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Contenere moltitudini

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Contenere moltitudini

Linguetta #73 / Ognunə è un insieme di cose diverse, che da sole non ci definiscono. Ricordarci della nostra natura multiforme serve a nominarci nel modo corretto.

Andrea M. Alesci
Feb 17
11
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Foto di moren hsu su Unsplash.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!

C’è un passaggio nel romanzo di David Almond Il ragazzo che nuotava con i piranha che dice così:

Per quanto riguarda il cambiamento … quel che accadrà è che non sarai uno Stanley Potts completamente diverso. Sarai al tempo stesso il nuovo e il vecchio Stanley Potts. Sarai lo Stan del pesca-la-papera, lo Stan dei giorni di Fish Quay Lane, e sarai anche lo Stan tutto nuovo che nuota con i piranha. Sii tutte queste cose contemporaneamente, e starà in questo tutta la tua grandezza.

Si tratta di una parte del discorso che il grande Pancho Pirelli fa al giovane Stanley Potts per sollevarlo dall’ansia prima di una prova importante da affrontare; ma quello che conta in questo pezzo sta racchiuso in due avverbi, che anche David Almond nel testo sottolinea in corsivo:

  • completamente

    Ci parla di quel cambiamento che tuttə attraversiamo, in ogni momento, e che è proprio della lingua: una somma di mutevoli somiglianze. Lo Stanley Potts di prima sarà leggermente diverso dallo Stanley Potts di adesso, che sarà ancora diverso da quello di domani. Ma mai completamente diverso, perché manterrà sempre qualcosa di quello che è stato.

  • anche
    Ci dice che conserviamo parti vecchie però siamo anche predispostə al cambiamento, proiettatə verso la possibilità.

Due avverbi bastano per descrivere che cosa è essere umani: lasciare andare e abbracciare, in un processo di metamorfosi ininterrotto. Soprattutto essere fattə di un sacco di cose diverse.

Escher, Metamorphose in motion | Mc escher, Metamorphosis, Gif
Grazie di esistere mastro Escher.

Creature-prisma

Di fatto siamo prismi, come le parole della lingua che usiamo. Possediamo tanti lati diversi, specificità che mutano forma e non sono mai inquadrabili in maniera definitiva. Non siamo monoliti.

Ecco perché, ad esempio, se parliamo con qualcunə e ci riferiamo a un suo comportamento, atteggiamento o posizione dicendo “sei come tizio”, questo equivale ad assimilarlo a tizio.

Ma nessunə è uguale a nessun’altra persona.

Sovrapporre il pezzo di una persona all’intero di un’altra persona significa costringerla in uno spazio, etichettarla, impacchettarla. In sostanza definirla per una sua sola caratteristica (fisica o di pensiero).

Per le persone non vale la sineddoche, ciascunə è un ammasso cangiante di esperienze, letture, visioni, relazioni.

Tante cose in uno stesso corpo.

Mi ci hanno fatto pensare anche alcuni ragionamenti nella puntata n. 16 di

Cose di Bici
a cura di
Ilaria Fiorillo
, in cui si parla di come potrebbero essere le strade se fossero pensate per le persone.

O ancora questa puntata della newsletter di

Elisa Gallo
a proposito di città 30, così come le riflessioni social di Giovanni Mori sulla riprogettazione urbana e quelle che ho fatto a distanza con Nicola Amadini sulla ciclabilità nelle valli (specie quella dove abitiamo, la Valtrompia). Be’, il mio consiglio è di seguirli tuttə per restare informatə sulla mobilità sostenibile.

Perché finché continueremo a pensare che le strade (urbane e periurbane) sono fatte solo per le macchine, queste continueranno a essere così: strisce d’asfalto per auto, moto, camion e qualsiasi altra cosa a motore.

Ma le strade — come la lingua e le persone — contengono tante cose, sono sistemi integrati di differenze.

Lo dice meglio lo zio Walt (Whitman) nel suo Foglie d’erba, poesia 51:

The past and present wilt — I’ have fill’d them, emptied them
And proceed to fill my next fold of the future.
[…]
Do I contradict myself?
Very well then I contradict myself,
(I am large, I contain multitudes).
I concentrate toward them that are high, I wait on the door-slab.

Il passato e il presente avvizziscono — io li ho riempiti, svuotati,
E mi appresto a riempire la prossima cavità del futuro.
[…]
Mi contraddico?
Ebbene sì, mi contraddico.
(Sono spazioso, contengo moltitudini).
Mi concentro sui più vicini, resto sul limitare della porta.

