Generazioni
Linguetta #141 / Le parole sono strumenti generativi, in grado di unire tempi diversi e riunire desideri di persone che vivono dentro uno stesso arco di tempo.
![Terreno di sassolini con sfondo sfuocato (probabilmente un bosco) e in primo piano una clessidra in legno con la sabbiolina blu cobalto che sta scorrendo. La clessidra è leggermente inclinata verso sinistra. Terreno di sassolini con sfondo sfuocato (probabilmente un bosco) e in primo piano una clessidra in legno con la sabbiolina blu cobalto che sta scorrendo. La clessidra è leggermente inclinata verso sinistra.](https://substackcdn.com/image/fetch/w_1456,c_limit,f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2Ffb6cc855-e328-43a4-b791-e63c09d5000b_1920x1280.jpeg)
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Poco tempo fa stavo leggendo coi miei nipoti un libro che s’intitola L’importanza delle cose, nel quale a un certo punto la scimmietta protagonista incontra una chiocciola e le chiede che cosa stia combinando lì sotto, insieme alle altre chiocciole. Ed ecco che cosa risponde la chioccola:
Qui sotto, cara mia, c’è l’opera delle opere, la più perfetta, la migliore. Ma non ancora, lo sta per diventare. Io e la mia famiglia ci lavoriamo da ben 68 generazioni. Dicono sia bellissima.
A questo punto la lettura si è sospesa per un attimo, perché è arrivata una domanda:
Zio, che cosa vuol dire generazioni?
Ecco, le domande sul senso delle cose sono quelle che ci mettono più alla prova, perché riuscire a spiegarle ai piccoli richiede di cercare dentro di noi le parole giuste per dirlo.
Le domande mettono a fuoco cose che credevamo di sapere.
Capita tante volte con bambine e bambini, che aspettano gli siano rivelati i mondi nascosti dentro alle parole che ancora non conoscono.
Questa cosa mi ha fatto pensare a quanto le parole siano generatrici: di significati, pensieri, azioni, comportamenti.
Generare parole è un atto fisico, perché le parole ce le abbiamo dentro, ci abitano.
E ogni volta che scegliamo quali usare per parlare con un’altra persona, ogni volta trasferiamo il DNA di quella parola ma anche tutto quello che la circonda.
Ogni parola è genetica ed epigenetica, è cioè fatta dagli strati di sensi accumulati nel tempo e dai connotati ambientali che possiede in quel momento, in una certa lingua.
Messaggi futuri
Le parole possono essere capsule del tempo, come le persone. Entrambe servono a raccontare storie, che siano conservate dentro un testo, siano dette ad alta voce, oppure registrate su un supporto.
Le storie ci collegano, e ci fanno fare salti temporali.
Soprattutto creano connessioni tra chi vive in un determinato lasso di tempo, dentro un insieme di età diverse che raccoglie desideri, aspirazioni e orizzonti diversi, ma allo stesso tempo in comune.
Tutte quelle storie circoscritte in un periodo limitato di tempo possono però espandersi, ed è un altro libro che mi ci ha fatto pensare: Il tempo e l’acqua di Andri Snær Magnason (traduzione di Silvia Cosimini). Ne riporto un pezzetto, perché non riuscirei a dirlo meglio del dialogo che c’è dentro:
Squilla il telefono e la nonna corre a rispondere. Noi continuiamo a mangiare le nostre frittelle, con la radio che mormora nel sottofondo. Chiedo a mia figlia Hulda Filippía di farmi dei calcoli.
«Quanti anni ha la tua bisnonna, se è nata nel 1924?»
«Ne ha novantaquattro», risponde pronta.
«Che rapidità», le dico.
«È perché so quanti anni ha compiuto», confessa con un sorrisetto.
«Adesso però devi calcolare. In che anno compirai tu novantaquattro anni?»
«Devo fare 2008 più novantaquattro?»
«Esatto.»
Prende un foglio e una penna e poi guarda incredula il risultato. Me lo mostra come se dovesse esserci un errore.
«Nel 2102?!»
«Sì, e speriamo che allora tu sia in gamba come la nonna oggi. Magari potresti addirittura abitare in questa casa. E magari nel 2102 la tua pronipote di dieci anni verrà a trovarti e sarà qui in cucina proprio come te adesso.»
«Potrebbe essere», concorda Hulda sorseggiando un bicchiere di latte.
«Proviamo a fare un altro calcolo. In che anno la tua pronipote avrà novantaquattro anni?»
Hulda fa l’addizione sul foglio, con un piccolo aiuto.
«Quindi sarebbe nata nel 2092?»
«Sì.»
«2092 più novantaquattro fa… 2186!»
Ride all’idea.
«Già, pensa un po’. Potresti conoscere una bambina che vivrà nel 2186.»
Hulda fa una smorfia e guarda in aria con un’espressione furba.
«Posso andare, adesso?» chiede.
«Un attimo», le dico. «Fammi un ultimo calcolo. Quanti anni ci sono dal 1924 al 2186?»
Hulda fa la sottrazione.
«262?»
