Entusiasmarsi
Linguetta #146 / L'entusiasmo è una forza dirompente che con il racconto riesce a contagiare chi legge o ascolta, trasformando un'azione in qualcosa di eccezionale.
Ehilà, eccomi con una nuova Linguetta!
Ricordo che una volta, da ragazzino, dopo una vittoria di Alberto Tomba ho esultato così tanto da sbattere l’orologio contro lo stipite della porta e romperne il cinturino.
Non ricordo che gara fosse, ma la voce del racconto di quella discesa la ricordo bene perché era quella di Bruno Gattai, che aveva la capacità di farti saltare sulla sedia e di sussultare a ogni paletto.
L’entusiasmo è l’architrave delle parole.
I gesti sportivi diventano gesta anche grazie a chi li sa raccontare con trasporto, ed è una cosa che possiamo vedere in ogni mestiere che fa perno sulla lingua per funzionare.
Che noi curiamo un testo per una comunicazione aziendale interna, un documento amministrativo, un articolo online, o che ci troviamo a parlare con una persona che vuole da noi informazioni, l’entusiasmo è uno degli ingredienti che fanno brillare quel testo o quel discorso.
Alla radice etimologica di entusiasmo c’è il vocabolo greco éntheos, ‘ispirato da un dio’. Significa avere un dio dentro, essere quel dio che ci muove a raccontare qualcosa come se non vedessimo l’ora di farlo e di portare lì con noi chi ci ascolta.
Si tratta di un’emozione che proviamo ogni volta che ci capita qualcosa di bello, e che non riusciamo proprio a tenere dentro.
L’entusiasmo è una potenza dilagante e contagiosa.
Con passione
Nel decimo episodio del podcast Fortezza Fumetto, Michele Foschini parla della filiera del fumetto, con particolare attenzione alla casa editrice e a chi scrive / disegna; sono queste due ultime figure che impegnano tempo e passione per scrivere una storia, perché sentono che quella storia può aggiungere un altro pezzo alla narrazione del mondo.
Dice Michele Foschini:
Quando raccontate qualcosa a cui tenete veramente, si sente.
Chi legge vuole la sensazione che l’autore abbia investito in modo eccezionale su di sé per quell’opera. Si tratta di trasmetterne l’urgenza.
Vale per chi scrive ma vale anche quando ad esempio consigliamo un libro, un film, una serie, un concerto, uno spettacolo, un posto perché ci sono piaciuti, perché ci hanno entusiasmato.
L’entusiasmo genera euforia, cioè senso di benessere.
Certo che non possiamo vivere in uno stato di perenne entusiasmo, ma quando facciamo qualcosa bene, in modo entusiasta, allora stiamo agendo con commozione: ci muoviamo insieme alle altre persone e le contagiamo.
L’arte del racconto ci fa vivere il momento come se tutto il resto non ci fosse più, anche soltanto dallo schermo della tv.
E visto che in queste settimane siamo nel mezzo di un’Olimpiade, l’esempio sta ancora una volta dentro una telecronaca olimpica fissata nella mia testa, quella in cui Giampiero Galeazzi perse quasi la voce raccontando la vittoria del duo Rossi / Bonomi nel kayak 1000 metri alle Olimpiadi di Sydney 2000.
Anche se lo so che quella mitica fu la telecronaca di Galeazzi per l’oro olimpico del due con dei fratelli Abbagnale a Seul 1988 (ma io ero proprio piccolino, e il ricordo diretto non ce l’ho installato nel cervello).
Il senso dell’esultanza
Se c’è una cosa che un gesto sportivo vittorioso rende evidente è l’esultanza, la liberazione dalla tensione, per chi l’ha compiuto quel gesto, per chi l’ha visto, e per chi l’ha raccontato.
L’ultimo video che posto in questa puntata all’insegna dello sport è preso dalla serie di VHS Momenti di gloria uscite molti anni fa con la Gazzetta dello Sport, di cui si trovano alcuni filmati caricati su YouTube. Come quello in cui Stefania Belmondo vince l’oro nello sci di fondo, 15 km in tecnica libera, alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City 2002.
La telecronaca di Franco Bragagna ci porta lì, e ancora adesso, dopo ventidue anni, quando Belmondo passa il traguardo, mi percorre un brivido, mi commuovo e mi viene da esultare.
L’esultanza è come un ballo.
Ed è una pratica che, spinta da entusiasmo ed euforia, ci può coinvolgere nella vita di tutti i giorni. Ci fa sentire che siamo vivə.
E ogni volta che posso, io esulto, ricordandomi quella volta in cui Pippo Inzaghi disse:
Io esulto sempre, anche quando segno un gol in allenamento.
Ecco, scrivere perché si produca in chi ci legge una voglia di esultare: perché gli abbiamo risolto un problema, perché gli abbiamo raccontato una cosa che lə ha smossə, perché lə abbiamo fattə sentire bene.
📓 Poscritto
Oggi è già il 29 luglio, che è il giorno in cui ogni anno divento più vecchio. Ma con entusiasmo!
Lo stesso con cui vi dico che ora siamo 3.174 persone iscritte: grazie alle nuove arrivate, che oggi si trovano in una puntata di Linguetta diversa dal solito, che finisce senza le consuete sezioni con consigli di versi, libri, film, podcast, articoli.
Perché il caldo incombe e la voglia di allentare l’attenzione cresce, e magari la dirottiamo sugli schermi per esultare davanti ai gesti di atlete e atleti alle Olimpiadi di Parigi 2024.
Allora vi lascio con un promemoria: cioè che per le quattro puntate di agosto vi arriveranno le mini Linguette, puntate in cui ragionerò brevissimamente su una parola e vi lascerò un giochino da fare.
Mi sa che è tutto, noi ci leggiamo alla prossima (mini) Linguetta!
Ricordiamoci che l’entusiasmo fa funzionare le persone, e per esprimerlo basta usare il 💖, lo stesso cuore che sta qui sotto e che potete pigiare per dirmi se v’è piaciuta la puntata.
Per lasciare un commento c’è lo spazio lì accanto, ma vi aspetto pure via mail, oppure dentro le Notes con un restack della puntata (cioè pigiando la rotellina con le due frecce accanto al simbolo dei commenti).
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Prima di questa Linguetta non avevo mai riflettuto davvero su quanto possono essere emozionanti le cronache sportive. Grazie! E auguri!
Auguri e auguri! 🌟