Presumendo
Linguetta #120 / Dare per scontate informazioni su cose e persone è una trappola cognitiva, che sbilancia la comunicazione e toglie sintonia con chi ci ascolta/legge.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Qualche giorno fa stavo parlando con un amico, che come me usa Strava – un’app per registrare i tracciati di corsa, trail, escursionismo, bicicletta, sci, nuoto e condividerli con la stessa logica dei social.
Io la uso per condividere le mie corse lungo i sentieri, lui per i lunghi giri che fa in bicicletta. Ecco il nostro breve scambio:
Io: Ti stimo fes (molto, in dialetto bresciano), vedo che a volte esci anche il mattino presto per dei giri da più di 100 chilometri in solitaria!
Lui: Chi ti ha detto che ci vado da solo? Siamo quasi sempre in gruppetto, a volte anche una decina.
Io: Ah, scusa. Ho pensato fossi da solo però in effetti mica lo sapevo.
Ecco, avevo presunto una cosa. Presumiamo continuamente di sapere cose sulle altre persone, su fatti, conoscenze, eventi.
Il verbo presumere viene dal latino praesumĕre ‘supporre’, ‘congetturare’, composto di prae- ‘pre-’ e sumĕre ‘prendere’. Quando presumiamo, facciamo delle congetture, cioè pensiamo di sapere già qualcosa prima, di saperlo da alcune deduzioni logiche che abbiamo fatto.
È un po’ come collegare dei puntini numerati in successione per fare apparire una figura, salvo accorgerci alla fine di avere sbagliato qualche connessione e vedere spuntare una chimera.
Scompensi di potere
L’atto di presumere crea implicitamente un disequilibrio, perché fa sentire chi presume in una posizione superiore rispetto alla persona con cui parla.
È un tranello cognitivo in cui possiamo sempre cascare.
Il tempo e il continuo allenamento con le parole da pronunciare ci possono aiutare a controllare l’impulso a presumere cose.
Si tratta di un esercizio al non dire, al sospendere il giudizio, e non è una cosa facile perché i cervelli che abbiamo sono dispositivi di pregiudizio inconsapevoli, che spesso tendono a semplificare.
L’etimologia aiuta a spingere il ragionamento un po’ più in là, partendo dal participio passato presunto come forma da cui deriva l’aggettivo presuntuosə.
E non è che la presunzione sia negativa in assoluto, perché ad esempio possiamo presumere come forma di previsione: su chi sarà una persona che ci stanno per presentare, su che parole userà qualcunə per spiegarci qualcosa, su come si disporranno le persone in una determinata situazione.
Però presumere diventa una distorsione, quando presumiamo troppo di noi.
È lì che si annida lo scompenso, quando crediamo di potere fare qualcosa senza tenere conto di informazioni esterne, dell’opinione delle altre persone; quando in sostanza crediamo di bastare a noi stessə, di non avere bisogno di alcun supporto, di essere migliori.
Responsabili di dire
Chiunque comunichi deve farlo senza dare nulla per implicito, specie all’interno della pubblica amministrazione, che ha a che fare con cittadine e cittadini di diverse età, esperienze, provenienze, livelli d’istruzione.
Il compito di chi scrive e parla per mestiere è di mettersi a disposizione e spiegare, allontanando la presunzione.
Significa assumersi la responsabilità delle parole, soprattutto quando le parole non arrivano a destinazione in modo chiaro.
Lo ha spiegato bene con un aneddoto personale
, nella scorsa puntata della sua newsletter:Mia madre insegnava alle scuole medie. Una delle cose che mi ha ripetuto più spesso è: non chiedere “hai capito?”, chiedi “mi sono spiegata?”, facendomi notare che ho la responsabilità di scegliere le parole adatte a chi mi ascolta, di fare in modo che la comprensione sia alla sua portata.
Mettersi a portata delle persone significa stare allo stesso livello, allontanando la presunzione e accogliendo la simpatia (dal greco sympátheia, composto di syn ‘con’ e pathos ‘sensazione’).
