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Dire grazie
Linguetta #66 / Un fine anno di ringraziamenti e una breve riflessione attorno a quella parola che in ogni nostra comunicazione fa sempre la differenza.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Quante volte durante la giornata pronunciamo la parola grazie. E quante volte, come molte altre parole, ci esce di bocca senza che ce ne rendiamo conto.
Quando abbiamo un pacco in mano e un signore sconosciuto ci apre la porta; quando l’ascensore sta partendo e qualcunə tiene alt; quando cerchiamo un libro e la bibliotecaria ce lo trova; quando camminiamo per strada, ci cascano le chiavi di tasca e qualcunə ce le raccoglie; quando siamo in ufficio, abbiamo dimenticato lo spuntino e ci offrono una clementina; quando siamo giù di morale, e quell’amicə ci ascolta. Quando non ce l’aspettiamo.
Ecco, dire grazie è riconoscere il valore di un dono inaspettato.
Lo diciamo volentieri, perché ci regala un senso di benessere, e può capitare di provare la stessa sensazione del rilascio di dopamina, dicendo un grazie.
È come se ringraziare, in un certo senso, ci completasse. Come se si colmasse uno spazio che era in sospeso.
Succede con le parole dette, ma pure con quelle scritte.
Quando una persona ci ha trovato la soluzione per qualcosa che ci sfuggiva; quando la mail di una collega ci ha risolto un problema senza che gliel’avessimo chiesto; quando ci arriva un messaggio da una persona cara che non vediamo da tempo e ci fa gli auguri; quando riceviamo un pacchetto e chi ce lo manda lo decora e scrive grazie a mano; quando nella chat di Telegram qualcunə ci pensa con un’emoji scema. Succede sempre che non ce l’aspettavamo.
Dietro ogni grazie c’è la risposta a un gesto deliberato, che non chiede ricompensa. E quando diciamo o scriviamo quel grazie, succede che 12 muscoli della nostra faccia costruiscono all’istante una delle cose più meravigliose che ci contraddistinguono come animali umani: il sorriso.
Già, ci spunta un sorriso quando ringraziamo.
Sentìti grazie
Proprio stasera, prima di ritoccare e rivedere questa puntata m’è capitata una cosa che non lo so, rielaborandola poche ore dopo, m’è sembrata proprio un segno: ero nel parcheggio del supermercato a caricare la spesa in macchina, quando s’è avvicinata una donna con un borsone; mi ha raccontato brevemente che era uscita da una comunità e stavano cercando di portare avanti un progetto, e che se volevo potevo sostenerlo con un’offerta in cambio di pacchetti di fazzoletti oppure cerotti. Non è tanto il fatto in sé che m’ha colpito, ma come me l’ha raccontato, le parole leggere che ha usato, come mi ha guardato alla penombra di un lampione male in arnese. E poi, come mi ha detto grazie.
Già, i grazie non li diciamo soltanto, li sentiamo.
Capita che siamo noi ad averlo suscitato quel grazie, con uno di quei gesti che ho elencato sopra o con una miriade di altri, che a dirli tutti ci vorrebbe un libro.
Io non lo so se quella donna fosse davvero chi mi ha detto di essere, non lo so proprio come stavano le cose. Però a volte le cose si sentono e basta, e si accolgono.
E alla fine, io ho preso i cerotti. Che c’è sempre bisogno di riparare ferite. E c’è sempre bisogno di sentire i grazie.
Il grazie è un regalo che brilla negli occhi. Come in questa splendida scena qui sotto, e ogni volta che la vedo sento quei grazie che mi fanno vibrare tutto quanto sta fra la gola e il petto.
I miei grazie vanno a tutte le persone che dentro Substack ho scoperto in questo anno e poco più che lo frequento, alle cose che ho capito e imparato grazie a loro.
Grazie a
per .Grazie a per .
Grazie a per .
Grazie a Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi per .
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Grazie a per .
Grazie a per .
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Grazie a per @Between The Lines.
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Grazie a Giulia Cuter e Giulia Perona per @Senza Rossetto.
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Grazie a tutte le persone nuove che scoprirò, soprattutto grazie a chi legge Linguetta.
Vi auguro tante buone cose.
La newsletter ha saltato di nuovo in lungo facendo cra-cra però almeno c’è il ranocchio Kermit ad augurarvi buone feste!
📚 Un forte abbraccio
Tre letture diverse per dire grazie delle cose che abbiamo, di quelle che ci hanno attraversato, di quelle che ci sorprenderanno:
L’albo Non mi aspettavo scritto da Angelo Mozzillo e illustrato da Francesco Faccia. Testi brevi che sfiorano le cose belle, e quelle dolorose; storie minute che riescono sempre a farci sollevare gli zigomi.
Due mini-fumetti di Kalina Muhova Grazie e Prego: nel primo ci sono i suoi tanti piccoli ringraziamenti personali; nel secondo ha raccolto i prego e grazie di persone conosciute e sconosciute, e poi li ha disegnati con il suo tratto inconfondibile a matita.
Il graphic novel Keeping two a cui Jordan Crane ha lavorato per vent’anni: è la storia di un lunghissimo grazie, ma è solo alla fine che si scopre la cosa più importante di tutte, quella che i protagonisti non riuscivano a dirsi. Jordan Crane ci ha fatto un grandissimo regalo, affondateci.
🎥 Mettersi in ascolto
Due film che come al solito mi piombano nel cervelletto mentre scrivo Linguetta:
Uno l’ho già citato ed è una storia per cui non si finisce di ringraziare Ron Howard per avercela fatta vivere: la storia vera che sta dentro A Beautiful Mind, quella del matematico John Nash. Che nel 1994 prese il Nobel per l’economia, nel 2001 diventò famoso per la seconda volta in questa storia filmata e nel maggio 2015 morì improvvisamente, un mese esatto prima che se ne andasse anche il compositore delle musiche di A Beautiful Mind, James Horner.
Ed è la musica il perno di un altro film, che ho rivisto poco tempo fa: August Rush (Kirsten Sheridan, 2007). Due battute che lo riassumono:
“Non devi mollare la musica, qualunque cosa succeda, perché quando stai male è l’unico posto in cui puoi scappare ed essere libero”.
“La musica è intorno a noi. Tutto ciò che devi fare è ascoltare”.
Se vi capita, lasciatevi avvolgere da questa storia. La trovate su Prime Video.
Noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Che sarà nel 2023, perché mi sa proprio che farò una piccola pausa di fine anno.
L’augurio più bello è di lasciarci guidare dal 💖, non solo nella coda di dicembre. Lo stesso cuore che trovate sempre qui in fondo, e che pigiato mi dice se v’è piaciuta la puntata.
Anche le altre forme di ringraziamento sono accolte a braccia aperte, che siano un commento, un messaggio via mail o una discussione nella chat di Linguetta.
Ma pure un tag su Instagram mi fa spuntare un sorriso: mi trovate come andrjet.
Dire grazie
Grazie a te! Linguetta quest'anno è stato un bellissimo compagno di viaggio!
Grazie mille a te, Andrea, per le belle scoperte di quest'anno di newsletter. Brindiamo per un 2023 ricco di nuove parole e condivisioni!