Aprendo
Linguetta #126 / Le domande sono guide con cui attraversare la complessità, per non chiudersi in risposte affrettate ma allargare gli orizzonti e comprendere le persone.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Un po’ di tempo fa ero in macchina con uno dei miei nipoti e abbiamo avuto questo scambio:
Nipote: Zio, posso farti una domanda?
Zio Andrea: Certo, dimmi.
Nipote: Ma tu, ce l’hai una cosa che vorresti fare? Un sogno grande.
Zio Andrea: Che bella domanda, uhm...
Nipote: Il mio sogno, quando sarò più grande, è di diventare un ninja, che si arrampica sulle pareti e salta.
Zio Andrea: Wow, che storia!
Nipote: Zio, ma secondo te i ninja ci sono ancora?
Zio Andrea: Può darsi, magari stanno nascosti e non li vediamo.
Nipote: Secondo me non ci sono più perché l’uomo ha inventato le pistole, i fucili e le bombe. E così sono scomparsi i ninja.
Zio Andrea: Be’, è vero, purtroppo. Però ci sono dei ninja moderni, quelli che fanno parkour.
Nipote: Sì però io vorrei essere un ninja scuro come la notte, che si muove e salta leggero.
Zio Andrea: Potresti ricrearli tu allora, i ninja.
Nipote: Giusto, il club dei ninja.
Zio Andrea: Già, che idea il club dei ninja! Comunque, il mio desiderio sarebbe di vedere i pinguini imperatore all’Antartide, giù al Polo Sud.
Nipote: Bello, mi piace.
Capita spesso che i miei nipoti mi dicano Zio, posso farti una domanda, e quando sento quella frase è come se mi accendessi, so che dopo può esserci qualsiasi cosa.
Le domande spalancano orizzonti inattesi.
E mi capita la stessa cosa quando nei gruppi di lettura sono le domande che faccio a ragazze e ragazzi ad avviare la conversazione; ma è soprattutto quando le domande iniziano a moltiplicarsi fra di loro in forma indiretta che tutto diventa vitale, e succede pure che la domanda arrivi per me.
Ogni volta che conduco un incontro attraverso un libro, ho un canovaccio, ma tra un nodo e l’altro del discorso si può finire chissà dove.
Sono le domande che ci portano in giro, perché aprono confini che non sapevamo di poter percorrere.
Tutto si muove con le parole, basta lasciarle agire.
Verso il futuro
Nell’ultima puntata di Doposcuola (newsletter di Internazionale) la giornalista Anna Franchin ha chiesto un commento a un suo vecchio insegnante (Gianatonio Collaoni) sulla vicenda della bambina di Pordenone andata a scuola col niqab. Riporto le sue parole:
È facile immaginare che i compagni e le compagne, vedendola entrare in aula così, siano parecchio disorientati. L’insegnante reagisce in modo brillante, cioè minimizza la situazione buttandola sul gioco. Dice qualcosa come: “Bambini, è un gioco, si chiama mosca cieca. Facciamolo anche noi”.
Poi, appena può, dopo aver parlato con il dirigente scolastico, si mette in contatto con i genitori dell’alunna e gli spiega (riassumo): “Così non si può fare, da domani il niqab sparisce”. I genitori capiscono, o si adeguano. In ogni caso il giorno seguente la bambina torna a scuola solo con il velo. Caso chiuso.
Come rileva Anna Franchin, nei giorni seguenti rappresentanti della politica nazionale e locale sono intervenutə, arrivando in modi diversi alla stessa conclusione: “Non si fa”.
Queste tre parole chiudono, sono un ripiegamento sul passato.
La cosa rilevante della vicenda è stata l’azione della maestra, che non ha tentato di eliminare il conflitto, ha facilitato i contatti, ha trovato una soluzione, aprendo un dialogo.
La maestra ha guardato avanti, che è quello che ci fanno fare le domande: esplorare le possibilità.