Significa trovare la sintonia, scegliendo parole e strumenti per comunicare al meglio con tuttə.
È nostra responsabilità farci capire, favorendo una comunicazione positiva e propositiva, verificando che quello che diciamo o scriviamo sia capito.
E ad agevolare lo scambio linguistico sono le parole gentili, cioè dette alla stessa altezza, senza sbilanciamenti, disequilibri, disparità. Senza presunzione.
P.S.
Rieccoci ancora nella notte della domenica sera, con una bella notizia che vi incollo qui sotto: siamo più di 2.000 persone dentro Linguetta, grazie!
E per continuare il passaparola, ecco il bottone magico per condividere Linguetta (e ricevere pure dei premi).
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi estratti dalla raccolta di racconti microcosmici Favole & Fresbees di Giulia Niccolai, fatta di annotazioni, brevi poesie, sguardi casuali, fulminanti post-it e cronache quotidiane. Eccone una:
Spesso non siamo né consapevoli
né grati degli aiuti che ci vengono dati.
📚 Volere tutto, essere niente
Quando la presunzione diventa incontrollato desiderio di sopraffazione, allora succede che l’umanità perde i suoi connotati e si sfalda nella violenza. Ed è quello che capita al protagonista dell’albo illustrato Il fato di Fausto di Oliver Jeffers, una storia per tutte le età, capace di parlare della voglia di possesso, delle relazioni fra persone, del rapporto con tutto quello che ci circonda.
🎥 Estasi creativa
È in sala dallo scorso 25 gennaio, e subito sono andato al cinema a vederlo, soprattutto perché mi sono piaciute le storie che in passato ha costruito il regista Yorgos Lanthimos. Il film che vi straconsiglio è Povere creature!, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore scozzese Alasdair Gray, ed è stata una cosa sorprendentemente bella. Mi è capitato poche volte di uscire dal cinema così contento di esserci stato, così divertito, così pieno di pensieri da pensare.
Bella Baxter è un personaggio che sembra stesse già dentro la testa di Yorgos Lanthimos così come lo è stata dentro quella di Alasdair Gray, quasi fra i due ci fosse una segreta alchimia, una nascosta affinità elettiva. Credo si sarebbe divertito anche Alasdair Gray a vederla muoversi sullo schermo, tra le pareti di casa Godwin e sotto cieli dai toni fantascientifici. Non perdetevelo.
📰 Burattini e dintorni
Ho letto su Doppiozero il pezzo di Emanuele Trevi Chi è Pinocchio, che parla proprio di quel burattino che è tante cose insieme: Pinocchio picaro, Pinocchio sciamano, Pinocchio figura liminale. Pinocchio inesauribile. Trevi lo racconta con l’abilità di un esperto falegname.
Nell’ultima puntata Reimparare tutto, mettere in discussione tutto della newsletter
si parla proprio di Povere creature!, con un bel racconto di chi era Alasdair Gray, di come Yorgos Lanthimos ha ottenuto i diritti per fare il film, e soprattutto con un intervento del traduttore Enrico Terrinoni sulle genialità linguistiche di Gray. E fa proprio venire voglia di leggerlo!Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Mettiamo da parte gli atteggiamenti presuntuosi, in fondo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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EXTRA del 19 marzo 2024
Per ricordarci che spesso presumiamo di sapere cose delle altre persone, ma invece no, vi consiglio la bella campagna di comunicazione Assume that I can a cura dell’associazione romana Coordown, che cerca di generare azioni di comunicazione sociale per far conoscere le potenzialità delle persone con sindrome di Down.
Allenare lo sguardo ad osservare le nostre presunzioni, che esercizio importante. Grazie! (Mentre ti leggevo mi è subito venuto in mente un fatto, è un esercizio che funziona, che si può applicare subito).
Vado a vederlo questa settimana e PRESUMO che Povere creature mi piacerà moltissimo. Grazie anche per avermi messo la curiosità di leggere il libro!