Scrivere legami
Linguetta #89 / Quando scriviamo stiamo costruendo una relazione con chi ci leggerà, perché la scrittura è una forma di comunicazione al servizio di un'altra persona.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quando costruisco una puntata, può capitare che all’improvviso cambi direzione e mi metta a scrivere di un’altra cosa, perché intervengono nuovi stimoli e pensieri che ho captato nei dintorni.
È capitato con questa puntata, e il movimento sotterraneo l’ha generato l’ultimo post del blog di Luisa Carrada, nel quale nominava Gli anni del sole: si tratta di una serie di volumi nati da un’idea di Alessandro Baricco, scritti alla Scuola Holden, editi da Zanichelli e pensati per chi insegna a ragazzi e ragazze delle medie (ma utili per chiunque si misuri con la scrittura).
Così sono tornato a pescarli dalla mia libreria, in particolare lo stesso volume che cita Luisa Carrada: Correnti. Un corso di scrittura.
E proprio nell’introduzione c’è una frase che dice tanto (se non tutto) di scrittura e lettura:
Chi scrive e chi legge si trovano sempre in luoghi e momenti diversi. Tra loro c’è sempre una distanza.
E il gesto di scrivere è proprio il gesto di chi, scrivendo, come per magia scaglia la sua voce al di là dello spazio e del tempo, superando la distanza che lo separa dal lettore.
Ecco la cosa più importante che sta dentro un testo scritto: la relazione fra le persone.
Quando scriviamo, lo facciamo sempre rivolgendoci a qualcunə, perché lo scrivere è sempre un gesto di comunicazione.
La scrittura è come una macchina del tempo che annulla le distanze fra chi scrive e chi legge.
Parole al servizio
Il discorso fatto nel libro della Scuola Holden dirige la sua attenzione alla scrittura in forma narrativa, ma il principio vale per qualsiasi tipo di testo. Anzi, pensandoci vale ancora di più quando scriviamo (o ci troviamo a leggere) testi della pubblica amministrazione.
Vale cioè quel mettere in comune, che nella sua radice etimologica porta con sé due cose che dicono tanto sulla natura di servizio della scrittura: cum sta per insieme, munis per ufficio, incarico, dovere, funzione.
Lo spiega bene la definizione sul portale Una parola al giorno:
Consapevole delle proprie responsabilità e forte del proprio ruolo, la comunicazione è un’espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare.
La comunicazione avviene quando arriva, quando l’espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura.
La scrittura è uno strumento di comunicazione proprio perché serve a mettere in comune, cioè a creare un legame fra persone.
Usare le parole della lingua per raccontare è un istinto, ma la forma scritta ci consente di metterci lì a scegliere le parole più precise, quelle che faranno funzionare la comunicazione.
Una scrittura fatta così è una scrittura che serve, utile. E per le parole vale quello che fa la grafica all’interno di un qualsiasi progetto, come spiega in un reel su Instagram il designer Riccardo Falcinelli:
La grafica è sempre la parte di un lavoro (la copertina di un libro, la didascalia in una mostra, l’interfaccia di uno smartphone), cioè la grafica è sempre la forma di qualcos’altro.
Possiamo dire che nel mondo di tutti i giorni la grafica è un servizio.
Mettersi al servizio significa coltivare relazioni all’interno di un testo scritto, ogni volta calato in un ambiente diverso.
E vale per la lingua la stessa cosa che vale per i colori: un colore in sé non dice niente, i colori funzionano come relazioni percettive, quando sono accostati l’uno all’altro, cioè si modificano a seconda del contesto.
Proprio su percezione, relazioni e contesto torna ancora Riccardo Falcinelli in un altro reel su Instagram, di cui riporto un estratto:
I colori si valorizzano a vicenda, parlano in un certo modo fra di loro. È quello che si definisce contrasto simultaneo, cioè il colore cambia a seconda di quello che simultaneamente io gli metto intorno […]
Quando parliamo di colori, di design, di comunicazione, chiediamoci sempre in quale contesto siamo, perché al di fuori del contesto i segni non significano niente.
