Per ogni genere
Linguetta #91 / Dividere il mondo in maschi e femmine è una forma mentale che trasmettiamo già a bambini e bambine, riflesso di un pensiero binario e innaturale.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
La scorsa settimana sono andato a salutare una mia nipote, in partenza per una settimana in Valle d’Aosta con l’oratorio. Baci, abbracci e poi bambini e bambine hanno iniziato a caricare i bagagli sui due pullman lì davanti.
Non ci faccio subito caso però quando tuttə sono salitə, ecco che la cosa mi appare lampante:
Hanno fatto un pullman di maschi e un pullman di femmine (compresə animatori e animatrici).
È proprio difficile uscire dallo schema binario che informa la società, soprattutto se questo binarismo investe bambini e bambine come fosse qualcosa di “naturale”, da tramandare per sacra immutabile tradizione.
Sul concetto di tradizione ci tornerò in una prossima Linguetta, perché è una di quelle cose che avvelena il pensiero a ogni latitudine, e gli impedisce di trasformarsi.
L’esatto opposto di quello che fa la lingua con il suo potere trasformativo.
Lo dice bene questo passaggio dell’articolo Com’è nato il linguaggio di Sophia Grew sul Tascabile:
…la comunicazione verbale può essere assimilata a una tecnologia. Più precisamente, nelle parole del linguista Daniel Dor, il linguaggio è una tecnologia che serve a “istruire l’immaginazione”.
Da un lato, si tratta di un’invenzione collettiva che gli esseri umani hanno generato circa un milione di anni fa e che da allora hanno continuato a modificare […]
Dall’altro lato, il linguaggio è in grado di “istruire l’immaginazione” perché consente a chi comunica di trasferire la propria esperienza all’interlocutore senza che egli debba realmente sperimentarla.
La divisione in maschi e femmine la sperimentiamo continuamente, tutti i giorni, nelle più svariate situazioni.
Quando raggruppiamo, però, rinforziamo i legami di ogni gruppo. E vivendo all’interno di un millenaristico sistema patriarcale, nel quale il maschile continua a essere dominante, essere attentə ai dettagli è la cosa più importante.
Rinforzare le voci di chi ha già voce (maschi) non è solo ingiusto, è segnale di cecità sociale.
Significa non vedere (volere?) che il mondo cambi, nonostante il mondo sia cambiato e sia in perenne cambiamento.
Chi segue Linguetta da un po’ me l’avrà già sentito dire tante volte. Ma tante volte non è mai abbastanza, perciò:
Il cambiamento è lo stato naturale di ogni cosa, persona, essere vivente. Ed è anche l’essenza del dispositivo umano più splendido che possediamo: la lingua.
Generi misti
Separare i generi significa dare un indirizzo: funziona quando nominiamo persone e cose, e funziona quando decidiamo che alcune cose/atteggiamenti sono “da maschi” o sono “da femmine”.
Lingua, pensiero, azioni sono intrecciate e si influenzano a vicenda, senza sosta.
Tutto comincia già quando siamo piccolə e assorbiamo le cose che si dicono, si vedono, che avvengono tutt’intorno. Vale per i pullman così come per i giocattoli, proprio quelli di cui parla la scrittrice Lorenza Gentile nel pezzo per Il Post Questioni di genere e giocattoli. Un estratto:
I bambini sono esseri umani e il loro primo bisogno, come il nostro, è quello di sentirsi liberi […] Bisogna lasciar sperimentare i bambini, solo sperimentando imparano a conoscersi e a conoscere il mondo.
Crescere un* figli* oggi implica larghe riflessioni e prese di posizione contro il luogo comune. Perché certe credenze sono incagliate in modo così profondo nella nostra psiche collettiva, che rimuoverle è più difficile di quanto si creda.
Forse dimentichiamo che i bambini, come noi, sono persone a tutto tondo. Hanno un maschile e un femminile dentro, ed è normale che vivano di apparenti contraddizioni.
La forma mentale binaria e normalizzante va rimessa in discussione, partendo dalle parole: usate bene, diventano un esercizio di libertà e rispetto.
Le parole sono strumenti, come gli oggetti che fanno parte delle nostre vite.
Ogni strumento incorpora sempre una destinazione d’uso, e quella finalità è stata pensata in fase di progettazione.
Mi è venuto in mente di recente vedendo il simbolo della donna con il bambino sul manico dei carrelli di un supermercato. Lo stampo di un design maschile ci pervade, ed è lo stesso pensiero che ho fatto prendendo un treno regionale per raggiungere un’altra città.
Non ce la facevo più a tenere la pipì e ho usato il bagno, o meglio quel piccolo bugigattolo sporco con un buco, un lavandino, uno specchio. Da maschio ho percepito tutto il privilegio di stare in piedi, cercando comunque di toccare il minor numero possibile di cose. Intanto, nella testa mi si affollavano considerazioni e domande:
E se mi fossi dovuto sedere a fare roba grossa?
E se fossi stato femmina?
