Avvisi da rifiutare
Linguetta #36 / Ci sono documenti come quelli per pagare la Tari che esibiscono tutte le debolezze della pubblica amministrazione e di una lingua distante: il burocratese.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Lo so che è un po’ come “sparare sulla Croce Rossa”, ma (molti) testi della pubblica amministrazione sono l’esempio lampante e quotidiano di un uso della lingua impietrito. Nel senso che è rimasto all’età della pietra, immobile mentre tutto il resto del mondo gli è cambiato attorno.
Oggi allora facciamo un volo ad aquila sopra una comunicazione di un servizio Tributi che m’è capitato di vedere: si tratta della mitologica TARI.
In effetti l’acronimo TARI potrebbe tranquillamente stare dentro il Libro degli esseri immaginari di Jorge Luis Borges, anche se conserva un’anima molto più terra terra: è la tassa sui rifiuti, che conosciamo molto bene tuttə.
Ecco il fronte/retro del documento, con alcune cose particolarmente burocratiche che ho evidenziato in giallo. Buona asfiss… ehm immersione. Ci rivediamo fra poco.
Sprofondo nero
Tutto si offusca e ci sentiamo travolti, vero? Il problema è che di documenti così le pubbliche amministrazioni ne producono a getto continuo, dando l’impressione di qualcosa che rimane immobile, che non vuole cambiare mai.
La prima sensazione che proviamo è di restare senz’aria, perché le informazioni scritte riempiono tutto lo spazio, senza elementi che facciano da appiglio per la lettura.
Un troppopieno reso più acuto dalla scelta di una font (mi pare della famiglia Courier New) che “schiaccia” un po’ le parole e ha poco peso (consistenza della traccia).
Soprattutto è la formattazione che confonde:
Testo con frasi lunghe e giustificato, cioè allineato sia a destra sia a sinistra.
Parole evidenziate in modo poco utile alla comprensione, specie nella seconda pagina con sottolineature e praticamente nessun neretto.
Interlinea (spazio fra una riga e quella successiva) troppo stretto e conseguente “effetto mucchio”.
Molte delle cose che ho segnato in giallo le abbiamo viste un sacco di volte dentro Linguetta. Cerco di fare un sintetico elenco:
gli zero prima delle cifre (07/04/2022) da levare. Quando mai diremmo: “Che bella giornata, oggi è lo zerosette, zeroquattro, duemilaventidue”.
se proprio vogliamo usare le abbreviazioni, almeno facciamolo nel modo corretto: Spett.le invece di Spett. Ma visto che le incrostazioni le vogliamo proprio cancellare: fuori Spettabile, dentro Gentile.
il possesso o la detenzione mi fa pensare più a qualche droga che alla proprietà di un locale o un’area; mentre suscettibili di produrre è davvero un concentrato di burocratese all’ennesima potenza → l’intera frase poteva diventare una cosa così: chi possiede/affitta un locale in cui produce rifiuti urbani, deve pagare la Tari.
Sulla base della predetta disposizione e a seguito dell’emanazione delle delibere è un capolavoro burocratico. Soluzione: La disposizione qui sopra e le delibere consentono al Consiglio comunale di…
le sigle ostiche come s.m.i. andrebbero eliminate o al massimo spiegate: significa successive modificazioni e integrazioni.
Ciò premesso si liquida la tassa sui rifiuti per l’anno 2022 nella misura di seguito riportata sconta lunghezza ed espressioni fossilizzate → Ecco qui le tasse sui rifiuti da pagare per il 2022, e così evitiamo di aggiungere il Riepilogo dovuto della tabella, con quel dovuto messo in funzione di sostantivo che sa di vecchio arnese tirato fuori dal baule del bisnonno.
Il pagamento deve essere effettuato, in 3 rate, tramite gli allegati modelli di pagamento unificato F24, in posta, banca, o per via telematica è la classica frase prolissa e piena di attriti → Può pagare in 3 rate con gli F24 allegati: in posta, in banca oppure via web.
si procederà con gli atti consequenziali mette insieme tre cose che non vanno bene: l’uso del passivo, il verbo ostile procederà, il binomio da elité regia atti consequenziali → Che ne dite di questa: provvederemo a.