Per chi è qui per la prima volta, sei nel posto giusto per unirti a Linguetta!


Nominami così

Si tratta di convivere, coabitare gli spazi, e riconoscersi.

Siamo il nome che portiamo (quello che ci ritroviamo addosso o quello che scegliamo di avere), e quel nome ci fa riconoscere, ci getta dentro il mondo e ci mette in relazione con le altre persone.

Quando sono in giro per progetti di lettura o laboratori di scrittura, il nome è la prima cosa che chiedo a bambinə e ragazzə, cerco di memorizzarli quei nomi, perché sentirsi chiamatə ci predispone al dialogo, accorcia le distanze.

E questa prossimità è una cosa che si espande oltre il nome proprio, riguarda anche i ruoli che ricopriamo nei diversi contesti e tutte le parole che usiamo per definire cose e persone.

Lo spiega bene Vera Gheno in un passaggio del suo libro Chiamami così. Normalità, diversità e tutte le parole nel mezzo:

Nel momento in cui diamo nomi alle cose, diventiamo in grado di parlarne e dunque di comprenderle. Siamo esseri narranti e narrati e le parole sono uno snodo fondamentale del nostro modo di conoscere.

Nominare ed essere nominatə è un atto di creazione e di riconoscenza bidirezionale, nel senso che usare le parole giuste per nominare cose e persone, descrive gli orizzonti di azione e la sfera di rispetto reciproca.

Siamo tante cose, e nessuna di queste, presa singolarmente, ci esaurisce. Per questo l’unico modello da applicare in ogni contesto, non solo linguistico, è quello per cui Fabrizio Acanfora ha trovato la migliore definizione possibile:

la convivenza delle differenze.


E se per questa settimana Linguetta non vi basta, mi trovate come ospite con una breve intervista anche nella puntata Scoperta della bellissima newsletter Dispacci a cura di

Samantha Colombo
.

🎥 Nomi che completano

Vivendo di suggestioni improvvise, nel mettere insieme il materiale per questa puntata m’era venuto subito in mente un film. Questo: Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, cioè la potenza del due nel farsi uno, il desiderio di appartenersi. Se non l’avete visto, vi invidio un po’ per la possibilità che avete di assaggiare la storia per la prima volta. Sta su Netflix.

Il secondo consiglio è fantascientifico: After Yang, scritto e diretto da Kogonada. Si parla di androidi, rapporti famigliari, ricordi che svaniscono, memorie che rimangono. Si vede su Sky e Now.


📚 Il presente è futuro

Due suggerimenti molto diversi fra loro. Il primo è un saggio dell’antropologo Francesco Remotti: s’intitola Somiglianze, ed è una ricerca sui fondamenti della convivenza, cioè sui legami che connettono cose e persone.

L’altro è un romanzo breve da leggere e rileggere a qualsiasi età: C’era due volte il barone Lamberto di Gianni Rodari, sulla vitalità del nominare le cose e sulla potenza del ricordo lanciato verso il futuro.

L’uomo il cui nome è pronunciato resta in vita.

✉️ Lettere nuove

Siamo già alla terza puntata, ma la nuova newsletter di Michele Serra scritta per Il Post è già una delle mie preferite. Arriva ogni lunedì, si chiama Ok Boomer! ed è una specie di ponte levatoio fra generazioni.

Ho trovato interessante anche questa puntata di

Futuri Preferibili
scritta da
Matteo Roversi
, nella quale si parla di comunità come organizzazione rigenerativa.

Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!

Ricordiamoci di nominare persone e cose tenendo conto della loro “moltitudinità”. Ci basterà usare il 💖, che poi è lo stesso che trovate qui sotto per dirmi se v’è piaciuta la puntata.

Se volete aggiungere qualcosa in più, il pulsante dei commenti è sempre attivo, così come la mia casella mail e la chat di Linguetta.

Mentre per condividere su Instagram, cercatemi e taggatemi senza problemi: sono andrjet.

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4 Comments
macinatempeste
Writes la burrasca
Mar 1Liked by Andrea M. Alesci

Puntata stupenda. Credo che "Sono spazioso, contengo moltitudini" sia una delle frasi più rassicuranti che siano mai state scritte.

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1 reply by Andrea M. Alesci
Erica Cariello
Writes chissenefrega
Feb 17Liked by Andrea M. Alesci

Che puntata bellissima!

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1 reply by Andrea M. Alesci
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