

Discover more from Linguetta
Non sapere
Linguetta #78 / Spesso davanti a domande che fanno vacillare le nostre certezze fatichiamo a dire 'non lo so', anche se in quello spazio d'ignoranza sta la conoscenza.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Parto sempre da lì, dal pensiero bambino per capire meglio le cose; anzi, per farmi domande a cui pensavo di sapere rispondere, e invece no. Tipo queste che mi hanno fatto mio nipote di 7 anni e mia nipote di 8 anni:
Perché il cucchiaio si chiama cucchiaio, e non insalata?
Che cos’è un romanzo?
Con loro a volte facciamo il gioco di freezarci, cioè diventiamo immobili come fossimo stati colpiti dal raggio di Sub-Zero. Ecco, le domande di bambini e bambine hanno proprio quell’effetto lì: ci bloccano.
Davanti a quelle domande, come adulti ci troviamo spesso in difficoltà, forse perché fatichiamo a sopportare il non detto, il momento di indecisione, veniamo smascheratə davanti alla nostra incapacità di dare una risposta semplice, precisa e immediata.
Soprattutto perché le risposte spesso bisogna cercarle con pazienza, e a volte neppure si trovano.
La ricerca è alla base di tutto, e i piccoli umani sono degli abilissimi ricercatori, riescono ad andare dritti al punto di una cosa perché quell’oggetto o concetto per loro è lì per la prima volta.
Hanno occhi nuovi per vedere.
Nel numero 40 di Internazionale Kids, nell’angolo filosofico Ilaria Rodella diceva proprio questa cosa qui:
Bambine e bambini si fanno domande e cercano risposte indagando il mondo che lo circonda, proprio come fanno i ricercatori.
[…] sono in grado di acquisire informazioni, interpretare, risolvere problemi e comunicare le loro scoperte e opinioni. E hanno un superpotere che li avvicina non solo alle ricercatrici, ma anche alle filosofe: sanno di non sapere e questa consapevolezza li aiuta a esplorare la realtà con uno sguardo aperto e ricettivo.
[…] anche quando non scopre nulla non si dispera, perché ha comunque giocato. E il gioco è lo strumento principale per capire il mondo.
Giocare è quella cosa che spesso ci dimentichiamo di fare, anche se il gioco è la funzione del mondo.
Esitare per capire
Le esitazioni sono momenti di sospensione in cui mostriamo incertezza, non sappiamo bene come e dove andare. Finché non ci diamo il tempo di esplorare e arrivare all’esito, che è un riuscire: dal latino èxitus, derivato di exire ‘uscire’, composto di ex- ‘fuori’ e ire ‘andare’.
E quindi uscimmo a riveder le stelle
Sono tutti processi linguistici quelli dell’esitare davanti a domande, di fronte a cose a cui non sappiamo dare una risposta immediata.
E il bello della ricerca sta proprio in quel volume d’incertezza che ci smaschera, ci rende nudə di fronte alla nostra ignoranza e ci fa dire le parole più belle che muovono tutto quanto:
Non lo so.
Prendersi il tempo per ragionare è uno spazio che dovremmo usare tuttə, molte più volte, nei più svariati contesti — specie nell’argine pubblico (e politico) che dà sempre risposte, anzi pretende di averne sempre da dare.
L’esempio più bello viene da una risposta data lo scorso ottobre dal premio Nobel per la fisica Anton Zeilinger a un giornalista che gli chiedeva ‘che cosa succederebbe se le particelle dei suoi studi quantistici finissero in un buco nero’:
Dovrei dirti che non sono uno specialista di buchi neri, perciò dovresti chiederne a chi ne sa di più.
Ecco, un premio Nobel che rifugge le risposte categoriche su argomenti che non padroneggia e di fatto dice ‘non lo so’.

Si apre alla chiusura
Come il boccino di Harry Potter, la nostra capacità di pensare il mondo si apre ogni volta che arriviamo a chiudere una domanda, cioè a chiederci.
Inizia nell’ignoto la scoperta, che è sempre fatta in due direzioni: protendendosi (fuori) e penetrandosi (dentro).
Le domande sorgono in bambine e bambini quando sono in pieno funzionamento immaginazione, indagine, creatività. E come dice Chiara Valerio nel suo ultimo saggio La tecnologia è religione:
Non si può fare a meno di fidarsi dell’infanzia.
