Con affetto
Linguetta #100 / Le parole ci aiutano a cambiare il nostro rapporto con le altre persone, specie le parole che riguardano l'educazione sessuale e affettiva.

Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
A un certo punto del romanzo di Stephen King La bambina che amava Tom Gordon, la protagonista Patricia “Trisha” McFarland (9 anni) — mentre è persa nella foresta sui monti Appalachi e con poche provviste nello zaino — apre una confezione di Twinkies e pronuncia una delle tipiche espressioni di giubilo della sua migliore amica Penelope “Pepsi” Robichaud: Ses-SU-ale.
Per delle bambine della loro età usare quell’aggettivo significava parlare di qualcosa di stratosferico, qualcosa che capivano facesse parte dell’essere umani ma che ancora stava fuori dal loro mondo, una specie di salto magico.
La bambina che amava Tom Gordon è uno dei romanzi del Re che due gruppi di lettura delle medie scelsero pochi mesi fa, e dentro ci sono davvero così tante cose che, wow! C’è soprattutto lo stile di Stephen King, cioè uno che non ha paura di dire nulla, di sfidare chi legge, di inquietare, incrinare e fare traballare qualsiasi certezza; e così facendo di riassestarci dentro nuovi abiti.
Quel ‘sessuale’ fa parte di una sfilza di idioletti che incontriamo nella storia, cioè quelle parole che costituiscono una lingua individuale o che condividiamo con un ristretto numero di persone; quelle che Trisha condivide con l’amica Pepsi, o con sua mamma Quilla Andersen, col fratello Pete, col papà Larry McFarland, come ad esempio: accivaccci, capperi, che vaccata, stramiracolo, tettarotta, e appunto sessuale.
Le parole sono proprio stramiracoli.
Soprattutto le parole che tendiamo a scansare, a non pronunciare, che rendiamo tabù per evitare di entrarci dentro e parlare dei mondi che contengono.
Ma la lingua non si ferma, le parole scorrono e cambiano, perché stanno piantate con i piedi nella realtà, che è in perenne metamorfosi.
Discorsi da fare
Le parole per dire le cose esistono sempre, così come le possibilità per rendere quelle parole azioni concrete, ricostruendo continuamente la civiltà. Aggettivi come sessuale e affettivo stanno nei discorsi, nei dibattiti e possono innescare cambiamenti reali.
Cambiano le cose quando siamo educatə al cambiamento, cioè prontə ad agire e ragionare cooperando con altre persone.
Ed è nella scuola che si innesca il cambiamento più importante di tutti, quello civile. Lo dice Anna Stefi nel bel pezzo La scuola ci salverà? scritto su Doppiozero:
La prima funzione della scuola è il passaggio dal familiare al sociale, il passaggio da “io” a “noi” […]
La transizione dal familiare al sociale è una transizione essenziale per la costruzione del cittadino: imparare che la vita collettiva è regolata da leggi, e che la mia libertà deve fare i conti con la presenza, e con la libertà, degli altri.
I cambiamenti che diventano realtà passano per l’educazione, che è sempre un tirare fuori, un ragionare partendo da stimoli individuali utili al confronto con chi ci sta attorno.
Ancora Anna Stefi:
La scuola è un noi: questa credo sia l’educazione affettiva di cui abbiamo bisogno.
La scuola parla a ogni bambino e a ogni adolescente di un mondo che non lo metterà al centro, in cui non potrà comprare tutto, in cui non potrà avere tutto, in cui l’altro non è un’immagine video di cui disporre e che può essere spenta a piacimento, ma ha un corpo.
S’incrociano nella scuola le traiettorie di chi abita un certo luogo (famiglie, istituzioni, professionistə esternə, rete di volontari), e l’insegnante è allo stesso tempo una persona che insegna ed educa.
Da qualche parte bisogna cominciare a usare le parole come mattoncini Lego per un nuovo scenario affettivo, e la scuola è il posto in cui esercitarlo con lungimiranza. Lo dice bene
nell’ultima puntata di :Sì, bisogna parlarne fino dalla scuola dell’infanzia, e ancora non basta, perché a casa poi ci sono uomini e donne che ti insegnano a fare l’uomo o la donna secondo i loro costumi e le loro abitudini.
Però se non si comincia dalla scuola, unico punto su cui è possibile agire in maniera collettiva, non si comincia mai.
