Lingua materia
Linguetta #98 / La voce che usiamo quando parliamo e scriviamo non sarebbe nulla senza il corpo che la porta. Ricordarcelo serve a rendere efficace una comunicazione.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Le parole nascono nella laringe, che è la cassa di risonanza del respiro e della voce; ed è grazie all’abbassamento della laringe nella posizione in cui sta adesso che come umani abbiamo iniziato a sviluppare la capacità di articolare il linguaggio.
È il corpo che genera la parola.
Spesso però, abituatə come siamo a parlare e scrivere, ci dimentichiamo che senza corporeità non esisterebbe comunicazione. Quella sensazione corporea che ad esempio possiamo trovare MODIFICANDO IN MAIUSCOLO LA FORMA DELLA SCRITTURA oppure percependo nelle voci alcune loro caratteristiche distintive.
Lo spiega bene Kenneth Goldsmith nel libro CTRL+C CTRL+V (scrittura non creativa):
Nella vita di tutti i giorni non ci accorgiamo facilmente delle proprietà materiali del linguaggio tranne quando, per esempio, incontriamo una persona che balbetta o con un accento molto marcato. In quei casi prima di tutto notiamo come una cosa viene detta e solo dopo cosa è stato detto.
Quando ascoltiamo un’opera lirica cantata in una lingua che non conosciamo, a risaltare sono le proprietà formali del linguaggio: le sue cadenze, i suoi ritmi. Scegliamo cioè di affidarci al suono anziché al senso.
Se decidiamo di invertire ancora di più la trasparenza delle parole, possiamo arrivare a vederle come forme e sentirle come suoni.
Sono segnali e segni di un corpo che articola nei modi più svariati un pensiero, e i modi di farlo sono sempre diversi da a persona a persona.
Ogni voce ha una sua configurazione differente: un timbro, un volume, un’articolazione, una velocità, particolarità di pronuncia.
La voce è la nostra impronta sonora.
Strumenti vocali
Ricordo che l’ultima volta che ho visto l’attore e lettore Alfonso Cuccurullo, mi ha detto en passant che ero ‘vento e sabbia’. Parlava della mia voce, e ogni tanto ripensandoci sento proprio di aderire a questa definizione; pure se a volte vorrei avere una voce più piena e profonda, quella è la mia voce. Quello sono io.
Certo, ogni voce può essere educata e modificata — ed è un esercizio che ho già fatto in passato e che continuo a praticare per riuscire a portarla sempre meglio, la voce.
E la voce possiamo modularla anche quando è scritta su una pagina o uno schermo: basta regolare la lingua variando il registro, cioè scegliendo le giuste tonalità.
Lo lascio spiegare ancora a Kenneth Goldsmith, che per descrivere forme e sensi delle parole trova una metafora azzeccatissima:
Pensiamo al cursore della trasparenza di Photoshop: quando è tutto a destra, l’immagine è opaca al 100%; quando è a sinistra, diventa quasi invisibile, il fantasma di sé stessa.
Nel campo della letteratura se il cursore segna trasparenza completa, il linguaggio si fa discorso funzionale: quello dell’editoriale di un quotidiano o della didascalia di una foto.
Ma scorriamo solo un po’ verso l’opacità, ed ecco la prosa: “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta”.
L’apertura di Nabokov è una combinazione perfetta di suono e senso, segnale e rumore, poesia e narrativa. Dopo questo incipit dinamico, Nabokov sposta nuovamente indietro il cursore per raccontare la storia vera e propria, tornando a uno stile più trasparente.
Lo spettro della lingua è amplissimo, siamo noi che scegliamo quali parole usare e come usarle a seconda del contesto d’uso, a seconda del messaggio che vogliamo portare con la nostra voce.
Ed è sempre una questione di corpo, perché le parole sono azioni.
L’ho trovato scritto anche in un bel post LinkedIn di Roberta Zantedeschi, che dice:
Corpo è un’altra parola che sto cercando di abitare.
Mi richiama al mondo analogico, è quel gancio che uso per tornare indietro quando mi accorgo che mi sto perdendo: nell’internette così come nei miei pensieri, nelle troppe domande, nella ricerca di risposte, nelle faticose interpretazioni.
Il corpo mi riporta alla fisicità, alla materia, ai sensi.
