Mischiarsi
Linguetta #79 / Riconoscere la mescolanza come stato naturale della vita è la condizione per aprirsi al continuo cambiamento di lingua e società.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Pochi giorni fa stavo uscendo di casa insieme a uno dei miei nipoti: avevamo appena varcato il portone del palazzo quando sono entrati un nonno con sei piccoli nipotini che gli sciamavano fra le gambe.
Poi, ho sentito pronunciare questa frase dalla gestrice di un negozio lì vicino:
Ecco, guarda: sei pachistani e un italiano.
E io ho detto: “Quindi, che cosa vuol dire?”, ma lei stava già parlando con un imbianchino. E poi noi ce ne siamo andati, perché eravamo in ritardo per la lezione di ginnastica.
Però quella frase mi è restata appesa nella testa, il sintomo di un pensiero che esclude, che vuole conservare una presunta naturalità, che va contro l’applicazione di quello che dovrebbe già essere una legge (ma ahimè ancora non lo è): lo ius soli, la cittadinanza italiana per chiunque nasca in Italia.
Si tratta di un atteggiamento che non accetta le differenze, i mutamenti (quelli sì, cosa naturale), le mescolanze, così come accade per i processi linguistici.
La lingua è cosa viva, in perenne cambiamento.
Le parole sono strumenti per leggere ogni differenza come misura dell’essere umani, servono a riconoscere che la realtà cambia ad ogni momento e influenza il modo in cui la descriviamo.
Naturale mescolanza
Quand’ero piccolo (ma pure da più grandicello) ricordo bene il mio nonno paterno che mi raccontava degli innesti che faceva, e mi sembra di vederlo là in giardino, giù in Sicilia, mentre innesta un arancio su una pianta di limoni.
L’innesto è una fusione di due individui differenti e ci ricorda che siamo tutti ogm (organismi geneticamente modificati), così come lo sono le parole con cui raccontiamo il mondo: seguono lo statuto della modificabilità.
Ecco che mescolare è un verbo che descrive bene, non solo l’umanità, ma ogni forma di vita e ogni cosa, materia prima o manufatto che sia.
La mescolanza genera novità lì dove prima c’erano cose separate. Mescolare fonde le cose, sconvolge i canoni, abolisce il concetto di purezza, genera differenza nell’unità.
Mescolare è la base della natura, di qualsiasi cosa che esiste.
La mescolanza è la base della vita, è la ricetta dell’evoluzione di tutte le specie: si fonda sul concetto di ibridazione, di trasformazione continua tra esseri viventi.
Siamo tuttə un bel miscuglio e lo saremo sempre di più, perché la biodiversità è l’essenza della vita.
Più di ogni altra cosa ci aiutano a capirlo bambini e bambine, perché per loro le differenze non sono un ostacolo da aggirare con fatica ma lo stato naturale delle cose.
Ce lo ricorda anche l’etimologia di una parola che ho letto pochi giorni fa su Una parola al giorno: insito, cioè qualcosa di intimamente radicato, che deriva dal sèrere latino, inteso sia come intrecciare sia come seminare.
Un concetto insito in qualcosa è allora più di un innesto, è qualcosa di profondamente inserito nella sostanza di qualcos’altro, qualcosa che mette l’accento sulla saldatura, sulla continuità fra elementi diversi.
Ed è lì che nasce la varietà, nei punti di giunzione.
Vederli e saperli riconoscere è il requisito necessario per stare dentro la mescolanza, che è lo stato naturale di tutto.
Nelle ultime settimane siamo aumentatə qui dentro Linguetta, e moltə di voi sono arrivatə grazie anche a due bellissime segnalazioni:
di Valentina Aversano, che ha parlato di Linguetta nella sua Basilico — qui la puntata della newsletter e qui il suo blog.
e di Nicole Zavagnin, che l’ha inserita nella puntata sulle newsletter consigliate.
Il mio grazie grande grande va a loro, perché hanno due newsletter che ogni volta mi fanno scoprire cose meravigliose. E se continuiamo a stare qui, è perché siamo scopritorə sempre in cerca di nuove vie.
📚 Connessioni ovunque
Il primo consiglio è per una graphic novel che ho portato anche in uno degli incontri con i gruppi di lettura alle medie: Il giovane Darwin di Fabien Grolleau e Jerémie Royer (traduzione di Stefano Andrea Cresti), perché ha la capacità di portarci in giro con il poco più che ventenne Charles Darwin proprio mentre diventa quello scienziato che avrebbe cambiato per sempre il nostro sguardo sul mondo e su tutte le creature che lo popolano.
Siamo tutti avvinti: animali umani, animali non umani, piante, funghi, minerali. Ogni cosa è collegata sulla Terra, e c’è uno scrittore che ha saputo restituire le infinite espressioni di vita sotto forma di poesia: lui è Raymond Queneau, il libro che vi consiglio è Piccola cosmogonia portatile (traduzione di Sergio Solmi).
🎧 Orecchie aperte
In questa puntata del suo podcast quotidiano Non hanno un amico Luca Bizzarri riesce a sintetizzare benissimo il concetto di naturale mescolanza che molti altri stati europei praticano, mentre noi in Italia fatichiamo a vedere:
Sull’Isola deserta di Chiara Valerio sono sempre piacevoli sorprese le persone che vi naufragano. Una delle ultime è stato Michele Dalai, scrittore, editore, conduttore radiofonico e da poco anche presidente delle Zebre Rugby Club. I racconti che fa, dell’editoria e della squadra di rugbisti, c’entrano entrambi col mischiarsi.
🗞️ Due cose belle
Sul Tascabile il racconto di Riccardo Giacconi nei laboratori della Scuola politecnica federale di Losanna è una fantastica immersione nella robotica. E come dice lui, è soprattutto una ricerca su noi stessi.
Dai robot agli animali immaginari, che di fatto sono le creature più umane tra i viventi. Un pezzo di Andrea Giardina li racconta su Doppiozero.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Riconosciamo ogni forma di mescolanza, linguistica e non, che alla fine è sempre una questione di 💖, lo stesso che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio accanto al cuore, ma vi aspetto pure via mail o dentro la chat di Linguetta.
Se volete taggarmi su Instagram, cercatemi come andrjet.
La lettura bella del venerdì!