Tentativi di esaurimento
Spesso tentiamo di andare drittə verso un sì, un no, comunque verso una facile e rapida chiusura; invece quello che dovremmo sperimentare è la complessità, diventare dei Georges Perec con i nostri tentativi di esaurimento di luoghi.
Vedere, accorgersi, elencare, comprendere.
Può succedere ogni volta che ci confrontiamo con qualcosa o qualcunə, succede con maggiore intensità e meraviglia quando il confronto è fra tante persone – che sia a scuola, in un ufficio, durante una formazione, in una redazione.
Come sottolineava la scorsa puntata di
, si tratta di praticare la pedagogia della domanda, che era perno del modo di fare scuola di Danilo Dolci.Quella situazione in cui chi impara fa domande, e chi insegna cerca di rispondere, facendo da guida alle risposte e rimettendo in circolo altre domande.
Partire dalle cose minute, dagli stimoli che emergono, dagli esempi concreti, come ha dimostrato in maniera limpida l’insegnante di Pordenone.
Il punto di domanda è uno spazio di movimento che si apre come una finestra, anzi come tante finestre che guardano in diverse direzioni.
Per aprirle serve immaginare, come insegna il pensiero scientifico: è con l’immaginazione che si raggiunge il dominio delle cose.
P.S.
Oggi saltino di nuovo oltre la mezzanotte, con un caro saluto a tutte le nuove persone iscritte: rispetto a sette giorni fa siamo +309, molte probabilmente arrivate grazie alle menzioni di
P.P.S.
La scorsa settimana mi ha fatto un sacco piacere incontrare anche un lettore romano di Linguetta (ciao Gianfranco!). Vedersi in faccia, sentirsi a voce ci ricorda che siamo corpi, abitati dalla lingua.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi del poeta Pierluigi Cappello, racchiusi nella sezione Dentro Gerico 1998-2002 della raccolta Assetto di volo.
Sono stato qui, io?
Sono stato qui?
Dentro questo vapore d’anni,
a cercarmi?
📚 Filosofia in pelliccia
Si fa un sacco di domande che lo portano in giro per la Fantastica Foresta il protagonista del consiglio di questa settimana: un orso che sta dentro l’albo illustrato L’orso che non c’era di Oren Lavie con le illustrazioni di Wolf Erlbruch (traduzione di Silvia Manfredo). Comincia così: “C’era una volta, Tanto Tempo Fa, un Prurito”.
🎥 Prospettive immaginifiche
Ad aprire lo sguardo aiutano i film di Alice Rohrwacher, allora il consiglio è doppio:
La chimera, che vidi a dicembre 2023 e che forse si trova ancora in qualche sala (sperando arrivi presto sulle piattaforme). È uno scavo nella memoria che trascende il reale, appoggiandosi al personaggio maschile di Arthur (Josh O’ Connor), emblema di un’utopica incertezza che non smette mai di cercare.
Le pupille, un cortometraggio di 37 minuti che ci porta nel tempo del Natale, un bel po’ di anni fa, dentro un collegio cattolico, dove l’occhio ribelle di tante bambine riesce a immaginare la libertà. Sta su Disney+.
🎧 Giù i tabù
Le parole di Vera Gheno partono da un episodio personale per raccontare quante sofferenze, pregiudizi e ingiustizie ci siano attorno a un fenomeno fisiologico che riguarda metà della popolazione mondiale: le mestruazioni. Qui sotto il link all’episodio in questione di Amare parole, che va in consonanza con un bel pezzo di
in cui si parla (anche) di congedo mestruale.Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
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È proprio vero che le domande sono più importanti delle risposte, come dici tu smuovono, creano possibilità. Un modo che sperimento nella mia vita per stare in questa dimensione di ascolto interno ed esterno è il diario. Da lì sono venute e vengono tante domande, che poi si infilano nelle relazioni.
P.s. Che bello lo sguardo di Alba Rorhrwacher!
Vedere i pinguini imperatore è un bellissimo obiettivo! PS: quando torni a Roma, fai un fischio :)