Ricordarcelo è il primo passo per riuscire a fare funzionare qualsiasi tipo di comunicazione.
Come faceva il professor Patrick Winston — che è stato computer scientist al MIT (Massachusetts Institute of Technology) — in una delle sue lezioni sulla comunicazione, scoperta grazie alla newsletter
di .La lezione dura un’oretta ed è illuminante, ne tiro fuori un pensiero per chiudere questa puntata (traduzione mia):
Quello che le slide non fanno è attivare i neuroni-specchio: il rispecchiamento empatico, che invece è quello che accade quando si fa una lezione con una lavagna e degli oggetti di scena.
A dare anche solo un’occhiata veloce al filmato, si capisce subito una cosa: come sia il corpo a rendere efficace quello che abbiamo da dire.
P.S.
Come promesso, puntata breve di Linguetta oggi. La prossima settimana probabilmente arriverò nelle vostre mail con una cosa ancora più corta. Intanto, buon Ferragosto!
🖊️ Inversi
Il componimento di oggi non è una poesia ma un racconto, uno dei 103 brevi o brevissimi che stanno dentro la raccolta Tutti i nostri corpi dello scrittore bulgaro Georgi Gospodinov.
Agosto
Il pomeriggio dell’anno.
📚 Voci in forma
Visto che ho citato Lolita, il primo consiglio è per un libro che uscì nel 2003 e s’intitola Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi. Ricordo ancora la potenza di questo romanzo quando lo lessi all’università, ed è una lettura che non muore mai. Ci riporta agli anni del regime islamico dell’ayatollah Khomeini e alle libertà negate violentemente alle donne, ed è un libro di grande resistenza letteraria. Fa percepire che la letteratura è una repubblica dell’immaginazione attraverso cui fare sentire la propria voce e fare vibrare i propri corpi.
Secondo consiglio, di tutt’altro tenore: Sei proprio il mio typo di Simon Garfield, agile saggio alla scoperta delle font, cioè quel corpo dei caratteri che digitiamo tutti i giorni sulle nostre tastiere. Una guida all’uso consapevole delle forme, che sono già significato.
E poi un bel libro per ragazzi e ragazze che fa parte di un progetto della casa editrice Il Castoro, a cura di Pierdomenico Baccalario e Federico Taddia. Il progetto si chiama Le 15 domande e il volume che vi consiglio è quello che parla di comunicazione, scritto con Stefano Bartezzaghi: s’intitola Quando parlo mi capisci?.
🎥 One shot
Avendo accennato alla balbuzie, la mia testa è andata al film diretto da Tom Hooper nel 2010: Il discorso del re. Protagonista è re Giorgio VI (Colin Firth), che deve sedersi sul trono del regno inglese e arrivare a comunicare l’entrata in guerra degli inglesi contro la Germania. La storia è nota: i suoi balbettamenti lo mettono a disagio quando deve parlare in pubblico, nessun logopedista è riuscito ad aiutarlo, finché non viene chiamato un attore australiano di nome Lionel Logue (Geoffrey Rush) che riuscirà a trovare la soluzione. E la soluzione starà, sì nella pratica, ma soprattutto nella forza della relazione tra i due, proprio perché la lingua funziona quando funzioniamo noi, dentro e insieme a chi ci sta vicino. Lo trovate su Amazon Prime Video.
🎧 Su Michela Murgia
Michela Murgia ha usato il suo corpo fino alla fine per ricordarci che sono i corpi che parlano e resistono e prendono posizione perché avvenga il cambiamento. Il suo podcast Morgana è stata una delle prime cose che mi ha avvicinato ai femminismi e che ha mutato il mio sguardo, informato dal patriarcato. Tra le tante parole che ha usato vorrei consigliarvi quelle contenute nella puntata in cui è stata ospite di Chiara Valerio sull’Isola deserta. Si ascolta qui, su RaiPlay Sound.
Secondo consiglio è la puntata Lascia stare del podcast Estadeli di Jonathan Zenti, che ha cambiato la programmazione editoriale per parlare di Michela Murgia. E che è il segno di come il pensiero ponderato sia un esercizio di intelligenza, anche quando può dissentire. Ascoltatela fino in fondo perché, nel minuto finale, c’è un’inattesa collisione che commuove.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Ricordiamoci sempre dei nostri corpi, perché è lì che sta la nostra voce così come il nostro 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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