Linguetta #123 / Tra le tante discriminazioni che nascondiamo dentro la lingua c'è l'antimeridionalismo, che giudica le persone soltanto per la loro provenienza.
Grazie Andrea, da siciliana mi sta molto a cuore questo discorso e solo di recente sto "decolonizzando" me stessa. Per anni, per esempio, ho cercato di celare il mio accento, che oggi invece rivendico. Non solo sono molto più attenta a certi commenti e atteggiamenti, ma rispondo anziché tacere, cambiare discorso, fare una risatina nervosa per "stare allo scherzo".
Decolonizzarsi è un concetto a cui non avevo pensato, grazie. In effetti, io ho sempre subito un po' il mio accento bresciano, che è un'inflessione dialettale molto marcata.
Ho imparato a togliermelo un po' di dosso, soprattutto per riuscire a portare bene la voce nelle letture; allo stesso tempo però lo conservo dentro di me e so di poterci contare, perché è un pezzo che mi definisce.
E mi piace molto sentire le sfumature dialettali che ci circondano, perché stanno già raccontando storie. Ci penso da un po', e sui dialetti vorrei proprio fare qualcosa, magari uno spin-off di Linguetta 😄.
Io spero che farai qualcosa sui dialetti! Questa puntata è stata davvero emozionante. I dialetti si portano dietro un bagaglio di emozioni enorme, a partire dalla rabbia che ho provato leggendo le frasi discriminatorie, alla gioia e alle malinconie che si celano dietro i versi.
Grazie Alice per i sorprendenti pezzetti di Qualcosa che arrivano nella mail. Smontare tutte queste costruzioni tossiche, un pezzetto alla volta, è come liberare il respiro.
"A Napoli si vede meglio che altrove", questa frase non l'ho mai dimenticata.
Per Napoli ho una passione, l'ho conosciuta anche attraverso le parole di Elena Ferrante. Ti lascio una citazione tratta da La frantumaglia: "(...) è una metropoli che ha anticipato e anticipa i mali italiani, forse europei. Perciò non andrebbe mai persa di vista. (...) Ciò che potremmo essere, su questo pianeta, e ciò che invece disgraziatamente siamo, a Napoli si vede meglio che altrove."
Felice che la playlist ti aiuti a correre e riflettere :) Anche a me il fado fa pensare molto alla canzone napoletana, a volte anche più del cante flamenco
È stata proprio un'epifania! E in altre canzoni (credo in catalano) ci ho trovato miscugli di sonorità francesi, napoletane, lombarde e del dialetto bresciano: una meraviglia.
Anche a me il catalano fa pensare a un mix tra il napoletano e vari dialetti del Nord Italia, ma mi guardo bene dal confessarlo ai miei amici/amiche catalani/e :)
Grazie Andrea, che bellezza ritrovarsi qui e ritrovare anche tante riflessioni così preziose. Custodisco come un tesoro preziosissimo le parole, le inflessioni e gli accenti delle mie origini pugliesi, anche se sono nascosti dalla mia romanità di nascita. È un discorso davvero interessante e da approfondire.
Ho scoperto la tua newsletter quasi per caso e devo dire che è stata una gran bella scoperta.
Devo dire che ogni volta che leggo o registro in qualche modo un certo tipo di resistenze (in questo caso verso Napoli, ma anche il Sud in generale) mi viene sempre in mente la profezia di Curzio Malaparte citata nel suo capolavoro "La pelle": "Quando Napoli era una delle più illustri capitali d’Europa, una delle più grandi città del mondo, v’era di tutto a Napoli: v’era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v’era tutta l’Europa. […] Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell’Europa di diventar Napoli."
Grazie Davide, mi fa un sacco piacere. Molto bello il pensiero di Malaparte su Napoli che condensa l'Europa, e grazie per lo spunto: cercherò di leggere "La pelle", che sta uno degli scaffali della mia libreria in attesa.
Grazie Andrea, da siciliana mi sta molto a cuore questo discorso e solo di recente sto "decolonizzando" me stessa. Per anni, per esempio, ho cercato di celare il mio accento, che oggi invece rivendico. Non solo sono molto più attenta a certi commenti e atteggiamenti, ma rispondo anziché tacere, cambiare discorso, fare una risatina nervosa per "stare allo scherzo".