Parlare di educazione sessuale a scuola vuol dire parlare di educazione culturale, perché la scuola è una parte (fondamentale) dello stare insieme in ogni momento.
Chiedere e rispettare
Certo, la scuola non è sufficiente ma è già un solido punto di partenza perché le parole si strutturino in idee e comportamenti. Come dice il maestro Franco Lorenzoni nell’ultimo numero della rivista Sotto il vulcano “la scuola deve mantenere le sue peculiarità e sforzarsi di essere un luogo di costruzione culturale lenta”.
Agire come fanno le parole, in lungo.
Riprendo un altro pensiero di Franco Lorenzoni:
Il cuore della cittadinanza attiva sta nel costruire strumenti per arricchire le qualità e le potenzialità di ciascuno, alimentando la fiducia in sé stessi. Al tempo stesso, il nostro ruolo sta nella capacità di seminare inquietudine, cercando ogni modo per moltiplicare le domande.
Seminare inquietudine dovrebbe essere un anelito costante in chi educa, con la consapevolezza che a scuola stiamo svolgendo una funzione politica nel senso più ampio e autentico del termine, cioè di allenamento all’arte del convivere e di cura del bene comune.
Le parole sono politica, sempre. Perché hanno valore sociale, così come ce l’ha la sessualità, che è anche e soprattutto parlare di desiderio e consenso.
La cultura del consenso si forma se capiamo che i bambini sono persone.
La frase qui sopra sta nel pezzo Bambini e bambine sono persone: insegniamo il consenso che
ha scritto per La Svolta, e quel consenso è una parola, un concetto, un fatto che deve essere interiorizzato già da piccoli. Con gli adulti che hanno la responsabilità dei supereroi, cioè quella che deriva dal potere di educare quei figlə/nipoti/infanti/alunnə.Le parole non sono mai solo parole, e la parola consenso ancora di più.
Il mio invito è di leggerlo, conservarlo e condividerlo il pezzo di Ella Marciello, da cui tiro fuori tre punti cardine (e alcune citazioni):
I confini personali esistono e vanno rispettati
Chiediamoci come staremmo noi se fossimo costretti ad abbracciare o baciare qualcuno ogni volta che ci viene richiesto, a cosa proviamo quando qualcuno insiste nonostante il nostro rifiuto.
“Fa così / ti spinge/ti tratta male perché gli/le piaci”
Avallando comportamenti simili mettiamo le nostre figlie e i nostri figli nella posizione di pensare che sia normale e accettabile essere trattati in modi abusanti o che lo meritino. Amare non significa controllare, se qualcuno vuole controllare il tuo corpo o una sua parte non va bene.
Rafforzare la vergogna o il silenzio attorno alle sensazioni legate al corpo
Decostruire miti, tabù, stereotipi, legati alla sessualità nella coppia e decostruire i rigidi ruoli di genere che la società ci consegna è fondamentale per passare poi informazioni e comportamenti divergenti.
L’educazione sessuale estensiva — così come definita dall’UNESCO (organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa anche di istruzione) — tiene dentro gli aspetti cognitivi, emotivi, fisici e sociali della sessualità.
L’educazione sessuale abbraccia parole come corpo, intimità, affettività.
Chiamare le cose con il loro nome serve a definire le emozioni, a differenziarle e capire il mondo che ci circonda. Serve soprattutto a rendere evidenti le cose che (da bambini e da adolescenti) non si capiscono, non si conoscono, o magari spaventano.
La scuola è l’agente principale per questo cambiamento, ma non è il solo (genitori, giornalistə, commentatorə, artistə, sportivə, ambienti mediali in generale). È però l’agente che può renderlo effettivo e modificare il modo di pensare, per contagio; e per farlo serve un’azione legislativa — visto che l’Italia è uno dei pochi paesi europei a non avere reso obbligatoria per legge l’educazione sessuale e affettiva insieme a Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania.
Parlarne è la cosa che possiamo fare, per vincere le diffuse resistenze culturali, disgregare i tabù attorno a parole come sesso, educazione sessuale, genere, identità, ruolo.
È in questo lavoro linguistico che inizia tutto, ed è con l’uso della lingua che si crea consapevolezza e si arginano le violenze.
Sta sempre tutto lì, nella forma delle parole che informano il pensiero. In fondo, si tratta di vivere le relazioni con quell’amore spontaneo, che riconosce le differenze e le accetta.
P.S.