E se, da femmina, fossi stato su una tratta lunga e avessi dovuto per forza cambiarmi l’assorbente?
E se fossi stata una mamma incinta?
E se fossi stata un’anziana con il bastone?
E se fossi stata una persona con disabilità?
E se fossi statə bambinə?
Interrogarsi serve a capire il modo in cui una funzione può essere davvero funzionale: cioè funzionare per chiunque.
Se qualcunə è stato ancora sui treni ÖBB che vanno verso il Brennero, sa che è possibile pensare spazi ampi e confortevoli — sia per i posti da passeggerə sia per i bagni.
Una lingua che funziona è una lingua ampia e confortevole.
Si tratta sempre di pensarci, alle cose; di progettarle tenendo conto delle esigenze di chi ha meno potere, vale a dire tutte le persone che non sono maschi adulti.
Mantenendo il paragone con i bagni, ci sono due esempi utili a ragionare in modo concreto:
La soluzione dei bagni Stalled che cancellano le barriere fra generi (qui un esempio di progetto per un aeroporto). Certo, lo spazio a disposizione in questo caso è tanto, ma il principio è estendibile.
L’iniziativa di bagni genderfree del liceo “Virgilio” di Milano, usabili da tuttə indipendentemente dal genere (dalla newsletter Colonne del Post).
La decostruzione linguistica parte da lì, dallo smontaggio di questa struttura di potere che ha diviso il mondo in opposti per garantirsi un privilegio (spesso inconscio).
Farsi domande è la cosa che ci riesce meglio, a noi umani.
Farci domande ci serve a capire come funzioniamo, come mutano le parole per definire le cose, quindi come funzioneranno le cose che nominiamo. E serve pure a organizzare due pullman di bambini e bambine in partenza per una gita.
P.S.
Altra settimana, altro salto in avanti di un giorno. Stavolta però un salto tutto umano: quello festoso che ho fatto quando pochi giorni fa mi è arrivata la mail di
E siamo più di 1.000.
Per me è una cosa bellissima sapere che tanti umani decidono di seguirne uno per sentire che cosa ha da dirgli. E quello che adesso mi viene da dire è una cosa sola: GRAZIE.
🖊️ Inversi
A giocare con le parole ci si diverte, così come dev’essersi divertito Dente a giocare con i versi brevi del suo libro Favole per bambini molto stanchi. Eccone una.
Estremi
Tutto ebbe inizio all’inizio
Senza parole tutto cominciò
Poi arrivò la parola
Fine.
📚 Cambiare gli sguardi
Visto che sono spesso bambini e bambine a muovere molte puntate di Linguetta, il primo consiglio è per un albo illustrato: Maschio Femmina. L’importanza di essere chi vuoi tu scritto da Joana Estrela (traduzione di Daniele Petruccioli). Il titolo dice già tutto, ma nel link potete vedere qualche immagine delle pagine interne.
Il secondo consiglio invece è il libro per ragazzə Mille briciole di luce: con tono lieve Silvia Vecchini ci racconta la storia di Danni, un 12enne che è innamorato della ginnastica ritmica. C’è un problema però: in Italia è uno sport solo femminile. Sarà con l’aiuto dell’amica Ambra che troverà il modo segreto di allenarsi, e pure di esibirsi sul tappeto davanti a un grande pubblico. Cinque capitoli misurati e scanditi da uno schema particolare, cioè interventi in versi di un personaggio che è fatto di tante personagge: il coro delle ginnaste. La letteratura può tutto.
🎥 Le cose intorno
Ho visto la seconda serie tv di Zerocalcare: Questo mondo non mi renderà cattivo. Che cosa posso dirvi se non: “guardatela”. Zerocalcare scava ancora di più dentro sé stesso, riesce a farci pensare, commuovere, piangere, soprattutto ci attira col meccanismo di risate a grappolo, con quella sua abilità nel trovare rapidissimi appigli in cose che abbiamo vissuto (specie se chi guarda è natə tra gli anni ’80 e ’90) e che ora ricordiamo col piacere inestinguibile della nostalgia. Con Zerocalcare si guarda indietro ma si sta ben piantatə nel presente, dove accadono piccole cose che fanno la differenza.
🎧 Erotismo letterario
Sono incappato casualmente in una puntata del podcast Piacere mio di Federica Cacciola: l’entusiasmo e la risata della sua autrice sono trascinanti, e poi c’era come ospite Chiara Valerio per parlare di sesso e letteratura. Io quando sento Chiara Valerio sono sempre estasiato dalla sua capacità di maneggiare qualsiasi tipo di racconto, letterario e non.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Non dividiamo il mondo in due, ma usiamo una lingua che accolga tutte le persone. Per farlo ci basta il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
Se volete taggarmi su Instagram, cercatemi come andrjet.
Oh, che meraviglia, Andrea, leggere la newsletter di un UOMO che parla di queste cose. Grazie, per l'alleanza. E complimenti per il "primo K"!
Bellissima puntata, e complimenti per il traguardo dei 1000! Te lo meriti 🙂