Il lato buono
Linguetta #85 / Raccogliere le cose positive che ci stanno intorno e guardare ai testi maestri serve a smontare, ricostruire e trovare le catene di parole più efficaci.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
In passato mi è capitato di trovarmi in situazioni che sembravano negative, mal congegnate, di poco senso. Ma alla fine l’omino dentro il mio cervello mi sussurrava “Però dai, almeno questo pezzetto qui lo possiamo conservare”.
Ecco, anche nelle cose che ci sembrano errori totali ed esperienze da cancellare, anche lì, qualcosa di buono si riesce sempre a trovare. O almeno, io faccio così.
È una cosa che mi sono accorto di avere perfezionato nel corso del tempo, forse perché crescendo diventiamo più propensə ad ascoltare, meno irruentə e impulsivə. O almeno si esercita la pratica dell’essere pazienti e accoglienti — che non vuol dire che sono Jesus Christ Superstar, anzi a volte nella mia testa si materializza Paperino sul punto di sbottare.
Pensare alle cose buone di tutto quello che ci capita è come mettere un mattoncino Lego per riparare qualcosa che si è rotto.
D’altra parte è questo che ci permette di fare la lingua, quando lasciamo che le parole servano a dire le cose nel modo più chiaro possibile.
La lingua costruisce e ripara.
Ecco perché ogni volta che prendiamo in mano un testo da sistemare per renderlo più scorrevole e comprensibile a chi lo leggerà/ascolterà, quello che serve fare è guardare a chi i testi li sa cucire con maestria.
Gli esempi li possiamo trovare un po’ ovunque, stanno tutti intorno a noi, sotto qualsiasi forma: sono pezzi di libri, frasi di film, cartelli, etichette, microcopy dentro app, post su Instagram, copertine di album musicali, sequenze di serie tv, dettagli di vetrine, frasi di colleghə.
Basta disporsi ad accoglierli, vederli, appuntarli, conservarli, e quando serve tirarli fuori.
È il metodo ricombinatorio della creatività (sul quale tornerò in una futura Linguetta).
Quello che conta è accorgersi delle cose buone, soprattutto delle cose fatte a regola d’arte, cioè di quei testi maestri di cui parla anche Luisa Carrada nel suo blog:
I meccanismi si capiscono studiando chi ne sa molto più di noi − cosa che continuo a fare tuttora −, ma pian piano ho cominciato a imparare dai testi stessi. Non tanto dai miei, quanto da quelli che incontro nelle occasioni più diverse delle mie giornate […]
Il giornalista Roy Peter Clark e l’insegnante Jenny Poletti Riz raccomandano ma soprattutto praticano i testi maestri: prima di spiegare un concetto, di dare un’indicazione o di consigliare una strategia per scrivere meglio, propongono un breve testo che lo dimostra al meglio, non il contrario come si tende a fare […]
Mi ha colpita che quello che funziona per i giornalisti funziona anche per bambine, bambini, adolescenti e per persone che scrivono per lavoro. Vedere, smontare, sperimentare in prima persona: apprendere e soprattutto ricordare a quel punto diventa spontaneo, naturale.
☞ Il pezzo completo s’intitola Affidiamoci ai “testi maestri, prendetevi qualche minuto per leggerlo (e salvatevelo in una cartella del vostro archivio).
Il magazzino degli esempi
Siamo frammentatə e dispersə in un mare di stimoli e informazioni, ma siamo sempre noi che decidiamo come starci, dentro questo rollio continuo. E abbiamo a disposizione strumenti di ricerca davvero a portata di clic, possiamo scegliere come guardare il mondo e come trovare risposte, altre domande, spunti, direzioni.

Siamo davvero circondatə da esempi da cui attingere, e sono gli esempi che fanno capire le cose, perché sono pratica.
Lo dice anche l’autore radiofonico Matteo Caccia nel suo libro Voci che sono la mia, in cui racconta le sue esperienze di narrazione su Radio2 e Radio24:
Quando ho iniziato a tenere dei laboratori o delle lezioni sul racconto e sulla narrazione, mi sono ritrovato più volte a cercare di raccontare senza spiegare. Fare esempi, direbbe più prosaicamente qualcuno.
Assegnare un esercizio è sempre il modo che preferisco per insegnare qualcosa.
Ho avuto la fortuna di sentirlo dal vivo Matteo Caccia, ospite pochi giorni fa in un festival letterario nella valle dove abito.
