Un mondo a colori
Linguetta #26 / Fin dall'infanzia è ancora diffuso il pensiero che vuole il rosa per le femmine e il blu per i maschi, sintomo di un sistema binario che definisce e separa.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
- Noo, si è sporcato il giubbino a Gianni!
- Mettigli questo di Camilla [la sua gemella].
- Ma è rosa?
- E allora?
- Rosa è da femmina.
Questo ipotetico dialogo ci porta dritti dentro la suprema divisione del mondo umano in due parti opposte e inconciliabili: maschi e femmine. Cioè blu e rosa.
Peccato che questa cosa dei colori stia solo nella nostra testa di persone moderne. Così come i colori sono una costruzione del nostro cervello.
A spiegarlo alla perfezione è il visual designer Riccardo Falcinelli in Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo:
La differenza tra rosa e celeste attribuita a maschietti e femminucce è infatti recentissima ed è quanto di più convenzionale si possa immaginare, tanto che fino all’Ottocento accadeva esattamente il contrario: il rosa spettava ai maschi perché era sentito come una versione addolcita del rosso, tinta focosa e virile per antonomasia; mentre il celeste era il colore delle bambine in omaggio al manto della madonna […]
Ma la convenzione non è solo nel colore, è proprio il ragionare per opposti cromatici che è caratteristico della modernità. Nel mondo antico non c’è traccia di un dualismo tanto forte nell’abbigliamento.
Si tratta di un canone che si è ribaltato nella società consumistica del secondo dopoguerra, non si sa bene perché ma di fatto femminilizzando elettrodomestici e abbigliamento, che erano tutti rosa; e sulla scorta di questo nuovo scarto tra maschile e femminile si getta a bomba Mattel, il 9 marzo 1959, quando nei negozi di tutto il mondo arriva Barbie con il suo carico di accessori tutti rosa.
Negli anni Sessanta e Settanta il movimento femminista critica questa arbitraria associazione tra colore rosa e femminilità, anche adottando stili più neutri e non riconducibili al sesso.
Poi arrivano gli anni Ottanta. L’idea dei colori di genere prende piede, anche per la possibilità di prevedere il sesso dei bambini prima della nascita (diagnosi prenatale). Al resto ci pensa il marketing, sempre abilissimo nel costruire tradizioni.
Decostruire stereotipi
Dare un significato preciso al colore rosa ci dice che viviamo ancora dentro un modello binario, fondato su classificazioni, compartimenti stagni e stereotipi.
Il lavoro da fare è uno soltanto: decostruire.
E lo si può fare, come sempre, con le parole; usandole in modo appropriato per definire le cose, sta sempre tutto nelle nostre teste che pensano, nelle nostre mani che digitano, sulle nostre labbra che pronunciano.
Decostruire vuole dire smontare le cose, disassemblando le parole che abbiamo usato per la nostra costruzione (maschilista). Vuole dire soprattutto capire che è un processo senza fine, proprio come la lingua che cambia: è sempre in movimento. E questo muoversi è fisiologico, perché è il riflesso di una mente che si apre, che è flessibile e consapevole.
Possiamo trovare soluzioni ai problemi solo nominandoli in modo corretto. Allora l’uso delle espressioni “cosa da maschio” e “cosa da femmina” (con i rispettivi abbinamenti di colore) non sono una cosa naturale e vanno chiamate con il loro nome: non sessismo ma patriarcato, cioè sistema in cui tutto è incardinato sul maschile.
La decostruzione linguistica parte da lì, dallo smontaggio di questa struttura di potere che ha diviso il mondo in opposti per garantirsi un privilegio (spesso inconscio). Un buon primo passo può stare nel cancellare espressioni di questo tipo rivolte alle donne:
Ecco a lei signorina
Sei la regina della casa
E per te un bel gioco di colore rosa
Ha intenzione di fare figli? [a un colloquio di lavoro]
Quando ti sposi?
Quando ce lo fai un nipotino? [magari una donna, prima di essere moglie o madre, è una persona]
Avrà il ciclo!
Posso parlare con suo marito?
I piatti li lavi tu?
Ed è con noi la signora Gorlani [quando Gorlani magari è dr.ssa, ingegnera, neurobiologa o una qualsiasi altra professione che viene debitamente specificata quando invece appartiene a un uomo]
Non sai parcheggiare
Eh, ma che posa da maschiaccio
Voi donne siete multitasking!
Se l’è cercata [dopo un abuso o una violenza sessuale perché magari la vittima portava una gonna corta]
Insomma, le parole definiscono le cose e le persone, a ogni età.
Usate male diventano gabbie, usate bene sono esercizio di libertà.
Lascio la chiusura ancora a Riccardo Falcinelli, da Cromorama:
Il ragionare per antonimie è tipico della società attuale, che oppone in maniera netta natura e cultura come si trattasse di due sistemi non comunicanti. La cultura è a dire il vero tutto ciò che abbiamo appreso dal momento in cui siamo nati, anzi si può dire che è il modo stesso in cui funziona il cervello, che per svilupparsi ha bisogno di una costante interazione con l’ambiente. La cultura è la natura del cervello […]
Bisognerebbe formulare un’antropologia della visione in cui i vecchi parametri che oppongono la biologia alla cultura fluiscano gli uni negli altri senza rigide distinzioni […]
Al colore si può fare dire tutto e anche il suo contrario.
Ecco, la speranza è che decostruendoci riusciamo a costruire un mondo in cui blu e rosa sono solo delle sfumature di colore, che non hanno alcuna proprietà di genere.
Solo colori, che stanno dentro il nostro cervello.
📚 Più rosa per tuttə
Visto che la discussione oggi è partita dal colore rosa, allora vado con due consigli di libri che hanno entrambi una bella copertina … rosa!
Il primo è il fumetto Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano, scritto dall’ingegnera informatica e blogger Emma. Dentro ci sono 10 storie esilaranti e insieme terribilmente serie che raccontano la vita delle donne contemporanee al lavoro, in coppia, in famiglia, in società.
Di libri che squarciano la mente parlando del sistema maschilista in cui viviamo e dei femminismi necessari a decostruirli ce ne sono a centinaia. Per questo vi spiazzo e il secondo consiglio letterario di giornata è un libro di racconti che nulla centra (o forse sì), ma che ha una fantastica copertina rosa. Eccolo 👇
L’ha scritto lo sceneggiatore della serie tv BoJack Horseman. Un libro di racconti, alcuni brevi, anche brevissimi, che non si pone limiti, spazia, azzarda, inventa, divaga. Esibisco link.
🎁 Inviti a sorpresa
Segnalazione numero 1️⃣ per il progetto fotografico iniziato nel 2005 dall’artista sudcoreana JeonMee Joon: s’intitola The Pink & Blue Project e indaga proprio gli stereotipi di genere sull’attribuzione di colore per bambini e bambine. Un articolo del Post per farvi un’idea della cosa.
Segnalazione numero 2️⃣ per il progetto Color Carne ideato da Bold Stories per cambiare la percezione del color carne, da rosa a tutti i colori dell’umanità. Personalmente mi ha sempre impressionato sentir dire di un paio di calze o di un cosmetico “color carne”, e mi chiedevo chi aveva deciso che quello era il color carne. La pelle umana ha tante sfumature.
I colori della carne sono tanti, non uno soltanto.
Il mondo cambia in base a come lo raccontiamo.
Segnalazione numero 3️⃣ per un post su Instagram a cura di Factanza, startup che fa informazione solo sui social. È un bel carosello per la festa della donna, e nello spazio di otto slide dice un sacco di cose.
Noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
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