Ma c’è scritto davvero l’irrogazione delle sanzioni? Leggo da Treccani che ‘irrogare’ equivale a ‘infliggere’, quindi potremmo dire sanzionare. O ancora meglio: multare.
Sua posizione e La invitiamo sono l’eterno ritorno delle maiuscole di riverenza. Cacciarle via!
nel caso la situazione non corrispondesse introduce la frase con “nel caso”, che presuppone la presenza di un congiuntivo; quando possiamo, usiamo il più diretto indicativo, tipo così → se la situazione non corrisponde.
Cerchiamo di NON rettificare l’importo a Suo carico, ma di correggere la cifra da pagare.
in ordine al presente avviso: sapete già cosa fare, vero? Giù nel tubo di scarico.
sono reperibili è la tipica esibizione di “piedistallismo”, movimento artistico di chi si erge al di sopra degli altri per esibire parole superflue tanto per il gusto di rimarcare una distanza. Basta dire sono.
mi raccomando: se dovete dire a una pubblica amministrazione che avete cambiato mail, fatelo tempestivamente, altrimenti non vale 😅. Quell’avverbio lì, togliamolo.
Informazioni sull’erogazione del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani infila parole con tante belle zeta che sono come ostacoli su una strada sdrucciolevole. Visto che è il titoletto possiamo renderlo anche in maniera più sintetica → Servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani.
di cui sopra: sei stato eliminato.
orari vigenti → orari.
E’ con l’apostrofo invece che con l’accento è come il prezzemolo. Eppure basta davvero poco per scriverla correttamente, sia da pc sia da smartphone. Nella Linguetta #3 avevo fatto un comodo specchietto riassuntivo delle opzioni.
Con F.to D.ssa torniamo nel campo delle abbreviazioni scritte male → firmato dr.ssa (per entrambe non servono nemmeno le maiuscole).
IL FUNZIONARIO RESPONSABILE dice che quella posizione è di base maschile. Eppure per uscire dal maschilismo che governa ancora il lessico amministrativo basta scrivere solo RESPONSABILE, che è una parola di genere comune, cioè che si scrive allo stesso modo sia per il maschile sia per il femminile.
Scrivere documenti così saturi di parole e infarciti di formule che mai ci sogneremmo di usare parlando a tu per tu con un’altra persona, non fa che allargare la distanza tra pubblica amministrazione e cittadinanza.
Sono il sintomo evidente di uno scollamento linguistico che diventa scollamento sociale e scarsa fiducia nelle istituzioni.
Tutto passa sempre dalla lingua, che riflette un pensiero e si trasforma in azione.
E questo è tutto.
📚 Giallo da risolvere
Siccome ragiono sempre per suggestioni, il giallo delle cose evidenziate nei documenti m’ha fatto venire in mente un agile complicato giallo ambientato in Sicilia. L’ha scritto Leonardo Sciascia, s’intitola Una storia semplice, è un bell’Adelphi color paglierino e in 66 pagine vi avvolge nel fitto di un complesso rompicapo che parte da una misteriosa telefonata.
Le parole hanno un potere incredibile: fanno succedere le cose. E c’è un libro che la racconta benissimo, questa cosa: Le parole possono tutto, un fumetto scritto da Silvia Vecchini e illustrato da Sualzo. All’inizio c’è una tavola con un dialogo tra la protagonista Sara e il signor T:
SIGNOR T: In ebraico ‘dabar’ vuol dire parola, ma anche cosa. La parola fa, crea, fa esistere, accadere.
SARA: Ma le parole possono essere così potenti?
SIGNOR T: Sara, Sara, le parole possono tutto.
📺 Mitologie televisive
Parlando della parola Tari come di una creatura mitologica, la mia mente bislacca è volata a un’altra divinità uscita dalle menti di un trio mitico: Aldo, Giovanni e Giacomo. La parola è: Pdor. Già, proprio lui: Pdor, figlio di Kmer (qui il clip completo).
Noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
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