Le storie che raccoglie da più di dieci anni e che poi racconta (in radio, nei podcast, dal palco) sono storie di vita, e come dice lui “non insegnano niente, sono un pezzo di realtà, un angolo di mondo che non conoscevi”.
La cosa importante però è quello che c’è nell’atto del radunare queste storie, perché raccogliere le storie è un corpo a corpo, e si pratica nello stesso modo in cui (r)accogliamo con serendipità qua e là le cose buone, e pure nello stesso modo con cui ci mettiamo a scrivere un testo.
Basta ascoltare.
Per mettersi in ascolto però serve uno sforzo che non è solo intellettuale, è prima di tutto fisico. Ancora Matteo Caccia:
L’attenzione è azione, e richiede allenamento.
Ascoltare è proprio un gesto, una capacità attiva, un movimento.
Serve nel lavoro di raccolta delle storie, serve nel lavoro di preparazione di un testo (anche tecnico), serve in generale tutti i giorni per essere presenti alle cose che accadono e ci attraversano.
E serve per riconoscere le cose buone, che magari sono solo un pezzetto del buono più grande che vorremmo vedere. Ma anche una corsa inizia con un primo passo.
Come la pianta che pochi giorni fa ho visto comparire su un marciapiede nel mio paese. Quanto sarebbe bello avere tutti i marciapiedi, i muri delle case, le pareti degli edifici ingombri di verde in stile Spello. Eppure, una piccola pianta è già un inizio.
P.S.
Altro salto in là di un giorno per Linguetta, stavolta facciamo a mo’ di coniglio, che ho scoperto che ziga.
P.P.S.
Oltre alle Notes, nel menù di navigazione della newsletter ho aggiunto anche la sezione Strumenti, dove ho raccolto un po’ di vecchi post più “tecnici”, pieni di tanti begli esempi.
🖊️ Inversi
Oggi una poesia da un libro che mi porto in giro ovunque, è un rifugio sicuro e divertente, sono le rime che stanno dentro Versi del senso perso. E lui è il formidabile Toti Scialoja.
Il sogno segreto
dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.
📚 Linee ad alta voce
Quasi vent’anni fa Jack diceva che non la capiva proprio la poesia, e lo scriveva in un diario alla sua insegnante, e lo scriveva in forma di poesia. Dunque, un romanzo epistolare in versi. L’autrice è Sharon Creech, che dopo avere scritto Amo quel cane gli ha dato un seguito con Odio quel gatto. In Italia è arrivata l’anno scorso l’edizione Amo quel cane, odio quel gatto con entrambe le parti riunite, la prima conserva la traduzione di Andrea Molesini, la seconda è tradotta da Riccardo Duranti.
🎧 Scuola è fare
La scuola è uno spazio di educazione alla libertà che riguarda tuttə. A raccontare questa scuola ideale, che già esiste, sono 11 educatori ed educatrici, che “tirano fuori” cose dalle persone. Il documentario s’intitola Il sogno di una scuola, dura due orette. Sono alcuni esempi ma l’Italia ne è piena di esempi così (e che dovrebbero essere lo standard); uno è quello che vive ogni giorno e racconta benissimo la dirigente Tiziana Palmieri su Instagram e nella newsletter
.Consiglio un podcast in otto puntate prodotto da Chora Media alla scoperta di maestre e maestri d’Italia e di chi ne porta avanti la loro esperienza. Vi linko quello sul maestro Alberto Manzi.
🎥 In cerca
Visto che ho parlato di cose buone da cercare, la testa mi ha portato al film di David O. Russell Il lato positivo, che nella traduzione del titolo fa svanire un po’ di sfumature dell’originale Silver linings playbook. In inglese si usa l’espressione “every cloud has a silver lining” (ogni nuvola ha un riflesso d’argento), che poi è il titolo del libro di Matthew Quick L’orlo argenteo delle nuvole, da cui è tratto il film. E quindi la ricerca di quel lato buono delle cose. Sta su Netflix.
🎶 Sottofondo
Ringrazio
perché parte di questa puntata l'ho completata tenendo nelle orecchie l’album Ma di Devendra Banhart che ha consigliato nella sua corrusca newsletter .Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Esercitiamoci a prestare attenzione alle cose che ci stanno intorno, usando prima di tutto il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
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Che bello riparare i muretti con i lego!
E poi, quanto sia fondamentale l'ascolto attivo prima di pronunciarsi o scrivere.
Colgo anche gli spunti su educazione e scuole, preziosi.