Oggi doppio salto carpiato addirittura alla domenica, ma Linguetta non teme nemmeno queste sfasature, perché quello che conta è rimanere nel tempo, come l’impronta di un salto in lungo.
🖊️ Inversi
Oggi poche parole di Fernando Pessoa estratte dal libro Il poeta è un fingitore, cioè duecento citazioni scelte da Antonio Tabucchi, o come le definisce la quarta di copertina “un volume di furti d’arte”. La riga che ho scelto compone la citazione n. 145 del libro, e proviene dall’opera teatrale Il marinaio.
È così difficile sapere cosa si prova, quando osserviamo noi stessi.
📚 Corpi vivi
Visto che ha aperto la puntata, vado con il libro di Stephen King La bambina che amava Tom Gordon. Perdetevi con Trisha nei dintorni dell’Appalachian Trail, difendetevi da una presenza oscura, aggrappatevi alle parole che raccontano le gesta del suo idolo, il lanciatore dei Boston Red Sox, Tom Gordon, che le arrivano nelle orecchie grazie al suo walkman.
Il secondo consiglio è per l’albo illustrato Quanti siamo in casa di Isabel Minhós Martins e Madalena Matoso, perché educare all’affettività può partire già dalla scuola dell’infanzia e può assumere tante forme. Anche quella giocosa di un libro come questo che, contando quante parti anatomiche ci sono (dita, ditoni, unghie, nei, capelli, tette, piedi) in una sola famiglia, esplora il mistero dell’essere corpi umani.
🎥 Due scuole
Quando parlo con qualcunə di serie tv recenti che mi hanno molto colpito, Sex Education è sempre la prima che mi viene in mente. Siamo in una scuola superiore britannica, e impariamo a conoscere le storie legate alla sessualità che girano attorno ai due protagonisti Otis Millburn e Maeve Wiley, e poi via via riguardanti anche una serie di altri adolescenti. E nel ruolo di Jean Millburn (sessuologa e madre di Otis) c’è una Gillian Anderson in stato di grazia (sì, proprio la Dana Scully di X-Files). Tre stagioni da otto puntate ciascuna, e la quarta e ultima è in arrivo il prossimo 21 settembre. Sta su Netflix.
L’altro consiglio è per un film classico: Harry Potter e la pietra filosofale. L’ho rivisto la settimana scorsa con quattro dei miei nipoti, al cinema. Che cosa bellissima, anche perché io tutta la saga l’avevo vista solo in televisione. Una battuta, pronunciata da Albus Silente:
“Occorre un notevole ardimento per affrontare i nemici, ma molto di più per affrontare gli amici. Attribuisco 10 punti a Neville Paciock”.
E la successiva espressione di Neville è il riassunto perfetto di questo primo capitolo della storia. Per vederlo, ampia scelta: Netflix, Now, Amazon Prime Video.
🗞️ Riviste
Sul Post c’è un bel pezzo intitolato In Italia portare un preservativo in classe è molto difficile, perché inquadra bene la situazione normativa dell’educazione sessuale (in Italia e in Europa) e tocca sinteticamente tanti punti che la riguardano.
Vi segnalo anche il numero 139 di LiBeR (rivista di letteratura per bambinə e ragazzə), che s’intitola A corpo libero. Adolescenti, educazione e sessualità. Si può acquistare anche in formato digitale. Qui il sommario.
📧 Gufi in arrivo
Mi sono appena iscritto alla newsletter mensile
a cura di tre insegnanti e una dirigente e ogni volta aperta ai contributi di altre persone che insegnano a scuola. M’è piaciuta l’ultima puntata in cui si parla di persone, corpi, nomi, collaborazione (i brevi spunti sono rispettivamente di: Simona Butò, Eleonora Orsi, Simona Sessini, Marcella Franzini).Il secondo consiglio è per la newsletter settimanale
di , che ogni volta collega un videogioco con un’altra opera artistica (letteraria, pittorica, scultorea, musicale, teatrale, fotografica). Anche se non videogiocate, ci troverete dentro qualcosa che vi farà brillare gli occhi. E poi quel nome breve è già stupendo (ah, se vi piace come scrive, Stefano Besi tiene anche , che parla di … vabbè s’è capito, no?).Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Parliamo, leggiamo, raccontiamo e ascoltiamo le cose che riguardano l’educazione sessuale, affettiva, relazionale: il punto di partenza sta nel 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
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Addirittura una doppia raccomandazione! Grazie 😊