Anche le parole sono segni, e isolate non comunicano nulla; messe invece all’interno di una struttura funzionano, purché quella struttura sia progettata in modo consapevole, cioè sapendo quale sarà il suo contesto d’uso.
La lingua vive di relazioni che servono.
Ritorno al volume Gli anni del sole, che riesce a restituire il senso di una comunicazione efficace usando tre verbi:
commuovere, perché chi legge va mosso con informazioni che lo riguardano in prima persona — tono di voce.
condividere, perché mettere in comune con le altre persone fa vivere un documento, che sarà stato scritto in modo limpido, essenziale — cura.
convincere, perché il documento riuscirà a raggiungere chi deve raggiungere — pubblico.
Le parole servono a ridurre le distanze, guidare, spiegare. Insomma, tengono insieme.
P.S.
Consueto saltello di un giorno per Linguetta, ma ormai che ve lo dico a fare. Facciamo che saltiamo a mo’ di coccodrillo, che ho scoperto riesce a saltare quasi completamente fuori dall’acqua a tutta altezza.
🖊️ Inversi
La poesia di oggi è un gioco di armonia che si imprime nella memoria quando la diciamo ad alta voce: quattro versi di Sandro Penna tratti dalla raccolta Poesie.
Felice chi è diverso
Felice chi è diverso
essendo egli diverso.
Ma guai a chi è diverso
essendo egli comune.
📚 In movimento
Il rettile del post scriptum mi ha fatto venire in mente un albo illustrato senza parole disegnato da Mariachiara Di Giorgio e sceneggiato da Giovanna Zoboli. S’intitola Professione coccodrillo e fin dall’inizio seguiamo un coccodrillo che si prepara per qualcosa, lo seguiamo in tutte le sue azioni quotidiane da animale non umano (ma anche un po’ umano), mentre le immagini ci scorrono davanti come fossimo al cinema, fino ad arrivare … a quel finale là. Eh, mica ve lo dico come va a finire!
Secondo consiglio per un libro uscito pochi mesi fa da Quinto Quarto. L’ha scritto la fumettista Natalie Byrne (con la traduzione di Rachele Palmieri), ed è un saggio illustrato in cui domina un unico colore: il rosso. S’intitola Ciclo. È un libro che illumina uno dei tanti argomenti tabù (specie in Italia), cioè il ciclo mestruale. Un libro da leggere, usare, regalare, prestare a preadolescenti, giovani e adulti, perché non è mai né troppo presto né troppo tardi per capire le cose. E per metterci in comunicazione.
🗞️ Orecchie attente
Ho scoperto poco tempo fa tramite un’amica bibliotecaria (grazie Valentina) il podcast Il mondo invisibile, che dà voce a illustratrici e illustratori. Vi linko la puntata con Roger Olmos, che disegna albi illustrati senza parole (in Italia per la casa editrice Logos) e guarda il mondo con un occhio capace di tenere insieme tutte le specie animali. Una delle cose più belle è quando si definisce un artivista.
📧 Substack da scoprire
La comunità di Substack continua a crescere, e ogni settimana scopro cose nuove da chi leggo da tempo, soprattutto continuo a trovare altre newsletter che spalancano porte su mondi da esplorare: è il caso della bella
di , che riesce a parlare con grande entusiasmo e competenza di manga e fumetto giapponese.Ce n’è un’altra a cui sono iscritto da poco:
, “che parte due volte al mese: al novilunio, con il diario dell’orto, e al plenilunio, con Sentieri”, come dice la sua autrice Barbara Bernardini, che è anche autrice del libro Dall’orto al mondo. Si parla di orti, di fantastica, di letture e di osservare quello che abbiamo intorno. Delicata e sorprendente.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ricordiamoci di scrivere pensando che le parole scritte servono a costruire relazioni, e questa cosa si fa soprattutto con il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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Quei 3 verbi mi hanno ricordato i 3 pilastri della retorica, ethos, logo, pathos. E riflettendoci calzano proprio bene.
Grazie per la citazione! 😁
È molto bello pensare alla scrittura come uno strumento che ci lega. Cambia la percezione di chi scrive e di chi legge