«Pensa, 262 anni. È il tuo arco di tempo. Conosci persone che lo coprono tutto. Il tuo tempo è il tempo di qualcuno che conosci, che ami e che ti influenza. E il tuo tempo è anche il tempo di qualcuno che conoscerai e che amerai, il tempo che tu creerai. Puoi avere un’influenza diretta su un futuro di ben 262 anni. La nonna insegna a te, tu insegnerai alla tua pronipote. Puoi condizionare il futuro fino al 2186.»
«Fino al 2186!»
Se immaginiamo le parole come delle DeLorean che possono farci andare indietro e avanti nel tempo, capiamo quanto sia importante usare le parole giuste.
Quelle che riescono a farci intravedere scenari, che possono risolvere problemi, che fanno scoprire nuove domande, quindi altri percorsi da esplorare.
Età adattabili
C’è un libro che s’intitola How old I am? e raccoglie l’omonimo progetto creato dall’artista JR qualche anno fa. Il sottotitolo è Faces from around the world, e in ogni doppia pagina mostra foto, nome, età, paese di provenienza, un saluto nella lingua di quel paese, un desiderio e una storia su una persona diversa.
Cento persone in giro per il mondo, presentate in ordine crescente dagli 0 ai 100 anni.
Un frangente di tempo dentro a un tempo a cui diamo l’etichetta di ‘epoca’, che è una convivenza di differenti età, e di differenze in generale (prendendo a prestito la bella espressione usata da Fabrizio Acanfora).
Soprattutto un bell’esempio di adattabilità, che è proprio quello che fanno le parole per riuscire a modificarsi a seconda della funzione a cui servono.
Le parole si adattano: al contesto, al formato, al pubblico a cui si rivolgono.
Le parole che si adattano alle condizioni esterne sono un po’ come le energie rinnovabili: sfruttano energie che già ci sono, che costano meno, impattano poco, funzionano meglio.
Già, le parole rinnovabili sono parole che rendono la vita dei parlanti di una lingua più sostenibile, perché accorciano le distanze. Sono parole più accurate, pensate per dire le cose con esattezza, e sono parole che creano un’atmosfera intima, di comunità.
Allora le persone che le condividono sono un po’ come una comunità energetica, fatta di persone che si scambiano cose, ciascuna secondo le proprie possibilità ma sempre con l’intento comune di servire a tutte le altre.
Ecco, sono storie generative.
P.S.
Oggi la notizia è che Linguetta arriva appena al di là della mezzanotte, e ci arriva dicendovi che ora siamo 2.972 persone iscritte, 76 in più rispetto alla settimana scorsa. Grazie 💛.
P.P.S.
Ah, alla domanda di mio nipote ho poi risposto che le generazioni sono come genitori che hanno figli e figlie, che poi diventano genitori che hanno figli e figlie, che poi diventano genitori che hanno figli e figlie, e via così per tanto tanto tanto tempo. E quellə che arrivano dopo, sono un po’ figli e figlie di chi c’era all’inizio.
🖊️ Inversi
Oggi pochi versi dalla raccolta Poesie naturali di Alessandra Berardi Arrigoni, con le illustrazioni di Marina Marcolin.
Sabbia
Bianco ricordo di rocce
del tempo che non si sa
intreccio di tremule tracce
farina di eternità.
📚 Viaggi inaspettati
Sono riuscito a entrare con calma dentro un libro a figure uscito due anni fa: Unico nel suo genere di Neil Packer (traduzione di Sara Saorin): è un oggetto pazzesco, a cominciare dalle sue dimensioni (38 x 28 cm). Uno di quei libri che, come suggerisce il titolo, non è inquadrabile in nessuna categoria perché ne contiene tante: fa divulgazione, fa narrazione, si fa guardare come un quadro, ha testi brevi che sembrano poesie, è un’opera di design grafico. Soprattutto è la storia di Arvo, che all’inizio ci presenta le generazioni della sua famiglia e poi ci porta in giro per il mondo senza muoversi dal perimetro del suo paese. Ed è pure un modo strabiliante di fare scuola.
È uscito invece lo scorso marzo Scintilla, un romanzo a figure che Nadia Terranova ha scritto e Mariachiara Di Giorgio illustrato. Parole e disegni che insieme fanno funzionare la storia del piccolo Antonio e di quella Scintidduzza dai capelli rossi che un giorno spunta dal camino. Una storia in cui i pensieri si ramificano fra le età, scavalcando il tempo.
🎧 Guide spaziali
Vi consiglio un podcast che è lo spin-off di un libro, scritto e ora narrato a voce da Licia Troisi: Astrofisica per ansiosi. Tutti i modi in cui l’universo potrebbe ucciderci. Finora sono usciti sei episodi da un quarto d’ora, in cui Troisi riesce a raccontare con chiarezza e un pizzico di ironia cose che riguardano la fisica dei corpi celesti e di quel puntolino di acqua e terra dove la vita s’è installata 4,6 miliardi di anni fa. Un’incursione nel futuro del nostro pianeta da usare come precisa e divertente guida galattica. Vi linko il primo episodio E se un asteroide ci colpisse?
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima Linguetta!
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Ho parlato della tua "Linguetta" qui: https://adaascari.com/le-parole-ci-abitano-e-generano/ sul mio blog "Vita da settantenne".
Grazie, Ada Ascari
Bellissimo leggerti come sempre. Linguetta è balsamo per i miei occhi e per il mio cuore. Grazie