Decolonizzarsi è un concetto a cui non avevo pensato, grazie. In effetti, io ho sempre subito un po' il mio accento bresciano, che è un'inflessione dialettale molto marcata.
Ho imparato a togliermelo un po' di dosso, soprattutto per riuscire a portare bene la voce nelle letture; allo stesso tempo però lo conservo dentro di me e so di poterci contare, perché è un pezzo che mi definisce.
E mi piace molto sentire le sfumature dialettali che ci circondano, perché stanno già raccontando storie. Ci penso da un po', e sui dialetti vorrei proprio fare qualcosa, magari uno spin-off di Linguetta 😄.
Io spero che farai qualcosa sui dialetti! Questa puntata è stata davvero emozionante. I dialetti si portano dietro un bagaglio di emozioni enorme, a partire dalla rabbia che ho provato leggendo le frasi discriminatorie, alla gioia e alle malinconie che si celano dietro i versi.
Spero davvero che la scriverai!
Sulla decolonizzazione di sé mi ha aperto gli occhi La Malafimmina (la seguo su IG) che si occupa di transfemminismo meridionalista.
Grazie Sara, la seguo subito allora.
Ma che sorpresa bellissima! Davvero, grazie di cuore Andrea!
Ps. aggiungo una frase che mi dissero una volta a un colloquio: bella la Sardegna, ma ci sono solo pecore. Non ho accettato il lavoro.
Grazie Alice per i sorprendenti pezzetti di Qualcosa che arrivano nella mail. Smontare tutte queste costruzioni tossiche, un pezzetto alla volta, è come liberare il respiro.
"A Napoli si vede meglio che altrove", questa frase non l'ho mai dimenticata.
Per Napoli ho una passione, l'ho conosciuta anche attraverso le parole di Elena Ferrante. Ti lascio una citazione tratta da La frantumaglia: "(...) è una metropoli che ha anticipato e anticipa i mali italiani, forse europei. Perciò non andrebbe mai persa di vista. (...) Ciò che potremmo essere, su questo pianeta, e ciò che invece disgraziatamente siamo, a Napoli si vede meglio che altrove."
Elena Ferrante riesce a fare proprio questo: condensa strati di pensieri anche in una sola frase.
"La frantumaglia" è uno dei suoi testi che ancora mi manca, grazie per averlo fatto riemergere come possibilità di prossima lettura.
Felice che la playlist ti aiuti a correre e riflettere :) Anche a me il fado fa pensare molto alla canzone napoletana, a volte anche più del cante flamenco
È stata proprio un'epifania! E in altre canzoni (credo in catalano) ci ho trovato miscugli di sonorità francesi, napoletane, lombarde e del dialetto bresciano: una meraviglia.
Anche a me il catalano fa pensare a un mix tra il napoletano e vari dialetti del Nord Italia, ma mi guardo bene dal confessarlo ai miei amici/amiche catalani/e :)
Grazie Andrea, che bellezza ritrovarsi qui e ritrovare anche tante riflessioni così preziose. Custodisco come un tesoro preziosissimo le parole, le inflessioni e gli accenti delle mie origini pugliesi, anche se sono nascosti dalla mia romanità di nascita. È un discorso davvero interessante e da approfondire.
Ecco, custodire è proprio un bel verbo: dà la dimensione di quante cose preziose possiamo contenere.
Ho scoperto la tua newsletter quasi per caso e devo dire che è stata una gran bella scoperta.
Devo dire che ogni volta che leggo o registro in qualche modo un certo tipo di resistenze (in questo caso verso Napoli, ma anche il Sud in generale) mi viene sempre in mente la profezia di Curzio Malaparte citata nel suo capolavoro "La pelle": "Quando Napoli era una delle più illustri capitali d’Europa, una delle più grandi città del mondo, v’era di tutto a Napoli: v’era Londra, Parigi, Madrid, Vienna, v’era tutta l’Europa. […] Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell’Europa di diventar Napoli."
E in effetti è quello che sta accadendo.
Grazie Davide, mi fa un sacco piacere. Molto bello il pensiero di Malaparte su Napoli che condensa l'Europa, e grazie per lo spunto: cercherò di leggere "La pelle", che sta uno degli scaffali della mia libreria in attesa.