Disabilitatə
Linguetta #144 / Il concetto di disabilità è qualcosa con cui chiunque ha a che fare, prima o poi. Perciò serve diventare consapevoli che a disattivarci è la società.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Ci avevo già pensato, ma non in maniera così intensa come quando mia mamma si è rotta polso e piede sinistri ed è stata costretta a muoversi in un ristretto perimetro domestico.
Ad esempio, non avevo mai pensato alle scale di accesso all’atrio del condominio, e a quelle di tante altre case e palazzi.
Le scale senza rampa sono come parole inafferrabili.
Le vedi, ma se non puoi muoverti con le gambe, ti ci blocchi davanti perché sembra che non siano fatte per te.
Allo stesso modo le parole pensate male ti disattivano, finisci in un game over senza nemmeno aver potuto giocare.
Tante accessibilità
Sono astigmatico e porto gli occhiali da quando avevo due anni e mezzo, e a suo modo anche questa è una piccola forma di disabilità, perché in condizioni di poca luce o scarsa visibilità, io gli occhiali devo proprio metterli per riuscire a vedere come chi ha 10/10.
Gli occhiali sono lo strumento che mi consente di mettere a fuoco come le altre persone, di non sentirmi escluso.
Quando non usiamo parole comprensibili e maneggevoli, quando il contesto in cui stanno quelle parole è disturbato (font poco chiare, contrasti di colore sfasati, audio confuso, sottotitoli mancanti), il testo/discorso diventa difficile da cogliere.
Un testo scritto male esclude le persone.
Ed è proprio come negare l’accesso, come un invisibile cartello che dice: “Qui non ci puoi entrare”.
Forse, vedere in questo modo parole e barriere architettoniche, ci aiuta a capire che il concetto di normale non esiste, anzi esistono tante diverse normalità.

Differenti abilità
Che essere una persona con disabilità ci accompagni da quando nasciamo, che ci capiti a un certo punto della vita , oppure che sia uno stato provvisorio, non fa alcuna differenza.
Quello che conta è diventare consapevoli che la disabilità è una condizione in cui non riusciamo a fare qualcosa, e non ci riusciamo perché troviamo barriere che ci disabilitano.
Si tratta di costruire (testi e opere) in modo equo.
Cioè fare convivere sullo stesso piano le differenze, invece che definire (e percepire) la disabilità come un difetto. Lo dice bene Fabrizio Acanfora in questo post su Linkedin:
Associamo la disabilità a una funzione fisica, sensoriale o mentale perduta o mai posseduta; descriviamo la persona secondo una serie di deficit che immediatamente si trasformano in limiti. In pratica, definiamo le persone con disabilità in base a ciò che non possono fare.
La lingua aiuta nel compiere questo lavoro di decostruzione, perché con le parole influiamo sui corpi e produciamo reazioni profonde in essi.
La lingua è una cosa viva, ha il potere di rendere visibile oppure nascondere cose e persone.
È fatta anche di pregiudizi e privilegi, spesso inconsci. Conoscerla e padroneggiarla ci aiuta a sviluppare nuovi pensieri, quindi a usare nuove parole per descrivere meglio tutto ciò che ci circonda.
È come camminare cercando di notare cose che non sono accoglienti: marciapiedi alti o stretti, incroci senza segnalazioni sonore, strade pensate solo per le macchine, piazze con le buche, rampe troppo pendenti o assenti.
Camminare per le vie di paesi e città ci aiuta a vedere meglio tutte queste cose, camminare è come mettere a fuoco meglio le parole.
P.S.
Oggi newsletter più corta del solito, per varie vicissitudini. Ma le forze disabilitanti della società sono qualcosa che interessa tanto a Linguetta, perciò ci sarà modo di tornarci in futuro, con altre puntate.
Come sempre vi metto qui sotto il pulsante per volare dentro al libro che io e Marianna Balducci abbiamo fatto e con cui giocheremo il prossimo 24 luglio alle ore 18 alla libreria Viale dei ciliegi 17 a Rimini.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta La forchetta fidanzata. Poesie sui segnali stradali di Nicola Cinquetti (disegni di Marco Paci).
Intersezione con precedenza a destra
Due suoni
s’incrociano
sul crocevia
Nasce una rima
e da rima poesia
📚 Conoscenza due a due
I libri di divulgazione per bambinə e ragazzə riescono sempre a chiarire le cose, soprattutto a farne scoprire di nuove. Ed è stato il caso di un libro illustrato che ho finito di leggere da poco: Gufo o civetta? di Emma Strack e Guillaume Plantevin (traduzione di Edvige Le Noël). Il sottotitolo è 60 coppie da non confondere più, e spaziando tra animali, alimentazione, geografia, abbigliamento, corpo umano, città, se ne imparano di storie che fino a un attimo prima conoscevamo in modo abbozzato.
🎧 Parlare con le persone
Il consiglio è per una puntata del podcast Words con un’intervista allo scrittore e attivista Iacopo Melio che s’intitola Come parliamo di disabilità?
📧 Linguetta in giro
Quando Linguetta si muove per raccontarsi all’interno di altre newsletter è sempre una festa per me. E sono molto contento di segnalarvi che ho appena fatto un saltino dentro
, rispondendo ad alcune domande di , che mi ha fatto spazio in una puntata apertasi con un brivido di commozione per il gesto di un atleta “fulminante”. La puntata s’intitola C’è una lingua che tutti sanno, ecco il link qui sotto.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Attiviamo le persone con parole e azioni, che in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
Se volete taggarmi su Instagram, cercatemi come andrjet. E se volete sono pure su Threads.
Basta fare un giro per le strade con un passeggino o una bomba che cammina da poco per capire quante sono le barriere che non hai mai notato.
Vale lo stesso per l'uso della lingua e di certe parole che non vorresti far mai sentire a tua figlia.
Fratello di astigmatismo, batti cinque (se riusciamo a centrarci la mano). Ti racconto un episodio di mia figlia (quasi sei anni) sul tema. C'è stato un periodo in cui era ossessionata dalle persone sulla sedia a rotelle: voleva giocare con le Barbie in una condizione tale per cui finiva per andare sulla sedia a rotelle. Non avendo il background dell'adulto che associa alla sedia rotelle una disabilità, spesso definitiva e fortemente impattante, lei lo vedeva come una parantesi divertente che avrebbe voluto provare. E' stato difficile spiegare la realtà dei fatti, senza inserire pregiudizi, preconcetti o paure che possa succedere qualcosa che ti conduca in quella condizione irreversibile. E, in parallelo, provare a mettere in evidenza un'altra faccia della medaglia: la dignità con cui molte persone affrontano la disabilità, girandola in un punto di forza e non di debolezza. Finito tutto questo lavoro di cesello, abbiamo incontrato una persona ipovedente con il bastone. Confesso di aver sudato freddo, e me ne vergogno. Comunque sono ripartito nel tentare di spiegare. E ripartirò sempre, finché avrò segnali che mia figlia sia diventata neutrale rispetto alle diversità.