità dei collegamenti e di case che abitiamo, anche digitali. Come quella nuova in cui Tanarosa è arrivata a dicembre, cioè Substack.Su Substack c’è da più tempo invece
con , che ora diventa settimanale e che ogni volta racconta con passione di progetti a pedali. Fateci un giro.🎧 Natale tutto l’anno
Mi sa che non ce l’ha fatta a scalare la classifica di Spotify di dicembre, come aveva auspicato
nella puntata della sua newsletter Perché sto cercando di mandare in classifica una canzone dei Pogues. Però io so che sto ancora ascoltando una playlist fatta solo di interpretazioni di quella canzone dei Pogues: Fairytale of New York. Dai, allora facciamo che sia sempre Natale. La playlist sta qui sotto.E visto che s’è deciso di portare il Natale anche fuori dall’inverno, quando uscite a correre (ma anche se fate qualsiasi altra cosa), la formula sperimentale del Lungo Fuorisoglia è perfetta: 15 episodi da mezz’oretta con tre blocchi parlati e tre canzoni. Grazie
, , Sara Armento di per avermi tenuto compagnia durante le vacanze natalizie (e avermi fatto scoprire tanti pezzi nuovi). Qui sotto la prima puntata.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Proviamo a scrivere in modo amichevole, in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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Uno dei miei kinky è la riscrittura di testi e mail scritto male 🩵
D’accordo su ogni parola della revisione!