Circondatə dalle sigle
Linguetta #37 / Quelle lettere maiuscole che condensano significati in poco spazio, a volte ci stanno un po' strette, risultando oscure e ostacolando la comunicazione.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Qualche settimana fa ho tenuto una lezione sulla comunicazione nella pubblica amministrazione (in sigla pa) a ragazzi e ragazze di un liceo scientifico: si trattava di una parte del percorso che stavano facendo per completare il loro PCTO, che poi si sarebbe compiuto all’interno dello spazio più amichevole che possiede una pa, cioè la biblioteca.
E proprio nei giorni scorsi ho finito di tenere un altro corso, più lungo e strutturato, con altri ragazzi e ragazze dello stesso istituto, sempre riguardante il loro PCTO.
Ne parlo dentro Linguetta per riflettere sul senso di quella sigla (PCTO), che prima io non avevo mai sentito e che, anche quando ho chiesto che cosa significasse, rimaneva nebulosa per la maggior parte delle persone: “Percorso per la competenza qualcosa…”, “Percorsi di competenze territoriali e boh, qualcos’altro”.
Subito dopo sono andato a vedere: significa Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento.
In sostanza si tratta del vecchio alternanza scuola/lavoro, introdotto qualche anno dopo che io finii il liceo e che troppo spesso si riduceva a compiti inutili, vaghe mansioni o sfruttamento.
Aperta parentesi polemica.
Forse adesso le cose sono un po’ migliorate, ma a sentire ragazzi e ragazze mica poi così tanto: perché questo PCTO si basa sullo stesso criterio condiviso sia dai percorsi universitari (a proposito, tante grazie ex ministra Letizia Moratti 🤬) sia da diversi corsi organizzati dagli ordini professionali: il famigerato sistema dei crediti formativi, che sposta l’attenzione dal come fai le cose a quante ne fai.
Chiusa parentesi polemica.
Una sigla per domarli
Tornando all’aspetto linguistico, il “siglismo” è una delle discipline in cui eccelliamo quando vogliamo parlare in modo oscuro. Di solito è uno strumento che il linguaggio burocratico maneggia con la stessa destrezza con cui Thor fa volteggiare il suo martellone all’indirizzo dei nemici.
Usare una sigla è come mettere una barriera, una sigla segnala una distanza tra chi l’ha concepita e chi non la conosce.
A volte però gli intenti nella creazione di una sigla sono buoni, riuscendo a farsi capire e semplificando lo sforzo cognitivo di chi deve leggerla: su tutti l’esempio di SPID (Sistema pubblico per l’identità digitale) che ormai stiamo imparando a conoscere per accedere ai servizi della pa.
Oppure una sigla come POS, dall’inglese Point of Sale (punto di vendita) e che identifica quelle macchinette che ci consentono di pagare digitalmente con carte e bancomat in qualsiasi attività commerciale.
O ancora l’IVA, che fa parte del nostro ordinamento fiscale dal 1° gennaio 1973 e che sta per Imposta valore aggiunto, cioè una tassa indiretta applicata a beni e servizi che ci scambiamo in Italia.
Si tratta di capire se la sigla che stiamo usando è comprensibile da chiunque o se invece costituisce un ostacolo, un muro che interrompe e rende fastidiosa la comunicazione.
Infatti, spesso il messaggio che sta dietro una sigla, o anche un’abbreviazione o un acronimo è un’implicita difesa dell’élite a cui si appartiene, un modo di escludere i non addetti ai lavori.
Sigle come queste, alcune delle quali entrate nell’uso comune per la grande esposizione che hanno avuto sul pubblico, ma forse mai chiare fino in fondo:
SCIA → Segnalazione certificata di inizio attività
DURC → Documento unico di regolarità contributiva
DPCM → Decreto del Presidente del consiglio dei ministri
POF → Piano offerta formativa
PON → Piano operativo nazionale
URP → Ufficio relazioni col pubblico
Unire l’utile al dilettevole
Non è una crociata contro le sigle, anzi spesso le sigle diventano un dispositivo utile, facilitano la comprensione, servono a classificare e ci fanno risparmiare tempo a livello cognitivo.
Il requisito di una sigla che funziona è che il suo significato sia stato assorbito da chi deve decifrarla. E se ancora ci sono dubbi sul fatto che la maggioranza del pubblico non la capisca, allora c’è una sola cosa da fare: spiegarla. Specificare per esteso che cosa significa.
Si tratta sempre di compiere un atto di gentilezza nei confronti di chi ci legge/ascolta, un invito ad abituarsi a quelle sigle che condensano un messaggio.
Sigle come queste, che potrebbero essere date per assodate, ma che in alcune occasioni può darsi sia meglio usare per esteso:
PA (o ancora meglio pa in minuscolo) per pubblica amministrazione
UE per Unione europea
SSN Sistema sanitario nazionale
PNRR Piano nazionale ripresa e resilienza
L’utilità di una comunicazione che riesce si unisce sempre al piacere di afferrarla al volo, o comunque in un lasso di tempo breve, senza dovere fare troppi sforzi.
Anche usare le sigle in modo ponderato ci dice che le parole sono importanti, perché la lingua che usiamo ci definisce e aiuta a costruire una comunità coesa.
📚 Addetti e non addetti
Quando ho scritto “addetti ai lavori” la mia testa ha fatto un giro di giostra ed è comparsa la copertina di un libro che s’intitola Le macchine di Munari (ora è difficile da trovare, ma per fortuna ci sono le sante biblioteche).
Il libro, Bruno Munari l’ha scritto quando fu invitato a collaborare con il famoso designer e illustratore Saul Steinberg per delle pubblicazioni umoristiche e, ispirandosi al disegnatore Rube Goldberg, s’inventò delle macchine umoristiche.
Si tratta di disegni di macchine inconsuete e istruzioni precise per farle funzionare. Per dire, ci sono: la macchina per addomesticare le sveglie, il motore a lucertola per tartarughe stanche, il meccanismo per annusare i fiori finti, l’apparecchio per prevedere l’aurora, il congegno a pioggia per rendere musicale il singhiozzo.
Ma il messaggio formidabile sta in apertura, eccolo qua:
Bruno Munari sa che il gioco delle parole è la cosa più seria che ci sia.
🎧 A proposito di sigle
Come si fa non pensare a quel pezzettino fatto di sigle che sta dentro quel pezzone straordinario di Rino Gaetano che è Nuntereggae più. Ve lo ricordate?
pci psi
dc dc
pci psi pli pri
dc dc dc dc
Cazzaniga
E allora, che Rino Gaetano sia.
Noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
Che confido di rimandare il martedì sera, come al solito.
Al di là del giorno, il posto del 💖 per dirmi se v’è garbata non cambia mai.
Come il il mio punto di raccordo digitale.