Riconoscere di non sapere è l’unico strumento che ci consente di imparare cose nuove, come riassumeva efficacemente il prologo alla newsletter Charlie dello scorso 27 novembre, in cui si parlava degli esperti televisivi e dell’incapacità di dire ‘non lo so’ nel fare previsioni:
Il fatto è che queste persone — e i giornalisti in genere — dovrebbero essere esperti di due cose diverse per aiutare tutti a capire: del saper spiegare quello che si sa ma anche che c’è molto che non si sa, e del saper ricordare a tutti che ci sono variabili ignote che impediscono in molti casi previsioni e pronostici affidabili.
E del saper dire “non lo sa con certezza nessuno” senza temere che la telecamera si sposti immediatamente su un collega con maggiori certezze.
Non è facile, perché a spiegare che molte cose sono complesse e inafferrabili, e a negare risposte esatte e perentorie sul futuro, si perdono palcoscenici e attenzione, si perdono inviti televisivi, contratti per libri, sponsor per le proprie lezioni e TED Talk. Viviamo in un contagioso sistema che incentiva a fare previsioni sbagliate.
Una lingua chiara, essenziale, che sa prendersi le pause per capire è una lingua che ha uno sguardo bambino: interroga e cerca.
C’è una bella frase nell’episodio Pop Squad della serie tv di fantascienza Love, Death & Robots (su Netflix). Una mamma sta parlando con un poliziotto e si riferisce alla sua bambina di un anno che è impegnata a giocare sul pavimento:
Ma lei rende ogni cosa una novità.
Le cose viste per la prima volta — o sentite, come le parole cucchiaio o romanzo — sono le domande che continuano a servirci per essere più umani.
P.S.
Visto che nel non sapere sta la chiave della conoscenza, ho deciso di mettere in gioco un pezzetto di tutte le cose che non so, che ho scoperto di non sapere (e che scoprirò in futuro): sta tutto in un canale Telegram che si chiama Improvvisi — ho messo il link anche su in alto nella barra di navigazione.
📚 Indagini e scoperte
L’ho riletto di recente per un gruppo di lettura, così se avete a che fare con ragazze e ragazzi, ma pure se siete grandi e volete trascorrere un paio d’ore in una baia norvegese a risolvere un giallo, vi suggerisco Il mistero della salamandra di Jørn Lier Horst (traduzione di Lucia Barni). La storia è percorsa anche dalle continue incursioni di Socrate con il suo so di non sapere.
Altro libro per adolescenti, ma qui il consiglio è davvero di entrarci dentro anche da adulti perché la storia è una scuola incredibile di geografia, storia, botanica, etologia sotto il cielo dell’Amazzonia. Il libro è L’esploratore di Katherine Rundell (traduzione di Mara Pace).
🎥 Strada zombie
Ne parlavano tuttə, e poi avevo voglia di infilarmi dentro una storia della fine del mondo. Sto parlando di The Last of Us, ambientata in un presente futuribile in cui l’umanità deve vedersela con un fungo che scatena una pandemia globale, trasformando le persone infette in zombie.
Al centro di tutto ci sono Joel (Pedro Pascal, cioè The Mandalorian) ed Ellie (Bella Ramsey), che custodiscono un segreto salvifico ma soprattutto diventano una cosa sola. E anche qui è l’adulto che impara dall’infanzia, impara a guardare le cose in modo diverso, con quello spazio d’immaginazione che fa funzionare sempre tutto.
🎧 Cose da conoscere
È partito lo scorso 13 febbraio ed è uno di quei podcast che proprio mi fanno sussultare di gioia: lo produce Il Post (che ormai è universo in fortissima espansione), lo scrive Chiara Alessi e s’intitola Cosa c’entra. Si parla di cose che c’entrano con altre cose. Vi linko una puntata che m’è piaciuta parecchio, anche perché dentro c’è un bellissimo intrico linguistico.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Lasciamoci sorprendere dalle domande che ci spiazzano e abbandoniamoci ai non lo so con tutto il 💖, lo stesso che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio accanto al cuore, ma vi aspetto pure via mail o dentro la chat di Linguetta.
Se volete taggarmi su Instagram, cercatemi come andrjet.
Non sapere
Le soglie! Grazie di questo articolo pieno di spunti che mi permettono di trovare risonare di non sapere fuori dal campo delle pratiche di consapevolezza corporea!
Che bell'approfondimento!
Ehm... Per combinazione, Cosa c'entra è nella Calibri di stamattina con una super intervista rilasciata da Chiara (che ringrazio di nuovo), a quanto pare ci piacciono le stesse cose!🌈